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Se pacta sunt servanda, chi ha tradito chi?

di Alessandro Guardamagna - 15/08/2019

Se pacta sunt servanda, chi ha tradito chi?

Fonte: Comedonchisciotte

Un passo indietro. Nell’aprile del 1945, mentre il bunker di Hitler era bombardato dall’artiglieria Russa e Berlino assediata, il Fuhrer farneticava di tenere duro perché era in arrivo un gruppo di armate sotto la guida del generale Wenck che avrebbe ribaltato la situazione. “L’unione dei nostri alleati è così innaturale che è solo questione di tempo, prima che si sfaldi. Se resistiamo ora, poi potremo batterli separatamente”.
Il ragionamento era ineccepibile, come già fece notare Montanelli, ma fondato su premesse completamente distorte che finivano per farne cadere le conclusioni. Perché mentre rimaneva vero che l’alleanza fra Russia, USA e Inghilterra rimaneva razionalmente illogica – i campioni mondiali del capitalismo e dell’imperialismo che combattevano a fianco dell’incarnazione del Marxismo, che quelle potenze avrebbe voluto abbattere – restava altrettanto vero che Hitler e i suoi avevano disgustato così tanto il mondo, che prima di inaugurare lo scontro planetario della Guerra Fredda, gli alleati volevano comunque il Nazismo sconfitto e i suoi gerarchi alla forca o in galera a vita.
Era questo a sconfessare la logica di Hitler che di lì a pochi giorni si sarebbe suicidato con Eva Braun per non cadere prigioniero dei Russi. La cosa che non cambiò, pur vedendo i sogni di gloria del Reich millenario sgretolarsi sotto le bombe dell’Armata Rossa, fu l’attaccamento dei Nazisti alla propria causa. Sia chiaro, nel momento in cui gli alleati dilagavano in Germania, i soldati del Reich gettavano le armi ben prima della resa finale, ma quasi nessuno pensò seriamente di allearsi con gli Anglo-americani per sopravvivere.
Mentre le bombe dei Russi squartavano il palazzo del Reichstag, con un rumore un po’ più assordante del “quel suono ritmico, ipnotico” delle cicale estive, i Nazisti rinchiusi nel bunker, le carogne, i mostri senza coscienza, pensavano a resistere, pur tra gli eccessi di droghe e fumi dell’alcool, che caratterizzarono gli ultimi giorni del regime nel bunker della Cancelleria. Qualcuno tentò di salvarsi la pelle scappando, alcuni preferirono morire; a fare i voltagabbana no, a parte pochissime eccezioni. Sicuramente non ci pensarono come partito.
Con un passo in avanti ci troviamo in un Aprile di 69 anni dopo quando, nel 2014, il cofondatore del M5S Gianroberto Cassaleggio rilasciava a Il Fatto Quotidiano una lunga intervista dal titolo Pacta Sunt Servanda.
Spaziando su molti argomenti Casaleggio riassumeva l’idea di democrazia semplice e diretta che stava alla base del MoVimento: in politica gli impegni vanno mantenuti e chi non lo fa deve essere cacciato. Riferendosi al sindaco di Parma, l’allora Pentastellato Federico Pizzarotti, Casaleggio sentenziava senza mezzi termini che “Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore, o lo chiudo o vado a casa.”
Parole inequivocabili che riflettevano una visione alternativa dei rapporti tra eletti e cittadini elettori. Diceva Casaleggio che “noi abbiamo poche regole; queste regole non sono imposte a nessuno, se uno vuole le accetta e se le accetta entra nel movimento avendo come obiettivo quello di farne parte in termini attivi, non di firmare una tessera… Nessuno, dopo essere stato eletto, può pensare di entrare dentro un recinto privilegiato, dentro un’area protetta.” Questa era l’idea di partenza dei grillini neoeletti in parlamento, che nelle intenzioni avrebbero prodotto un cambiamento radicale della politica italiana.
