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La crisi politica tra neo-atlantismo ed euro-atlantismo

di Fabio Falchi - 14/08/2019

La crisi politica tra neo-atlantismo ed euro-atlantismo

Fonte: Fabio Falchi

Che la rottura tra la Lega e il M5S sia dipesa anche da fattori geopolitici è più che probabile. Che lo scontro tra la UE e gli USA (ma gli USA di Trump, si badi) sia anche un "riflesso" dello scontro ai vertici del potere pubblico americano, che a sua volta è un segno della crisi dell'egemonia degli USA e della nascita del multipolarismo, è ben difficile negarlo.
Tuttavia, un conto è la geopolitica , un altro la fantageopolitica.
Caputo parte dal noto saggio di Carl Schmitt "Terra e Mare", che però o non ha letto o lo ha letto frettolosamente dato che in questo saggio l'opposizione fra Terra e Mare non si configura come l'opposizione "tra due elementi naturali , due spazi vitali di egemonia, che diventa il motore della storia dell'umanità". Schmitt, che sapeva benissimo che la storia plurimillenaria dell'Antico Vicino Oriente, come in generale quella dell'Oriente, non era caratterizzata dall'opposizione tra la Terra e il Mare, si limita ad alcune generiche osservazioni sull'età antica, per dimostrare che il Mare era comunque percepito come un potenziale nemico (la stessa talassocrazia ateniese era solo un impero costiero). Lo studio di Schmitt, difatti, si concentra in particolare sulla rivoluzione spaziale del XV- XV secolo, allorché l'opposizione tra Terra e Mare diventa fondamentale per la storia europea e poi per quella mondiale. 
Decisiva per Schmitt è soprattutto la scoperta delle Americhe. Da allora cioè "decisivo" non è (solo) il Mediterraneo, ossia un "Mare in mezzo alle Terre", come al tempo di Atene e di Roma (e della stessa Venezia, che, sotto certi aspetti, come ricorda Schmitt considera ancora il Mare come uno spazio potenzialmente "ostile" all'uomo), ma l'Oceano, un "Mare" da cui si può dominare la Terra.
Usando quindi l'accetta anziché il bisturi, Caputo procede come una "macchina semplificatrice" che trasforma la stessa crisi di governo in un capitolo (ancora da scrivere) dell'eterna lotta tra Mare e Terra. Sicché, Caputo, pur avendo il merito di evidenziare come su questa crisi abbia potuto influire il "trumpismo" della Lega (che in effetti , anziché giocare la carta Trump, rischia di essere una carta giocata da Trump), pare ignorare che la Germania, proprio in quanto è solo una potenza commerciale del tutto "integrata" nel sistema finanziario occidentale, non è né una potenza di Mare né una potenza di Terra, ma una potenza che sotto il profilo geopolitico e perfino geo-economico dipende in primo luogo dalle potenze marittime, ossia dagli USA. 
Che cosa questo significhi per l'Europa ho cercato di chiarirlo nell'articolo "L'Europa e la questione tedesca", pubblicato oltre che sul mio blog Archepoliteia, su Arianna Editrice e sul sito Italia e il Mondo - su questo sito vi è anche una interessante video-intervista (intitolata "Germania un astro nascente?") a Giacomo Gabellini , la cui analisi della questione tedesca nella sostanza non diverge dalla mia.
Fatta questa precisazione (e rimandando al mio articolo sopraccitato anche per quel che concerne i rapporti tra la Germania e la Russia), è evidente che lo scontro tra gli USA (di Trump!) e l'UE non è uno scontro tra Terra e Mare - casomai lo è quello tra gli USA e la Russia (e la Cina) - ma tra neo-atlantismo ed euro-atlantismo (certo se... se ... se..., allora il discorso potrebbe pure cambiare, ma la storia non si fa con i se, benché i controfattuali aiutino a capirla).
Pertanto, immaginare un M5S (che per giunta dovrebbe allearsi in un governo di legislatura con il PD) portavoce degli interessi delle potenze di Terra e la Lega portavoce della potenze di Mare (USA e Gran Bretagna) sembra più fantageopolitica che geopolitica, fermo restando che le pressioni da parte della Casa Bianca - o da qualcuno vicino alla Casa Bianca - perché la Lega rompesse con il M5S, ritenuto inaffidabile in specie per il 5G, ci possono essere state, e che, in ogni caso, la possibilità di di far valere il buon rapporto con Washington contro Bruxelles ha certo pesato sulle scelte del "Capitano". 
Si dovrebbe comunque pure tener conto che gli "strateghi" americani difficilmente ignorano che sia in guerra che in politica la scelta del "tempo" è decisiva, perché una mossa "intempestiva" può ottenere risultati opposti a quelli che si vogliono ottenere.