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Tecnoschiavi

di Marco Della Luna - 15/03/2019

Tecnoschiavi

Fonte: Italicum


Intervista a cura di Luigi Tedeschi a Marco Della Luna, autore del Libro “Tecnoschiavi”, Arianna Editrice 2019

1) Il capitalismo finanziario è sorto e ha acquisito un ruolo dominante attraverso l’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni. Nella storia dell’umanità si sono verificate maggiori trasformazioni negli ultimi 60 che nei precedenti 2.500. Il progresso tecnologico ha avuto un ruolo fondamentale nell’avvento dell’era della globalizzazione. La rivoluzione telematica ha determinato l’interconnessione planetaria nell’economia, nella politica, nel costume, nelle mode, nei modelli di vita di tutti i popoli del mondo. La rivoluzione tecnologica e l’avvento del dominio del sistema neocapitalista a livello globale, sono fenomeni coincidenti e tra loro inscindibili. La velocità estrema della circolazione dei capitali, la volatilità dei mercati finanziari, la virtualità della emissione monetaria, sono fenomeni generati dall’avanzata tecnologica. Così come tutti gli strumenti messi in atto per creare il consenso e nello stesso tempo il controllo delle masse. Ci si chiede allora: è stato il progresso tecnologico a determinare il dominio neocapitalista, oppure è stato il sistema capitalista a produrre strumentalmente la tecnologia?
Il capitalismo moderno, ossia quello nato con la rivoluzione industriale, quello che investe 1 in fabbriche e ne ricava 5, aumentando la produzione, fu reso possibile dalla meccanizzazione dell’industria e dalla forza motrice data dal vapore e poi dall’elettricità. Il passaggio dal capitalismo di produzione e consumo a quello finanziario, che fa i soldi coi soldi, è stato reso possibile dai progressi dell’elettronica. Però tanto i progressi delle macchine a vapore quanto quelli dell’elettronica sono frutto della ricerca di profitto e potenza, anche militare. Quindi non insisterei sulla separazione delle due cose.
2) Il progresso scientifico e tecnologico nei secoli scorsi ha indubbiamente contribuito alla emancipazione dell’uomo dall’oppressione del lavoro materiale, dalle malattie, dalla povertà, dall’analfabetismo, dalla secolare emarginazione delle masse. Elevandosi la cultura media dei popoli in virtù della tecnoscienza, si sono largamente diffusi la democrazia ed il benessere. Condividi?
No. In quanto al benessere, in senso assoluto è vero che fino a qualche lustro fa (ora si sta riducendo) esso si è diffuso notevolmente in termini materiali, ma ciò non implica che la popolazione generale sia più felice e serena, dato che felicità e serenità dipendono anche da fattori diversi dalla disponibilità di cose e servizi. Dipendono dal rapporto tra bisogni e capacità di soddisfarli, dalla sicurezza fisica, dalla socializzazione, dalla fiducia nel futuro, dal valore percepito della propria esistenza. In questo, la situazione mi pare peggiorata.
In quanto al progresso scientifico e tecnologico, anche nel campo della psicologia applicata alla gestione dei lavoratori, dei consumatori e della gente in generale, è evidente che esso ha aumentato il livello culturale generale in termini assoluti, però ha anche aumentato la distanza tra il livello di conoscenze e competenze della popolazione generale e quello, altissimo, dell’oligarchia dominante; quindi in termini relativi ha diminuito la competenza politica della gente, e ha reso ancora più lontana dalla realtà l’idea di democrazia e partecipazione consapevole. Le innovazioni importanti, le strategie di lungo termine, le grandi operazioni di ingegneria sociale, sono deliberate a porte chiuse dall’oligarchia, in isolamento tecno-burocratico, indi calate sulla popolazione generale sotto il manto di nobili scopi di interesse comune, ma senza che ne sia rivelata la natura, gli effetti e gli obiettivi ultimi. Così è avvenuto, ad esempio, con il processo di integrazione europea, con le cessioni di sovranità, con l’Euro, con le riforme della banca centrale e del sistema bancario.