L’ultimo passo temporale ci proietta all’Aprile 2019 quando, dopo aver portato avanti efficaci campagne di demonizzazione e demolizione degli avversari politici ed avere ottenuto il potere, il M5S è arrivato a negare totalmente alcuni temi per i quali era stato da sempre sostenuto dai cittadini. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte le cose vanno indipendentemente dalla volontà di chi agisce. E vero, ma passare dal No Vax, No Tav e No UE al SI VAX, SI UE ed infine SI TAV non equivale a discorrere di quisquilie. E quanto all’UE il cambiamento da demolitori in aperti sostenitori non trova neppure una spiegazione razionale, perché quella del sostegno all’assetto dell’UE in difesa del PIL Italiano pronunciata dal senatore Lanzi lo scorso Aprile è e rimane una kaxxata che solo persone prive di capacità cognitive potrebbero accettare per buona.
Ma come, vieni a dirmi che dobbiamo difendere l’istituzione che ci ha massacrato economicamente e socialmente per 20 anni per salvaguardare proprio quel PIL Italiano che è stato fatto a pezzi dai Lorsignori a marchio Bruxelles? E questo dopo che per 10 anni ripeti ovunque che quell’Europa istituzionale, che ora vuoi sostenere, è un Club Med di rispettabili criminali, arricchiti burocrati asserviti ai neoliberisti mondiali che nell’assetto dell’UE e nelle sue regole capestro hanno trovato un altro giocattolo per far pagare le crisi finanziarie ai meno abbienti, Italiani inclusi?
Quanto alla TAV serve veramente a poco che Grillo dica che “Non avere la forza numerica per bloccare l’inutile piramide non significa essersi schierati dalla parte di chi la sostiene”. Servirebbe piuttosto chiedersi se il MoV ha cercato degli alleati per allargare il fronte istituzionale del dissenso in questi anni. Di fronte a fallimenti continui come si può affermare che qui si tratta di coerenza e non di rigidità? Con che coraggio o mancanza di vergogna si dichiara che se il resto d’Europa vuole la TAV, il M5S ha comunque coerentemente fatto tutto quello che doveva e quindi non è responsabile? Ma se impegnarsi e non riuscire a mantenere gli impegni comporta l’ammettere la propria inadeguatezza e andarsene – Casaleggio, mai sconfessato da Grillo, dixit – a cosa serve dire che si è fatto il possibile? E allora Pizzarotti che ha percorso tutte le vie legali per fermare l’inceneritore di Parma e non vi è riuscito cosa doveva fare? Andare di notte con un commando ed esplosivo e farlo saltare? Eppure lui doveva dimettersi – giustamente – e chi sta al governo che ha fatto un voltafaccia su tutto no?!
A questo punto rimarrebbe da spiegare il comandamento etico dei “pacta sunt servanda”, mai venuto meno per il M5S, e che in democrazia dovrebbe valere per tutti, semper Casaleggio Senior dixit. Nel 2012 Pizzarotti, alla prospettiva di una vittoria che lo avrebbe portato sulla poltrona di sindaco, ascoltava sorridente sul palco Grillo che diceva “che prima di aprire l’inceneritore dovranno passare sul cadavere di questo ragazzo qui”.
Due anni e qualche tomo fitto di leggi dopo, Pizzarotti diviene oggetto sul blog e sulle pagine dei fedelissimi del Mov di critiche furibonde per non essere riuscito a bloccare il forno – ma sarà stato poi quello il motivo dell’astio nei suoi confronti? La legge non lo permetteva, si giustificava Pizzarotti, “Abbiamo fatto l’impossibile”, anche se negli sforzi sovrumani non si capisce come rientri la nomina di Bagnacani, che non ha proprio rappresentato lo spirito autentico dell’ortodossia Grillina in IREN, in quanto sembra che, nonostante le promesse, non si sia mai ridotto lo stipendio di un ghello.
Anzi. Dov’è il tradimento di Pizzarotti che, vistosi impossibilitato a mantenere una promessa elettorale, dopo aver esaurito tutte le vie legali, ha tentato di trattare con i poteri forti per restare a galla cercando di contenere i danni dell’inceneritore? Non è la stessa cosa che tenta di fare il M5S “per sopravvivere”, dopo che la decisione di Salvini di aprire la crisi di governo lo ha riportato alla realtà del voto e delle scelte maldestre e antitetiche al programma condiviso con la Lega in Europa?
Quindi se fallire vuol dire “te ne vai”, anche se ci si può rifiutare comprensibilmente di associare al fallimento qualche dietro-front o inciampo su punti marginali, fallire totalmente su battaglie che in teoria rappresentavano l’anima politica del M5S, le promesse chiave di quel rinnovamento che voleva portare in Italia, cosa comporta? Starsene in poltrona per dire che si è coerenti e che gli altri sono brutti, cattivi e corrotti?
