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Si deve cercare prima di tutto la purezza

di Francesco Lamendola - 31/05/2019

Si deve cercare prima di tutto la purezza

Fonte: Accademia nuova Italia

Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia (Mt, 6, 33), dice Gesù a quelli che lo vogliono seguire. Ma come si fa a cercare il regno di Dio, se si ha l’anima appesantita e offuscata da un groviglio di passioni disordinate, di cattivi pensieri, e si è tormentati da desideri impuri, vergognosi, inconfessabili? La condizione numero uno del cercatore della verità è la purezza interiore. Sì, lo sappiamo: nella nostra epoca tecnologica ed efficientista, queste parole hanno un suono antiquato e leggermente irritante: a che serve parlare di morale, quando si crede di sapere che ogni obiettivo è una questione, appunto, di tecnica e di efficienza? Molti pensano che la famosa asserzione di Archimede: datemi una leva e solleverò il mondo, valga per qualsiasi ambito e dunque anche per l’ambito spirituale. Ciò dipende dal fatto che vi sono due tipi di cercatori della verità: quelli che cercano la verità come un fine e quelli che la desiderano come un mezzo. Solo i primi sono dei veri cercatori, gli altri stanno ingannando se stessi. Non cercano la verità, bensì i mezzi per accrescere il proprio io e di conseguenza, essi credono, a il loro dominio sulle cose. Sono talmente abituati a manipolare gli altri che non si rendono conto di esser divenuti anche i manipolatori di se stessi. Non vogliono vedere, né capire, che giungere alla verità implica un atteggiamento di trasparenza e di giustizia verso se stessi, e che se non si è capaci di tanto, qualsiasi conoscenza sarà un’illusione, perché non condurrà verso la verità, ma verso l’auto-inganno. E chi è maggiormente vittima dell’auto-inganno se non colui il quale, dopo essersi procurato i più grandi mezzi di dominio sulle cose e sugli altri, non ha imparato a esercitare il minimo dominio su se stesso, sulle proprie passioni disordinate e sulla propria smania di primeggiare, quindi sulla propria purezza interiore? Di fatto, le persone più pericolose per la società (e per se stesse) sono quelle che possiedono una forte ambizione e una notevole forza di volontà, ma non le mettono al servizio del proprio progresso spirituale, bensì al servizio del potere che vogliono esercitare sulla realtà esterna. Sono come dei bambini viziati i quali riescano a impossessarsi della formula della scissione dell’atomo: che uso faranno di una tale conoscenza, di un simile potere? Ne faranno un uso proporzionato al loro livello di consapevolezza e di evoluzione interiore: l’uso peggiore possibile, quello che esprime l’infimo livello di maturità raggiunto dalla loro dimensione spirituale. Il che è proprio quello che è avvenuto ed avviene nel corso della storia.

Ora, è facile vedere come si manifesta la sproporzione fra il livello spirituale e il possesso di mezzi tecnici nelle persone che scendono in campo per la conquista del potere nella sua forma più appariscente, il potere politico. Lo si vede agevolmente anche nelle persone che perseguono fama e celebrità nell’ambito dello spettacolo, dello sport, dell’arte: ambiti nei quali, in effetti, la padronanza di certi mezzi tecnici può enormemente agevolare le prestazioni e, quindi, i risultati, anche se si tratta di mezzi illeciti o sconsigliabili perché, in ultima analisi, recano un grave danno collaterale a chi li adopera (si pensi all’uso spregiudicato di sostanze anabolizzanti nelle discipline sportive). Tuttavia esiste un’altra categoria di persone che appartiene a questo tipo umano, il tipo ambizioso e senza scrupoli che desidera la conoscenza tecnica per assicurarsi il potere, alla quale di solito non si pensa, ma che è, di fatto, la più pericolosa per la società nel suo complesso: è la categoria dei cercatori della verità, per i quali la verità non è il fine disinteressato della ricerca, ma il mezzo per raggiungere ciò che essi realmente vogliono, il dominio sulle cose. Poiché cercano la verità, puntano al cuore della conoscenza, alla conoscenza delle conoscenze: la verità essendo il Bene, essi puntano al bene, e, senza nemmeno rendersene conto, si avvicinano a Dio. Però lo fanno con intenzioni ignobili, non per amore della verità e senza alcun rispetto per il bene, cioè lo fanno sfidando Dio per strappargli i suoi segreti. Naturalmente questo non è possibile, ma essi sono talmente accecati dalla loro passione di dominio, che non se ne rendono conto; del resto, essendo maestri dell’auto-inganno, non si accorgono nemmeno che la sfida che stanno portando è rivolta direttamente a Lui. Molti cercatori “spirituali” appartengono a questa tipologia, estremamente pericolosa perché capace di impadronirsi di tecniche avanzate, che essi non esitano ad applicare per sottomettere i loro simili e per potenziare al massimo certe loro facoltà psichiche, la memoria, l’attenzione, la penetrazione psicologica, fino a sviluppare dei veri e propri poteri paranormali, perfino con effetti psichici: la precognizione, la chiaroveggenza, la conoscenza delle lingue (xenoglossia), lo sdoppiamento astrale, per non parlare della magia nera, di cui sono grandi cultori e grandi esperti. Al livello più modesto, si tratta del tipo del fachiro, cioè di colui che cerca la conoscenza psichica, ma senza crescita spirituale, per farne un uso grossolano, generalmente finalizzato all’esibizione di sé a scopo di lucro: gli illusionisti, i falsi asceti, quelli che camminano sul fuoco e inghiottono pezzi di vetro. Siamo a metà strada fra l’illusionismo e la conoscenza di vere tecniche psichiche, messe però al servizio di scopi inferiori.