Mentre in epoche passate, e nei paesi culturalmente tuttora nel passato (come quelli islamici) si ricorre alla mobilitazione ideologica delle masse per fare i rivolgimenti (vedi primavere islamiche), nel vigente sistema di potere liberale e democratico il dibattito politico pubblico è permesso, o perlomeno può aver luogo, solo dopo che tali riforme abbiano raggiunto gli obiettivi per i quali sono state introdotte, in modo che il dibattito pubblico e la politica popolare, la ‘democrazia’, non possa impedire il raggiungimento di tali effetti. Cioè i problemi vengono posti all’opinione pubblica dai mass media e divengono oggetto di dibattito ed eventualmente di lotta politica (popolare) solo quando oramai il gioco è fatto e la lotta politica è innocua, inutile. Le poche volte che la volontà popolare si è attivata per tempo dicendo no a qualche riforma calata dall’altro, come nei referendum per l’integrazione europea, i popoli sono stati fatti rivotare fino ad approvarla. Anche per la Brexit si spinge in tal senso, seppur in modo contrastato, perché su di essa l’élite britannica è divisa.
La politica popolare, di regola, viene in tal modo attivata sui problemi quando questi sono ormai superati. Viene attivata in modo fittizio per dare sfogo. Lotta per chiudere le porte della stalla dopo che i buoi sono stati rubati. Così il dibattito e la lotta politica sulla sovranità e sull’Euro sono stati avviati solo dopo che la sovranità era oramai stata perduta e che l’Euro aveva prodotto i suoi effetti (devastanti per alcuni paesi, e vantaggiosi per i paesi dominanti), sebbene già negli anni ’60, ’70, ’80 e ’90 negli ambienti tecnici si prevedessero benissimo, dato che economisti di vaglia avvertivano che il blocco dei cambi tra le monete europee avrebbe prodotto i risultati che poi ha prodotto. Fino al 2008 l’informazione popolare, la discussione politica, l’opinione pubblica italiana erano in massa per l’Euro e per l’integrazione europea, e l’informazione sui suoi previsti effetti veniva tenuta nascosta al pubblico. Le battaglie populiste-sovraniste contro l’Euro, minacciando di uscirne, si fanno solo adesso che uscirne è praticamente impossibile, come è impossibile per un pesce uscire dalla nassa – infatti chi prospettava di uscirne ha ritirato tale progetto. La popolazione generale, del resto, essendo incompetente e attenta solo all’immediato, non prevede gli effetti delle riforme tecniche, e si accorge di essi soltanto dopo che si sono prodotti, quando li sente sulla propria pelle. Ma anche allora fatica a capirne le cause. Le informazioni sono disponibili, a chi le cerca, ma pochi lo fanno, e soprattutto non avviene il coordinamento, la mobilitazione di massa, se i partiti politici non la organizzano e se, prima ancora, i mass media non mandano alla mente della gente la narrazione che il problema esiste, che è grave, che bisogna mobilitarsi. Ma lo fanno solo a giochi fatti.
Lo si è visto ultimamente nella vicenda dell’opposizione ai vaccini obbligatori, in cui il problema era reale, decine di migliaia di persone manifestavano, ma i mass media e i partiti politici non rimandavano alla mente della gente questa realtà. Lo si vede ancora oggi, con le analisi di laboratorio che mostrano come nei preparati vaccinali in realtà non vi sono le sostanze immunizzanti ma vi sono molte sostanze tossiche e contaminanti (i vaccini in sé sono una cosa utile, se fatti bene; i preparati industriali imposti ai bambini sembrano falsi vaccini, inefficaci e nocivi). Dato che tali preparati vengono iniettati molte volte in milioni di bambini, questo tema dovrebbe essere oggetto di pubblica informazione e di dibattito politico, ma politica e media lo tengono nel silenzio, perché questa operazione di bioingegneria sociale è ancora in corso e non deve essere intralciata. Qualcosa di analogo avviene con i programmi di manipolazione climatica.
In conformità a quanto sopra spiegato, attualmente non sono oggetto di dibattito politico pubblico, né di copertura mediatica, ma piuttosto di silenziamento o discreditamento e negazionismo beffardo, le informazioni circa principali innovazioni a cui l’oligarchia sta lavorando oggi, e che avranno presto un drammatico impatto sulla vita della popolazione, ossia il controllo sociale e individuale mediante le reti elettroniche e mediante la biocrazia, cioè la gestione e modificazione della gente mediante somministrazione alla popolazione in massa di sostanze chimiche e biologiche negli alimenti, nei farmaci, nei vaccini, nell’ambiente, e anche attraverso la rete 5G (con le sue onde millimetriche che agiscono sulle cellule vivente, i suoi ripetitori ogni cento metri, i suoi ventimila satelliti in orbita): manipolazione biologica proprio come avviene nella zootecnia. Quando gli effetti si saranno consolidati e saranno divenuti irreversibili, si incomincerà a parlarne alla gente.