Si leggono in questi giorni messaggi di ogni tipo su social che incolpano dell’attuale crisi di governo l’orco Salvini, l’irresponsabile traditore che vuole consegnare l’Italia all’ultradestra. Alternativamente Salvini cede il primo posto sulla gogna mediatica agli Italiani, agli USA, a Di Battista, meno a coloro che dirigono il M5S e che hanno sostenuto il suo sistema. Per i “veri” appartenenti al M5S, dal MoV dovrebbero uscire, anzi essere cacciati, i traditori, gli infiltrati, i fascisti… va bene, ma poi chi ti rimane? Intendo dire che se cacci i fascisti da un partito azienda dove sopravvive e viene promosso chi fa la volontà del capo, che è una sola persona, non è che poi rimangono molti dopo aver fatto pulizia.
Salvini può essere un approfittatore, e formalmente responsabile dell’attuale crisi, ma rimane il fatto che un partito, MoVimento, associazione o consesso serio, se davvero intenzionato a portare avanti un programma di cambiamento politico-culturale, deve porre le basi per realizzarlo, e queste non possono consistere nel catapultare ai vertici candidati sconosciuti solo perché sculettano o sono amici di amici che nell’Ottobre del 2009 si ritrovarono al Teatro Smeraldo di Milano, e sotto le parole di Grillo si organizzarono secondo le direttiva definite da un proprietario di un’azienda di soluzioni web, che in primis voleva attorno solo persone fedeli a sé e al suo credo, che non vuol dire necessariamente persone oneste e capaci.
Ora finché il proprietario era in vita e aveva una visione della storia e della politica ad ampio raggio, il messaggio innovatore poteva essere sostenuto con qualche falla. Ma nel momento in cui è stato sostituito da un nuovo proprietario che al posto dei libri si interessa solo previsioni di vendita, di cosa ci illudiamo? Del cambiamento? Della Rivoluzione? Fatta da chi? Da una manica di gente messa insieme alla meno peggio e presentata ai cittadini dopo una selezione da casting televisivo su come si ripetono slogan messi a punto dalla Casaleggio, o su come vengono le zoomate fatte a 32 denti o sui tacchi?
I somari orecchinati e le veline uscite dai cappelli dei prestigiatori sono persone qualitativamente così diverse dalle tanto citate Ballerine e Ministri Propaganda che Grillo irrideva? Invece di lanciare dei vaffa per sviare il problema, varrebbe la pena spiegare il conflitto di interessi tra chi governa e al contempo ubbidisce alle direttive di esterni alle istituzioni, pratica che non sembra essere esclusivo appannaggio di Berlusconi e Forza Italia. Se qualcuno davvero crede, dopo quanto il MoV ha mostrato nell’ultimo anno, che una simile compagine potesse davvero competere con Salvini e rappresentare un’alternativa al malgoverno sistemico di questa nazione allora ha bisogno di supporto psichiatrico.
E magari serviva pensare che a trattare con Salvini ci andava gente diversa da un ragazzo di 30 anni con una cultura, esperienza di vita e di lavoro molto limitata. E per capire questo non serviva una visione alternativa ed unica della democrazia. Bastava il buon senso, anche se era contrario agli affari, per fare i quali serve impegnarsi solo nelle battaglie che portano utili, che però in questo caso non sono quelle che servono per cambiare l’Italia ed abbattere la tanto detestata casta.
La battaglia principale che il M5S doveva fare non era quella sugli spiccioli del reddito di cittadinanza, iniziativa comunque giusta, o su come togliere “il tappo all’occupazione giovanile… consentendo ai nonni di fare i nonni e ai giovani di rimanere nel nostro splendido paese” come recitava uno slogan per le scorse europee.
Per cambiare la gestione sistemica dell’Italia serve ridare allo stato Italiano quella sovranità che non ha più, sovranità che a parole il M5S difende, e per farlo serve attaccare coloro che quella sovranità riducono, e che siedono a Bruxelles nel consesso dell’UE. La battaglia è contro l’attuale assetto dell’UE, contro i trattati applicati in modo diverso all’interno dei vari stati, per cui mentre la Francia emette il Franco coloniale contravvenendo al trattato di Maastricht e in Germania le banche possono prestare denaro pubblico, come più e più volte ha evidenziato Nicoletta Forcheri, l’Italia non può fare nulla.
