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La messa in stato d’accusa di questo Presidente della Repubblica

di Augusto Sinagra - 27/04/2019

La messa in stato d’accusa di questo Presidente della Repubblica

Fonte: Augusto Sinagra

L’art. 74 della Costituzione dispone che “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata”.
Bene, cosa fa Sergio Mattarella? Ben prevedendo che una seconda deliberazione avrebbe nuovamente approvato la legge sulla legittima difesa ed egli sarebbe stato obbligato a firmarla e a promulgarla, la firma e la promulga (non vedendovi – con questo - alcun profilo di incostituzionalità) e pone in essere un atto qualificabile come estraneo all’ordine giuridico costituzionale; cioè, manda uno strano “messaggio” ai Presidenti delle Camere mettendo “paletti”, come riferisce la stampa e indicando – radicalmente fuori da ogni sua competenza istituzionale – quali debbano essere i criteri interpretativi e applicativi della legge!
Non replico nel merito a quel che egli ha detto. Non scendo a certi livelli di discussione in materia giuridica. Su questo piano io discuto con i miei pari. Aggiungo solo che mi rifiuto di credere che egli non sia consapevole del contenuto, della finalità e del “senso” dell’art. 74 Cost.
Il profilo da sottolineare è l’ennesimo episodio posto in essere dal Capo dello Stato ancora una volta di molto personale interpretazione della Costituzione e oggettivamente finalizzato (e questo è l’aspetto più grave per come esso appare) a trasmettere attraverso un atto improprio un “messaggio” alla magistratura, ad una parte della magistratura, anticipando il suo personale, non richiesto ed eccentrico giudizio non solo in quanto Capo dello Stato ma anche in quanto Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Con ciò implicitamente si suggerisce di percorrere la strada di un artificioso ricorso alla Corte costituzionale da parte dei giudici con la conclusiva finalità di veder dichiarata l’incostituzionalità della legge e dunque la sua abrogazione.
Il tutto in spregio dei poteri sovrani del Parlamento e ancor più della sovranità popolare che il Parlamento rappresenta o dovrebbe rappresentare. Oltre che in spregio dell’autonoma e indipendente valutazione della magistratura in termini di interpretazione ed applicazione delle leggi.
Questo è radicalmente fuori dall’ordine giuridico e politico costituzionale. Come si legge nella giurisprudenza amministrativa, è un caso eclatante di eccesso di potere sotto l’aspetto sintomatico dello sviamento di potere e della funzione per il perseguimento (voglio sperare inconsapevole) di uno scopo indebito e lontano da quello che il legittimo esercizio del potere consente.
Non capisco perché ancora le forze politiche presenti in Parlamento non richiedano la messa in stato d’accusa di questo Presidente della Repubblica che ha smarrito ogni necessario criterio di imparzialità e di neutralità, e con esso ogni credibilità istituzionale.