3) L’aspirazione prometeica dell’uomo, connaturata all’idea di progresso, che ha contribuito in misura rilevante alla sconfitta delle ideologie e alla decadenza delle religioni, sembra tuttavia essersi ormai esaurita. Nella società contemporanea si è invece affermata una parossistica dipendenza dell’uomo dalla tecnologia. La nostra vita quotidiana è divenuta succube degli strumenti tecnologici, ormai indispensabili alla sussistenza stessa della società. La tecnologia è divenuta una sorta di protesi che permette all’uomo di vivere ed agire, al pari di uno strumento ortopedico che permetta ad un portatore di handicap di deambulare. Il progresso tecnologico non ha allora condotto ad una forma di regresso antropologico dell’umanità?
               E’ prevedibile l’inversione di ruoli, ossia che la popolazione generale –le classi non dominanti- diventino una protesi dell’apparato tecnologico. Una protesi sempre più adattata biologicamente all’apparato. Per poi essere soppiantate nella funzione di servizio delle classi dominanti. Che è la funzione che hanno sempre svolto, quali parti degli apparati produttori di ricchezza e potenza.
La tecnologia amplia enormemente e crescentemente le capacità di azione dell’uomo, sia come singolo che come insiemi sociali. Certamente, l’uso abituale della calcolatrice e del navigatore porta all’indebolimento per disuso della capacità di calcolo mentale e di orientamento – come l’uso del fuoco per cuocere la carne ha portato all’indebolimento della forza masticatoria. Ma questo è un fenomeno benigno e compensabile con un poco di esercizio. Qualche tecnologia ha effetti maligni.  Il punteggi del QI sono calati nelle ultime generazioni, a partire dai nati negli anni ’70, mentre nei 30 anni precedenti erano in crescita. Sono in calo le capacità di ragionamento logico concatenato, la capacità di attenzione, la capacità di memorizzazione. Ciò pare dovuto anche all’effetto nocivo che, sullo sviluppo di tali abilità, ha l’esposizione al piccolo schermo: tv, pc, videogames, etc., come evidenziato da alcuni studi (Norman Doidge, Tha Brain that Changes Itself), oltre che dal declino della qualità dell’insegnamento (a sua volta dovuto alla rinuncia alla selettività e alla forte immissione di alunni immigrati non padroni della lingua).
Ma il dato strutturalmente importante sta nel fatto che la scienza-tecnica è sempre più prodotta e trattenuta o perlomeno gestita in regime di segretezza dai vertici capitalistici e militari del mondo, i quali le vedono e le usano innanzitutto a loro proprio beneficio, come strumento per il loro potere, per il controllo sociale. Oggi la scienza-tecnica mette a disposizione alla classe dominante strumenti informatici, finanziari (e non solo) prima impensabili di monitoraggio e condizionamento del corpo sociale, delle istituzioni pubbliche, dell’attività delle singole persone. Quindi di riduzione della loro libertà, della loro privacy. Della loro capacità di partecipazione e opposizione organizzata. Pensiamo al cartello della creazione-allocazione della moneta, combinato al potere del rating, in un mondo strutturalmente indebitato verso quello stesso cartello.
4) Nella seconda metà del ‘900 si prefigurava una società in cui la scienza e la tecnologia avrebbero determinato la fine del lavoro e quindi l’umanità si sarebbe finalmente affrancata dalla dipendenza dai bisogni primari. Alle utopie ideologiche di stampo umanistico, si sono sostituite altre utopie tecno – scientifiche. Ma tali utopie hanno contribuito a generare la cultura della virtualità mediatica, i bisogni artificiali e i consumi indotti, mentre nella società neocapitalista si sono accentuati l’impoverimento generalizzato delle masse e le crescenti diseguaglianze. Il progresso tecnologico non si è rivelato compatibile con la democrazia, ma anzi, ha assunto un ruolo strumentale al predominio dell’economia finanziaria.
