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Terra più calda responsabile solo l’uomo

di Giorgio Nebbia - 29/07/2008

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

 
 

«Riscaldamento globale» è diventata un’espressione, ripetuta continuamente, per indicare che si stanno verificando sul pianeta Terra eventi straordinari. La Terra ha, unica fra tutti i corpi celesti noti, una temperatura «media» di circa 15 gradi centigradi alla quale l’acqua è allo stato liquido e in cui può svolgersi la vita, così come la conosciamo, nei suoi cicli biologici e geochimici: questo «miracolo» è dovuto al fatto che la Terra si trova ad una distanza «opportuna» dal Sole ed è circondata da una specialissima atmosfera, uno strato dì gas che lasciano passare una parte del calore solare e, nello stesso tempo, permettono che esattamente la stessa quantità di calore venga perduta dalla Terra, irraggiata verso gli spazi esterni. Qualsiasi modificazione della composizione chimica dell’atmosfera modifica anche la quantità del calore solare che entra e del calore che la Terra perde, e quindi modifica la temperatura «media» del pianeta. 

 

COME NELLE SERRE DEI FIORI - Da circa un secolo si sa che l’aumento della concentrazione nell’atmosfera di alcuni gas come anidride carbonica, metano e altri, trattiene «un po’ più» dì calore all’interno della Terra e ne fa aumentare la temperatura, un «effetto serra» simile al riscaldamento dell’aria all’interno delle serre da fiori. Se aumenta la temperatura della Terra aumenta anche la temperatura degli oceani; una parte dei ghiacci, costituiti da acqua solida priva di sali, fonde e fa aumentare il livello dei mari e modifica la salinità di alcune zone dei mari stessi e questi fenomeni modificano la circolazione delle acque oceaniche per cui si formano più frequenti tempeste sui continenti; evapora una maggiore frazione dell’acqua dei continenti e in alcune zone aumenta la siccità e avanzano i deserti.

 

Tali mutamenti planetari già ben visibili sono dovuti sia all’immissione nell’atmosfera dei «gas serra» che si formano in seguito a molte attività industriali, agricole e zootecniche - sia alle modificazioni delle coltivazioni agricole e della superficie delle foreste. La tendenza del riscaldamento globale è inarrestabile e sta provocando una diffusa preoccupazione. Per evitare maggiori guai planetari bisogna rallentare le emissioni di «gas serra» nell’atmosfera modificando la produzione e il consumo di energia, di merci, di prodotti agricoli e forestali, i mezzi di trasporto e le città, nei Paesi industriali e in quelli poveri: vengono, insomma, messi in discussione i fondamenti materiali della nostra «civiltà» e anche i principi della nostra economia.

 

Tutti questi «disturbi» economici sarebbero evitati se fosse possibile dimostrare che non è vero che il riscaldamento globale è dovuto ai consumi umani. Esiste così tutta una letteratura negazionista, molto gradita al mondo economico e finanziario, secondo cui il riscaldamento globale di origine industriale è una invenzione degli ecologisti. Per questo sono molto apprezzati i libri e gli scritti di persone che, avendo militato nei movimenti ambientalisti, rinnegano la loro provenienza: un ecologista pentito è sicuro di avere successo come autore e conferenziere.

 

Le tesi dei negazionisti sono varie. Alcuni sostengono che non c’è nessun aumento della temperatura media della Terra o che, se c’è, è irrilevante. Alcuni altri ricordano che la temperatura media della Terra è cambiata molte volte, nel corso delle ere geologiche, sia pure di pochi gradi intorno ai valori attuali, come è cambiato, di conseguenza, il livello degli oceani, il volume dei ghiacci, l’estensione dei deserti. Gli attuali eventi non sarebbero che un episodio di tali mutamenti e non sono imputabili alle attività umane e tanto meno ai gloriosi successi della società dei consumi. Tale obiezione non tiene conto che mai la velocità dei mutamenti climatici è stata così elevata come dopo l’avvento della rivoluzione industriale, due secoli fa.

 

UNA GRAN CONFUSIONE - Altri negazionisti sostengono che un riscaldamento planetario esiste ma è benvenuto perché farà aumentare le rese agricole e l’estensione delle foreste. Altri ancora sostengono che la colpa è dei venti che spostano le masse di aria e dei mari: sono loro, e non i gas provenienti dalle attività umane, a far fondere i ghiacciai. Alcuni sono costretti ad ammettere che qualcosa sta cambiando nell’atmosfera terrestre. Per evitare i cambiamenti climatici, però, non occorre limitare la produzione di energia e l’uso dei combustibili fossili: basta seppellire l’anidride carbonica in fondo agli oceani o in cavità sotterranee.

 

Chi deve pur ammettere che è necessario limitare le emissioni nell’atmosfera dei gas responsabili dell’effetto serra, senza limitare la produzione industriale e i consumi, sostiene che la soluzione va cercata nel ricorso all’energia nucleare, poco contano gli irrisolti problemi dello smaltimento delle scorie radioattive. In questa gran confusione circolano appelli e manifesti rivolti ai governi; alcuni invocano un uso crescente delle fonti di energia rinnovabili, derivate dal Sole, che forniscono elettricità e calore senza emissioni di gas serra; altri, moderni nipotini del dottor Pangloss, il precettore di Candido nel racconto di Voltaire, raccomandano di non preoccuparsi perché questo è il migliore dei mondi e il cammino del progresso potrà continuare senza modificare i consumi di energia e di merci.

 

La nostra Terra è certamente un luogo in cui è gradevole abitare, ma è anche una casa fragile la cui cura va anteposta alle leggi degli affari e dei consumi: offenderla, con i nostri gas e frani, solo per avere più oggetti spesso inutili, fa sì che la Terra si ribelli e spazzi via, con tempeste e alluvioni e siccità e deserti le nostre case e la opulenza merceologica di molti terrestri.