Non parliamo poi della magia nera, che è praticata da persone immensamente ambiziose, dominate dalle loro passioni disordinate ed egoistiche, e che si servono di poteri reali per nuocere gravemente al prossimo, facendo un pessimo uso delle loro conoscenze, perché non hanno mai riflettuto che i poteri spirituali sono dati all’uomo per servire il bene e che, se egli ne abusa per fare il mare, fatalmente essi prima o poi si ritorceranno contro di lui. Non esiste un praticante della magia nera che non sia, o che non finisca per essere, alla lettera, un posseduto: le forze diaboliche che egli evoca non si accontentano certo di servirlo senza contropartita; e la contropartita è che, mentre egli crede di sviluppare un grandissimo potere, di fatto si rende schiavo di qualcosa che è immensamente più potente di lui, e che non lo lascerà più andare. Un caso a parte è quello dei curiosi di bassa lega che giocano con le conoscenze proibite per mera incoscienza, ad esempio i frequentatori di sedute spiritiche e quelli che si dedicano alle tavolette oujia e a simili “passatempi” ai confini dell’ignoto: il minimo che si possa dire è che si tratta di incoscienti che stanno scherzando col fuoco e che, se non si fermano in tempo – ma potrebbe già essere troppo tardi – la pagheranno cara. Ci sono porte che devono rimanere ben chiuse: chi le apre, chi le socchiude, chi s’illude di poter dare una sbirciata dall’altra parte e poi tornare indietro come un turista qualsiasi, s’illude di grosso. Sarebbe come aprire il coperchio di una cassa piena di serpenti a sonagli, frugare dentro con la mano e pensare di poterlo fare impunemente, richiudendo poi il coperchio e tornando tranquillamente alla vita di prima. Niente affatto: vi sono imprudenze che si pagano, e il conto prima o poi verrà, e sarà molto più salato di quel che non si creda. Quando si gioca con cose più grandi di sé l’ignoranza non è una scusante che valga ad allontanare le conseguenze dei propri atti. Del resto, si pagano le imprudenze in montagna, o sul mare, come quando un velista salpa l’ancora pur essendo informato che il bollettino meteorologico annuncia una tempesta in arrivo; perché non si dovrebbero pagare le imprudenze nel campo spirituale? Non ci sono imprudenze del tutto innocenti, specialmente quando si tratta della sfera spirituale. La verità è come un tesoro d’incalcolabile valore, per il raggiungere il quale è necessario affrontare molte difficoltà e ogni sorta di sacrifici. Inevitabilmente esso attira due categorie di persone: gli ambiziosi dominati dall’avidità e i puri di cuore, che cercano la verità perché hanno capito che in essa risiede ogni bene, e che solamente in essa l’anima troverà la pace, cioè l’appagamento di ogni desiderio. Ed ecco perché la purezza è il requisito indispensabile: per cercare la verità bisogna armarsi di purezza, vale a dire che bisogna spogliarsi di ogni sporcizia interiore; diversamente, non è la verità che si farà trovare, ma una sua diabolica contraffazione, che tuttavia sarà scambiata per quella autentica, dato che ciascun’anima vede e conosce la realtà secondo il proprio livello di evoluzione spirituale.

A questo proposito possiamo citare l’ammonizione di un maestro iniziatico, Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986), discepolo, a sua volta, di Peter Deunov il quale, sebbene – a nostro avviso – non abbia avuto sino in fondo un atteggiamento di umiltà, e si sia lasciato portare dalle sue conoscenze a pensare che l’uomo sia in grado di avvicinarsi, con le sue sole forze, al piano del divino, errore sempre fatale e gravido di funeste conseguenze, nondimeno era animato da buone intenzioni e, su questo particolare aspetto della ricerca, si esprimeva in un modo che potremmo tranquillamente sottoscrivere: (Dall’uomo a Dio. Sephiroth e gerarchie angeliche; titolo originale: De l’homme à Dieu, séphiroth et hiérarquies angéliques, Edizioni Prosveta, 1994, pp. 147-149):

 