Quella prefigurazione era solo negli occhi degli ingenui. Le genti, educate e incoraggiate a ciò dalla famiglia, dalla scuola, dai media e da quasi ogni altra istituzione sociale, tendono a pensare, a presupporre, che il popolo (il suo benessere, la sua tutela, la legalità, i valori) sia il fine del “progresso” e dello stesso ordinamento sociale, politico, giuridico – sino al punto di convincersi che il popolo sia anche il suo artefice, il contraente attivo del patto sociale e il detentore della sovranità, e che la democrazia esista.  Ogni società è gestita da una ristretta oligarchia (detentrice di potere, ricchezza, competenza, monopolio della violenza legittima) che tende a prevenire la propria sostituzione e a rendere fisso il proprio dominio; e quando una classe dominante perde il potere, un’altra la sostituisce. Dal punto di vista di ogni siffatta oligarchia, la popolazione è un mezzo, non un fine – è uno strumento da controllare e sfruttare, fino a mercificarla pienamente, o a sostituirlo con nuovi e migliori strumenti. La lotta di classe, rivoluzionaria, contro l’ordinamento capitalista è una ruota per criceti, che gira su sé stessa e non si sposta mai dal punto di partenza. Al più, in passato (cioè prima che si costituisse la fortissima oligarchia finanziaria transnazionale), riusciva a sostituire una classe con un’altra nel ruolo dominante: la famosa “rotazione delle élites” di Pareto. La distribuzione popolare di ampie quote di reddito tra le due Guerre mondiali rispondeva a un’esigenza del capitalismo, legata a quella fase particolare della sua evoluzione –come spiego nel libro- e non era la meta del divenire storico. Quella fase è finita sostanzialmente trent’anni fa, quando è cambiato il modo fi produrre ricchezza e potenza. Faccio presente che anche le due Guerre mondiali sono operazioni interne allo sviluppo del capitalismo dalla fase industriale a quella finanziaria e di fagocitazione dello Stato.
5)Il progresso tecnologico avrebbe realizzato una diversa struttura della società qualora fossero state le ideologie del ‘900 a governare la società al posto del capitalismo globale? Oppure questa vorticosa avanzata del progresso non si sarebbe verificata?
Il capitalismo finanziario globale ha assunto la guida anche politica e culturale del mondo perché è il sistema che distribuisce, di gran lunga più di ogni altro, ciò che chiamo il motivatole universale, ossia il denaro, in forma di moneta e di credito. Quindi è il sistema che compera più di ogni altro consenso e collaborazione. Le ideologie non hanno questa capacità. Al più riescono a suscitare furie popolari o entusiasmi di una stagione – di una primavera araba, ad esempio.
6) Il futuro dell’economia globale sarà dominato dalla robotica. Insieme con il lavoro, larga parte delle attività umane sono già oggi considerate in via di estinzione, in quanto saranno gli strumenti tecnologici a sostituire la componente umana. Pertanto, l’avvento della robotica prefigura l’espulsione di larga parte delle popolazioni dal mondo del lavoro: si delinea nel prossimo futuro quella società da te descritta in “Oligarchia per popoli superflui”. Tale nuovo modello sociale comporterebbe l’emergere di problemi le cui soluzioni si riveleranno impossibili. Dal punto di vista etico, non si vede di quali e quante risorse gli stati dovrebbero disporre onde finanziare un welfare dalle dimensioni globali, in grado cioè di assicurare la sopravvivenza di larga parte della popolazione mondiale. Dal punto di vista economico, masse ridotte alla indigenza estrema non potrebbero certo sostenere i livelli di consumo necessari per sostenere il sistema produttivo. Non sarà forse questa svolta tecnologica della robotica a determinare la definitiva crisi del capitalismo? Non si verificherebbe, insieme con la caduta verticale dei consumi, anche il crollo dell’economia del debito, in quanto si diffonderebbe una insolvenza generalizzata che finirebbe per distruggere la stessa economia finanziaria?
