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Verso la guerra civile, a grandi passi

di Francesco Lamendola - 05/07/2019

Verso la guerra civile, a grandi passi

Fonte: Accademia nuova Italia

Le guerre civili scoppiano quando le tensioni interne, economiche, politiche e sociali, giungono al punto di rottura e non vi è alcuna forza capace di esercitare una mediazione. Sovente sono il contraccolpo di una sconfitta militare o di una grave crisi economica, come nel caso della guerra civile russa del 1918-1920; altre volte nascono da una insanabile contrapposizione di principi e di pratiche, come nel caso della Guerra di Secessione americana, scatenata dalla questione dello schiavismo. Anche la guerra civile spagnola del 1936-39 rientra, sostanzialmente, in quest’ultima tipologia: essa scaturì da una insanabile contrapposizione, ideale e materiale, fra le due anime della società spagnola, quella progressista e quella tradizionalista. La guerra civile italiana del 1943-1945 – perché essa fu a tutti gli effetti una guerra civile, anche se nella memoria collettiva la si è nascosta ribattezzandola Resistenza e guerra di liberazione – ebbe caratteri misti: nata da una sconfitta, si alimentò anche e soprattutto di un odio di classe che le sinistre avevano coltivato fin dal 1919 e che già nel 1936, in Spagna, dove italiani combatterono contro altri italiani, aveva fatto la sua prova generale, con lo spargimento del sangue fraterno. E qualcuno ci aveva preso gusto.

Da molti anni la società italiana è nuovamente sull’orlo di una guerra civile. E negli ultimi anni essa vi si sta avvicinando più di quando non accadde negli anni ’70, gli anni di piombo, quando il terrorismo di sinistra e di destra insanguinava le strade quasi tutti i giorni, ma senza riuscire a mobilitare nel profondo le coscienze degli italiani in senso ideologico, semmai suscitando una reazione di orrore e disgusto per tanta cieca violenza. Oggi, invece, proprio questo sta accadendo: si sta verificando una mobilitazione ideologica nel profondo delle coscienze; si stanno formando, anzi si sono già formati, due schieramenti contrapposti, ciascuno dei quali guarda all’altro con disprezzo, con astio, con assoluta incomprensione, negandogli qualsiasi legittimità, non solo politica e istituzionale, ma anche e soprattutto di tipo morale. Lo Stato, debolissimo, non sa mediare, non sa fare da arbitro, nemmeno da notaio: è il campo di battaglia sul quale si sfidano le due opposte fazioni; e la magistratura, che dovrebbe essere il luogo deputato dello stato di diritto, scende in campo e indossa la divisa dell’una e dell’altra parte in lotta: dell’una soprattutto, cioè la sinistra, insieme ad altri poteri forti, nazionali e internazionali, a cominciare dal grande capitale finanziario. Sarebbe un errore pensare che questi prodromi di guerra civile nascano solo, o quasi solo, dalla questione degli sbarchi dei clandestini e, più in generale, dalla gestione del fenomeno migratorio, perché vi sono anche delle profonde cause più propriamente interne, di tipo economico e sociale, ma anche di tipo etico e ideale (la contrapposizione tra fautori e detrattori delle politiche abortiste, omosessualiste, pro-eutanasia, ecc.), ma è certo che la questione dei migranti/invasori segna il punto di massima visibilità del contrasto fra le due Italie. Perciò, quel che è accaduto a Lampedusa il 29 giugno 2019, con lo sbarco della capitana Carola Rackete fra due ali di folla, l’una che l’applaudiva come un’eroina, l’altra che la insultava come una nemica pubblica, è quanto mai significativo e probabilmente passerà alla storia come il momento in cui le prove, per ora incruente, di guerra civile, hanno raggiunto un punto di tensione da cui sarà ben difficile tornare indietro. E hanno offerto uno spettacolo veramente miserevole quei parlamentari che si erano recati a bordo della Sea Watch, con tanto di fotografi e giornalisti al seguito, per improvvisare comizi pro-migranti dal ponte di una nave giunta in Italia illegalmente e abusando di una bandiera straniera (peraltro sconfessata dalla nazione di appartenenza, l’Olanda) e al preciso scopo di sfidare il governo Conte e provocare un grosso incidente diplomatico con altri Paesi europei, cosa puntualmente avvenuta; mentre in silenzio, negli stessi giorni e nella stessa isola, sbarcavano, alla spicciolata, decine di altri sedicenti profughi, senza che la stampa se ne “accorgesse” e senza che ne scaturisse alcun dibattito, forse perché non c‘erano gli elementi spettacolari e politici presenti, invece, nella sfida lanciata dalla o.n.g. finanziata da George Soros. Dei parlamentari italiani eletti dal popolo italiano, stipendiati dallo Stato italiano, rappresentanti dell’interesse italiano, così palesemente sdraiati su interessi che collidono frontalmente con quello dell’Italia, tutti impegnati a fare il tifo per una ragazza straniera che ha disprezzato le leggi italiane e che ha messo in pericolo, con una manovra banditesca, la vita di quattro finanzieri dello Stato italiano (e grazie a Dio che nell’urto fra le due imbarcazioni non si è incendiato il serbatoio del carburante, provocando un rogo che avrebbe avuto come conseguenza non quattro, ma cinquanta o sessanta morti)!