La battaglia è contro la gestione del MES, il Fondo europeo di stabilità finanziaria, di cui l’Italia è il terzo principale contributore dopo Germania e Francia, e nel quale finora ha versato miliardi di euro. Un fondo tanto generoso e gestito saggiamente che, se uno stato in difficoltà ne avesse bisogno, verrebbe salvato con erogazioni a tassi di usura, per cui per ricevere in forma di aiuto quei soldi che ha versato deve pagare una tangente, come si fa con ogni rispettabile organizzazione mafiosa.
La battaglia è contro la mancanza di una politica europea condivisa e seria sull’immigrazione, invece di favorire una tratta a pagamento di esseri umani gestita da ONG amiche e cooperative compiacenti, sotto la falsa pretesa di una solidarietà che vorrebbe che un continente ne ospitasse un altro “per risolvere i problemi di entrambi”, e che non ha nessun riscontro nella storia. A cosa serve risparmiare qualche ghello, anche tagliando i parlamentari, se poi dall’alto vi è chi ti dice comunque cosa devi o non devi fare, ti impone limiti di spesa, ti obbliga a versare miliardi con cui potresti sanare i debiti pubblici, e affossa i tuoi diritti? A niente, e se una forza politica “rivoluzionaria” si rifiuta di impegnarsi negli scontri veri inventandosi nemici immaginari, allora vuol dire che del cambiamento non gli frega niente.
Questi sono i punti che il M5S dovrebbe trattare se volesse davvero cambiare le cose in Italia, e per farlo deve contrapporsi all’Europa così com’è. Certo costa, ma la via è quella. E invece su questi temi, dopo il famoso referendum consultivo sull’Euro di 7 anni fa rimasto lettera morta, la propaganda del M5S e il blog non parlano mai… strano?!
Dovrebbe portare lo scontro in Europa come ha dichiarato per 10 anni di voler fare. Avrebbe dovuto sostenere il fronte sovranista Ed invece cosa ha fatto? Ha lasciato al manipolo di 14 europarlamentari eletti lo scorso Maggio libertà di coscienza sulla votazione che avrebbe portato il piddino DOC Sassoli – quello che dice che il parlamento Europeo per lui sarà sempre aperto all’immigrazione, come i porti, per intenderci – e ha votato alla presidenza della Commissione Ursula Von der Leyen, eletta con appena 9 voti di scarto e alla quale non sono mancati quelli dei 14 del M5S. La signora Austerity, amica della Lagarde, la macellaia sociale dell’UE, e di Angelona Merkel e sua ex- ministra, è il correlativo oggettivo di Mario Monti in gonnella, e di Monti condivide oltre alla visione di austerity e tagli alle spese sociali, anche le amicizie importanti per le multinazionali e società di fondi d’investimento e di consulenza come la McKinsey. E mentre veniva incoronata presidente della Commissione UE, Castaldo (M5S) è stato eletto vicepresidente nonostante i 5 Stelle siano senza gruppo a Bruxelles: è la prima volta in Europa. Ma sarà un caso?!
Queste “battaglie” del M5S sembrano più scambi di favori per chi vuole farsi gli affari propri a prescindere dalle promesse fatte al beneamato popolo che dovrebbe difendere. E mentre vende briciole di slogan di democrazia, il MoV si rifiuta di attuare le uniche vere scelte che dovrebbe fare se davvero volesse tener fede a quanto detto per una decade. Ma si sa, bisogna sopravvivere e poiché ‘l’amico del mio nemico può diventare amico mio” nel mondo dell’immaginifico politico stellato dove non esiste né destra né sinistra, le ideologie sono morte, ma il denaro rimane, ecco che allora anche l’ipotesi di allearsi con pezzi del PD Renziano può andar bene.