               I popoli servivano alle oligarchie quando queste abbisognavano di masse di lavoratori, coloni, combattenti, consumatori. Ora che la finanziarizzazione dell’economia, l’informatica, la robotica, l’intelligenza artificiale rendono superflui i popoli, credo che questi faranno la fine dei cavalli quando sono arrivate le automobili. Il sistema di potere capitalistico è già in via di sostituzione con un controllo di tipo zootecnico della popolazione. Non ha alcun bisogno né alcuna ansia di farsi supportare. Il capitalismo basato sui consumi serviva finché servivano i consumatori. Gli esuberi di gente prodotti dal progresso saranno semplicemente smaltiti. L’ecologia lo invoca, l’overshooting lo giustifica eticamente. Gli automi sostituiranno gran parte dei sette miliardi di umani, credo.
7) Quindi tu sei dell’opinione che la società attuale sembri evolversi verso orizzonti tecnocratici, in cui la tecnologia sopravanza l’uomo stesso, si sostituisce ad esso. In tale futuribile società tecnocratica sembrerebbe essersi compiutamente realizzata una società di mercato che domini l’intera totalità sociale, mediante l’assimilazione di tutti i rapporti umani alla forma merce? Non credi che pertanto l’uomo sia destinato, al pari della merce di largo consumo, alla rapida obsolescenza programmata e alla successiva termodistruzione?
La società di mercato ha esaurito se stessa, la sua funzione, e trapassa in un governo zootecnologico di masse crescentemente inutili, da smaltire.
8)Il progresso tecnologico è stato considerato, sin dagli albori dell’illuminismo, come un processo ineluttabile e necessario. Ma oggi è il progresso stesso, del quale l’uomo non è più artefice ma succube, a condannarlo un fatalismo nichilista. L’uomo non è quindi vittima di sé stesso, della sua volontà di potenza, in quanto la sua creatura tecnologica ha ucciso il suo creatore? Nel prossimo futuro sarà dunque la tecnocrazia a determinare le condizioni di sopravvivenza della specie umana attraverso una rigida selezione antropologico – darwiniana?
               Il progresso tecnologico non è inevitabile e non è sempre crescente: vi sono state fasi storiche di regresso tecnologico, qua e là nel mondo. Alcune tecniche sono andate perdute.
               Gli scienziati e i tecnici hanno portato avanti le loro ricerche e realizzazioni spesso focalizzandosi su di esse e senza interessarsi o senza poter prevedere ciò che esse avrebbero comportato a breve, medio e lungo termine. Più il mondo si fa complesso e accelera il suo trasformarsi, più difficile si fa prevedere l’effetto delle invenzioni e delle innovazioni e in generale delle riforme.
Nel prossimo futuro mi aspetto, come già nel 1951 preconizzava Bertrand Russell, che la classe dominante introduca differenziazioni genetiche per rendersi biologicamente superiore alla popolazione comune, in modo da costituire un fondamento tangibile alla propria posizione dominante. Penso che lo farà introducendo miglioramenti biologici in se stessa e peggioramenti biologici nel resto della popolazione. Un chiaro passo in tale direzione sono le recentissime leggi con cui si è dotata della potestà coercitiva di entrare nel corpo di intere generazioni di bambini per iniettarvi sostanze che dovrebbero essere vaccini, ma che, dalle analisi indipendenti eseguite, risultano non aver capacità vaccinale, bensì multiple azioni tossiche in particolare sul sistema nervoso e su quello immunitario, oltra a contenere segmenti di DNA in grado di impiantarsi nel DNA per bambini trattati.
9) Nella parte finale del libro sembri indicare una via d’uscita dalla tetra situazione descritta sin qui,  una situazione che vede un mondo di controllo e oppressione come destinazione inevitabile e per giunta prossima.
Fortunatamente un controllo perfetto e definitivo del mondo non è possibile perché il mondo è troppo supercomplesso per esser controllato, e perché l’essere come tale trascende ogni strumento di dominio. Nel corso della storia nessun sistema di potere è permanente.
La fase storica descritta in Tecnoschiavi è ultimamente la conseguenza della dominante percezione dualistica della realtà: mio/non mio, causa/effetto, e soprattutto pensiero/materia. E della connessa percezione di limitatezza dell’esistente, che lo rende oggetto di contesa e conquista. Comprese le persone. Queste percezioni dirigono l’umanità.Ma, dopo la critica epistemologica, anche la fisica e certa psicologia scientifica le stanno dissolvendo.  Questa è la via di uscita. Che per ora appare solo come una luce remota in fondo al tunnel degli orrori.