Lampedusa è un laboratorio, quindi: un drammatico laboratorio. La popolazione è spaccata. Una bella fetta di essa ha votato per la Lega alle ultime elezioni per il Parlamento europeo: chi lo avrebbe mai immaginato, appena qualche anno fa? Ciò significa che la naturale bontà e ospitalità di quegli isolani ha raggiunto il limite; che si sono accorti di esser stati risucchiati in un gioco sporco, inconfessabile, dietro il quale stanno interessi finanziari oscuri ed estremamente cinici, che nulla hanno a che vedere con l’umanità, la solidarietà e l’accoglienza; che la loro disponibilità e la loro generosità venivano strumentalizzate e che gli sbarchi non finiranno mai, se qualcuno non farà capire che né la loro piccola isola, né l’Italia in quanto Stato, ne possono o intendono consentire degli altri. Il prete locale, neanche a farlo apposta, sta dalla parte di Bergoglio, cioè dalla parte degli scafisti, degli umanitaristi, dei finanzieri alla Soros; dalla parte dei diritti (astratti  e senza alcun tipo di dovere) dell’uomo e del cittadino; dalla parte delle cooperative che si fanno belle perché accolgono i migranti, anche se poi passano loro il cibo dei maiali, garantiscono un bagno ogni duecento persone e intascano i congrui finanziamenti statali. Sta dalla parte di quelli che vengono a delinquere, a spacciare droga ai giardini, a rubare e rapinare, ad occupare case abusivamente, a taglieggiare e terrorizzare i residenti, a sbattere le giovani nigeriane, loro connazionali, sul marciapiede, e a piazzare un questuante davanti a ogni supermercato, a ogni centro commerciale, per rastrellare a fine giornata diverse migliaia di euro, tutti finanziamenti alla mafia nigeriana e simili organizzazioni di gentiluomini (ma chi siamo noi per giudicare?, dice Bergoglio; noi italiani che abbiamo inventato la mafia e ne abbiano l’esclusiva). Dalla parte delle ragazzotte ricche, annoiate e plurilaureate, pagate da speculatori miliardari per raccattare carne umane sulle coste del Nord Africa e scaricarla nei porti italiani (non in quelli maltesi, o tunisini, o francesi: guardate quanto dista la Corsica dalla Tunisia e capirete quanto sarebbe facile), no, proprio in quelli italiani, forse perché i signori della BCE hanno deciso che l’Italia deve diventare il campo profughi dell’intera Europa, così se la toglieranno dai piedi una volta per tutte come concorrente industriale e commerciale. Dalla parte di chi viola e disprezza la legge, di chi si fa la legge da se stesso, invocando diritti veri o presunti, come fanno senza vergogna il presidente della Germania e il ministro degli Esteri tedesco, i quali affermano che le leggi del mare vengono prima di qualsiasi legislazione nazionale (sarebbe interessante sapere cosa avrebbero fatto loro, se una nave italiana avesse violato le acque tedesche e fosse entrata a forza in un porto come Amburgo o Lubecca, speronando una unità della guardia costiera). Insomma dalla parte di quelli che, come i ragazzotti annoiati (anche loro) del’68, i figli di papà che giocavano al fare la rivoluzione coi soldi di papà e mammà, e tiravano i sanpietrini in testa ai figli dei contadini che indossavano l’uniforme della polizia o dei carabinieri, sostenevano la legittimità dell’esproprio proletario, e magari anche del rapimento e dell’assassinio proletario, in nome di un valore “etico” superiore: la giustizia sociale, i diritti negati del popolo lavoratore. E avevano dalla loro parte, allora come oggi, registi e intellettuali progressisti, i Bertolucci e i Balestrini, i quali raccontavano le cose a modo loro, proprio come fanno adesso i Saviano e i De Luca. Ma adesso, dalla loro hanno anche i mass media, a cominciare dal servizio pubblico; hanno gli Augias e le Botteri, i Fazio e le Gruber, e chi più ne ha, più ne metta. E hanno pure i parlamentari ed ex ministri della repubblica alla Delrio, i quali affermano che, in certi casi (stabiliti da loro, a loro insindacabile giudizio) si possono anche violare le leggi dello Stato: tanto amore portano alla capitana e al suo bel gesto, ed evidentemente anche al suo oscuro burattinaio e datore di lavoro, quel Soros che anni fa rubò all’Italia una cifra colossale con le sue ignobili speculazioni da pescecane della finanza).