Quello che i Nazisti chiusi nel bunker di Berlino nel ’45 non hanno fatto – tentare un armistizio o alleanza in extremis con un mortale avversario – per il M5S rimane un’opzione praticabile. Si sa il Nazismo aveva un’ideologia – aberrante, ma sentita – mentre chi non ce l’ha non ha certi problemi di coscienza. Poi la va a raccontare Grillo che parla di “coerenza”, “scarafaggi” e “avvoltoi persuasori”? Una spiegazione sull’etimologia dei termini “ibridi” e “approfittatori”, “o “prenditori politici” per rimanere nel campo semantico dei neologismi grillini, con riferimento alle scelte del MoV sarebbe più appropriata.
A completamento il cofondatore del M5S potrebbe infine illuminarci sulle ragioni – quelle vere, che ancora non conosciamo – per le quali la sua creatura politica è diventata europeista al punto di votare la Von Der Leyen, che rappresenta la reincarnazione femminile di Monti-aka Rigor Mortis, o chiarire il significato grillino – quello italiano lo conosciamo già – dell’espressione “comitati d’affari” tanto cara al MoV delle origini, lo stesso che nel 2011 condannava Rigor Mortis e che ora con metamorfosi politica – attuata per sopravvivenza o convenienza? – è arrivato camaleonticamente a fare le scelte di cui sopra. I nodi sono sempre quelli.
Ci risparmi però nel post apprezzamenti sul fatto che Mrs Austerity è stata appoggiata perché ha promesso di volere il salario minimo europeo – perché con quello i problemi dell’Italia e di altri stati discriminati in Europa rimangono inalterati – o sul fatto che in natura ci si adatta sopravvive perché, oltre ad averlo già detto e dimostrato Darwin, in politica l’adattarsi dei parlamentari non significa un kaxxo per i cittadini. E non significa un accidente perché i politici devono fare onestamente il proprio dovere come da mandato affidatogli – diceva Casaleggio in Pacta Sunt Servanda – e non zerbinarsi di volta in volta alle direttive mutevoli di un “capo azienda” per sopravvivere pro domo propria in “un recinto protetto”.
E per coerenza, visto che lui e i suoi ultimamente fanno della coerenza il loro punto forte, dati i trascorsi di cui sono responsabili che non dicano più che Pizzarotti è un traditore. Il sindaco di Parma è solo uno che ha capito come funziona il M5S, l’ha messo in pratica e ne ha rappresentato originariamente lo spirito più autentico. Nella sua semplicità lo ha pure ammesso e per certi aspetti da lui dovrebbero solo imparare.
Ha fatto bene Salvini? Ha fatto male? Secondo alcuni – l’ex alleato Pentastellato in primis – l’operato del leader leghista è imbarazzante, tanto risulterebbe animato esclusivamente dal calcolo, per tornare con Berlusconi e accordarsi con Forza Italia su nuove poltrone da spartirsi. Matteo Salvini quindi, dopo aver creato il chaos, starebbe portando l’Italia verso il baratro e avrebbe invocato per sé pieni poteri per giustificarsi di un fallimento di governo di cui lui stesso è la causa principale.
Sicuramente ha agito dopo che ha visto come il M5S ha cambiato “sorprendentemente” orientamento su temi che avrebbe dovuto sostenere in un quadro europeo che fortemente condiziona la vita economica dell’Italia, nonostante questo sembra sfuggire ai più e non passare nei radar della maggior parte dei followers del partito virtuale di Casaleggio.
Da mesi Conte e frange interne al MS5 hanno criticato il decreto sicurezza – dopo averlo votato – e la linea dura nei confronti dell’immigrazione clandestina, approvati dal 63% degli Italiani. E’ sicuramente un passo difficile e grave quello di Salvini soprattutto per le prospettive che apre. Dopo il successo elettorale in crescita dell’ultimo anno che ha portato la Lega dal 17% a divenire il primo partito in Italia alle ultime elezioni Europee col 34% – e attualmente al 36% negli ultimi sondaggi, nonostante la scelta di aprire la crisi di governo – Salvini ha voluto riscuotere e cambiare rotta vedendo i tentennamenti e i voltafaccia dell’alleato di governo. Il pericolo serio sarebbe se la Lega tornasse ora ad impaludarsi con partiti padronali come Forza Italia, perché questo segnerebbe la fine della spinta sovranista e un ritorno alla ricerca dello status quo dell’interesse, a cui i rivoluzionari del M5S si sono conformati fin troppo presto. Salvini non è Bossi e a questo punto c’è solo da augurarsi che lo dimostri nuovamente.