Tanti sono venuti da me nella speranza che avrei fornito loro i mezzi per sviluppare facilmente alcune facoltà psichiche, o nella speranza di ottener particolari poteri magici, ecc. E quando dicevo loro che il metodo più efficace per sviluppare quelle facoltà e ottenere quei poteri consisteva nel purificarsi, nel compiere una radicale pulizia interiore, mi abbandonavano, e con quale disprezzo! Evidentemente le mie parole suonavano troppo puerili alle loro orecchie. Andavano altrove, convinti che avrebbero finito per trovare quello che cercava. Evidentemente trovavano qualcosa, ma cosa? Meglio sorvolare. Perciò, almeno voi, cercate di comprendere che la purezza costituisce il mezzo più efficace per approdare a delle autentiche realizzazioni spirituali. Infatti, una volta sgombrato il campo, la strada è libera per le correnti celesti, queste ultime non incontrano più ostacoli per giungere fino a voi e darvi ciò che chiedete.

Sfortunatamente, parecchi di coloro che si volgono verso la spiritualità credono che un insegnamento iniziatico darà loro le soddisfazioni, i successi che non sono riusciti ad ottenere con altri mezzi. Non accadrà nulla di tutto ciò, e se cercheranno di raggiungere i loro scopi avvalendosi delle scienze occulte, il prezzo che pagheranno sarà altissimo. Se almeno riuscissi a farvi comprendere questo, mi sentirei di affermare che ho portato a termine buona parte del mio compito.

Tempo fa, ho tenuto per un anno un intero ciclo di conferenze sulla purezza prendendo spunto dalla sepirah “Iesod”, allo scopo di indicarvi la vasta portata di questo argomento, che tocca alcuni settori ai quali non si è soliti pensare [cfr. “I misteri di Iesod”, vol, 7dell’Opera Omnia].

Tutti conoscono gli inconvenienti che comportano le tubature intasate, i vetri sporchi, gli occhiali strofinati male. Eppure pochissimi pensano che gli stessi inconvenienti si annidano anche dentro di loro: pensieri, sentimenti e desideri che sono come macchie, polvere e rifiuto che ostruiscono i canali spirituali e impediscono alla luce divina di giungere fino a loro e di penetrarli. Non potete intraprendere nulla di solido, nulla di sicuro nell’ambito della vita spirituale, senza aver prima lavorato sulla purezza.

Non crediate comunque che, se insisto tanto sulla purezza, ciò significa che ci si debba soffermare esclusivamente su di essa senza addentrarsi oltre nella propria ricerca. No, insisto perché la purezza costituisce la base – che è il significato del nome Iesod: base, fondamento. Ora, il ruolo di una base consiste nel sostenere l’intero edificio. Nell’Albero della Vita, tutte le altre sephiroth  sono chiamate a rappresentare le virtù sulle quali il discepolo deve imparare a lavorare, ma il lavoro con la base, Iesod, costituisce i presupposti da realizzare per poter cominciare ad istruirsi e a creare nel mondo spirituale. Perché la sephira Iesod rappresenta la base della vita spirituale? Perché essa segna il principio del mondo psichico.

 

Quanto a noi, lasciamo da parte sia la Cabala ebraica e la pretesa che Gesù Cristo l’abbia studiata, il che è possibile, e che l’abbia posta a fondamento del suo Vangelo, il che è tutto da dimostrare; così come lasciamo da parte ogni sorta di sapere cabalistico, iniziatico, esoterico, per non parlare dello sviluppo dei poteri psichici, che lasciamo volentieri agli aspiranti prestigiatori e mangiatori di fuoco. Il punto non è questo, e ciascuno è libero di pensare quel che crede di maestri spirituali come Aïvanhov o come Paramahansa Yogananda, i quali inseriscono dosi omeopatiche di cristianesimo nei loro insegnamenti, per creare un amalgama buono per moltissimi palati. Il punto è se quel che qui afferma il maestro bulgaro sia condivisibile o meno; e, per noi, lo è senz’altro, e denota una profonda conoscenza della psicologia di tanti, troppi “discepoli”, oggi più che mai numerosi, alla ricerca di un sapere iniziatico da poter utilizzare come strumenti per realizzare le loro ambizioni carnali. Ma si tratta di una contraddizione in termini. La vera conoscenza non è mai, né potrebbe essere, al servizio di ambizioni mondane; la vera sapienza, che è spirituale e intellettuale allo stesso tempo, coincide con la conoscenza di Dio, ed è riservata alle anime mistiche che lo cercano del tutto disinteressatamente, per amore della propria elevazione e per poter condividere con gli altri i frutti della verità conosciuta. A costoro, sì, la verità si rivela. Ma è necessaria, prima di tutto, la purezza. Se no, per qual motivo Gesù Cristo avrebbe detto (Mt 5,29): Se il tuo occhio ti dà scandalo, cavalo?