Ebbene, contro questo modo di pensare e di agire, non per odio contro le persone, c’è una bella fetta del popolo italiano che si è rotta le scatole, che non sopporta più la prepotenza e l’arroganza ideologica di quei signori, la loro eterna pretesa di alzare il ditino e far la morale a tutti quanti, dall’alto del loro piedistallo. Una bella fetta di italiani che lavorano, che stentano ad arrivare a fine mese, a pagare le tasse sulla casa e sulle partite commerciali, le tasse per i loro figli che vanno all’università; e che sono stanchi di subire furti e rapine in continuazione. Ci sono italiani che hanno ricevuto la visita dei ladri, in casa propria, tre o quattro volte; che hanno subito pestaggi e stupri, subito minacce di morte, e visto i loro cari sottoposti a violenze ed angherie; e ci sono commercianti che hanno avuto il loro esercizio svaligiato sette, otto, dieci volte. E ogni volta i responsabili restano impuniti, o perché non vengono assicurati alla giustizia, o perché le forze dell’ordine li arrestano, con rischio e sacrificio, e poi la magistratura politicizzata li rimette in libertà in quattro e quattr’otto, talvolta con delle motivazioni addirittura grottesche, come quel giudice milanese che ha rimesso in libertà uno spacciatore africano affermando che il poverino non aveva altre fonti d reddito per sbarcare il lunario! C’è una bella fetta del popolo italiano, certamente maggioritaria, che si è rotta e strarotta le scatole di pagare delle tasse esorbitanti, di pagare la benzina più cara d’Europa, di avere dei servizi pubblici da Terzo Mondo, di dover aspettare mesi o anni per una visita specialistica o un intervento di cataratta; e di vedere le montagne d’immondizie non raccolte accumularsi sulla pubblica via, spettacolo orrendo e fetore insopportabile, nonché a rischio di epidemie; e bambini sottratti ai loro genitori dalla magistratura rossa per essere “affidati” alle amorevoli cure di coppie amiche e avide di denaro, o di coppie d’invertiti, il tutto falsificando i rapporti e affermando, ad esempio, che i poveri piccoli vivevano in case fatiscenti e antigieniche, ma senza che quei tali esperti e assistenti sociali si fossero presi neppure il disturbo di suonare il campanello e metter piede all’interno di quei terribili antri di sporcizia e degrado, e che invece erano appartamenti normalissimi, poveri ma puliti e dignitosi. E intanto vede, questa fetta di italiani esasperati, arrivare via mare e via terra, tutti i santissimi giorni, dall’Africa e da mezzo mondo, delle orde di personaggi senza documenti e senza identità che dicono di essere profughi, ma perlopiù non lo sono affatto, i quali vengono alloggiati e sistemati gratis a spese dello Stato. E che si permettono pure di lamentarsi per il vitto, di protestare per l’alloggio, perché vogliono l’albergo e non le ex caserme, vogliono un menù di loro gusto e non la solita pastasciutta, altrimenti protestano, gettano il piatto in terra, fanno lo sciopero della fame, minacciano di suicidarsi, come quelli a bordo della Sea Watch. Così, almeno, ha detto la capitana Carola Rackete, che i migranti presi a bordo minacciavano il suicidio, e lei non poteva mica correre un tal rischio (si noti il curioso paradosso: i naufraghi, o presunti tali, salvati dal rischio di morire in mare, che poi minacciano di buttarsi in mare perché le autorità del porto in cui vogliono entrare tardano a conceder loro il permesso: si vede proprio che sono sfuggiti a terribili pericoli di annegamento!).

Sì, ci sono due Italie incompatibili e inconciliabili; e chi le ha create, se non chi cerca ogni giorno di spingere le cose più in là, di far entrare più falsi profughi, d’imporre più Europa, cioè più austerità, più tasse, più tagli alla spesa pubblica, per far contenti Juncker e Moscovici, e i signori della BCE della quale sono i volonterosi burattini? Intanto, l’Italia perbene, accogliente, buonista, si scandalizza e s’indigna per la rozzezza e la violenza dell’altra Italia, quella che ne ha le scatole piene. Un tipico campione dell’Italia progressista, Piero Sansonetti, ha dichiarato in un programma televisivo che se la Rackete ha violato la legge entrando in porto senza permesso, anche gli uomini della Guardia di Finanza hanno commesso un reato, ostacolando un’operazione di salvataggio in mare. Siamo arrivati alla follia: ed è contro questa follia che insorgono gli italiani sani, che non hanno perduto il bene dell’intelletto. Un’altra signora, di cui non ricordiamo il nome, nel corso dello stesso programma si è detta indignata perché quando la Rackete è sbarcata a Lampedusa, un giovane italiano le ha lanciato contro degli insulti sessisti (speriamo che non si offenda se l’abbiamo chiamata signora, perché ha anche detto che è ora di finirla di chiamare la Rackete quella signora, il che secondo lei è una mancanza di rispetto, sempre a sfondo sessista). Si vede che non ha visto la bambola gonfiabile con le fattezze di Salvini che è stata vista sfilare, e fotografata, al Gay Pride di Milano, con scritte come Salvini muori, Salvini crepa, Salvini bastardo, morte a Salvini, Salvini appeso a testa in giù. Ma visto che a dare quel nobile spettacolo erano degli invertiti, beninteso progressisti, le signore femministe non si arrabbiano. E questo è appunto un clima da guerra civile...