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Berlusconi al suo apice si avvia sulla strada del tramonto?

di Eugenio Orso - 12/05/2009

    

A proposito della politica-spettacolo, anzi, dello spettacolo-politica nella cui trappola debilitante è caduta questa Italia terminale della decadenza e del crepuscolo, è bene ricorrere alle parole del teorico situazionista Guy Debord, che negli anni sessanta scrisse La société du spectacle, analizzando quelli che erano e sono ancor di più oggi i sofisticati mascheramenti del potere: Le spectacle n’est pas un ensemble d’images, mais un rapport social entre des personnes, médiatisé par des images [Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma una relazione sociale tra persone, mediata dalle immagini].

Le relazioni sociali, anche quelle che dovrebbero essere calate interamente in una dimensione privata, in certi spiacevoli casi diventano pubbliche e il dibattito politico spettacolarizzato se ne appropria.E’ quanto è accaduto questa primavera all’attuale presidente del consiglio, che di media se ne intende, attaccato pubblicamente dalla sua consorte con argomentazioni al confine fra un intimo rapporto fra coniugi ormai compromesso e la rilevanza politica, la quale subito dopo si è risolta a chiedere il divorzio, operando una rottura definitiva senza tornare, questa volta, sui suoi passi.Si tratta dell’avvio di uno spettacolo di particolare importanza, dalle insidiose implicazioni nella vita pubblica del paese, che, per sua natura, non è un banale supplemento di realtà, una scontata rappresentazione dei vizi e delle storture della società in cui viviamo, ma è il cuore stesso dell’irrealismo della società reale, come ci ha avvertiti a suo tempo Guy Debord.Così deve essere anche per l’eclettico Berlusconi dell’audience, dello share e degli immancabili sondaggi – consultati con una sacralità simile a quella con la quale gli antichi etruschi, o i romani, consultavano l’aruspice – che resta invischiato in questa tela attraverso le pesanti dichiarazioni ai giornali della moglie, le insinuazioni che giungono fino a far aleggiare sulla testa del coniuge il sospetto di pedofilia, e la dolorosa vicenda della separazione definitiva, non priva di implicazioni patrimoniali, di velate minacce alla stabilità del suo impero, persino il sospetto che ormai bellezza, avvenenza fisica ed estrema condiscendenza ai voleri del “monarca” siano pre-requisiti indispensabili per poter accedere alle cariche elettive.In questa tela, più resistente e insidiosa di quella del ragno che imprigiona la preda per un abbraccio mortale, vissuto apparente e vita reale si confondono e tutto può essere banalizzato, tutto può diventare merce, anche la vicenda privata, anche l’insoddisfazione, anche le allusioni a vizi inconfessabili e i contrasti familiari di un potente.Così è per lo stesso Berlusconi caduto nella tela, l’imprenditore e il politico più “mediatico” e comunicativo della storia dell’Italia repubblicana, creatore lui stesso di televisioni, di un nuovo modo di farle e di usarle ai propri fini, certamente il più aduso agli schermi, ai microfoni e a dominare, almeno in apparenza, lo spettacolo in cui si è trasformata la politica, invadendo le istituzioni e colonizzandole.A queste regole difficilmente riuscirà a sottrarsi e persino il media più noto dello spazio globalizzato, la CNN americana, ha imbastito un talk-show sulla penosa vicenda.Come ha scritto sul Corriere Giulia Bongiorno, che non è una detrattrice del cavaliere, ancor meno una velina o una moglie tradita e offesa, ma un avvocato penalista di fama dai tempi del processo Andreotti, deputato del PDL e presidente della commissione giustizia della camera, in articolo che pur si intitola Perché sto dalla parte del Premier: Tengo peraltro a dire che provo un’istintiva simpatia per la signora Lario e che condivido molte delle sue affermazioni. Sono anch’io ontologicamente contraria alla candidatura delle veline, anche se da parte mia contesto tutte le candidature fondate su criteri diversi dal merito, dal vero merito, e non soltanto alcune. (Mi riferisco, per esempio, ai portaborse, ai segretari che, unicamente per il fatto di essere stati fedeli, vengono «promossi» parlamentari.) E nemmeno io ho apprezzato alcune battute del premier sulle donne.Non si tratta puramente di solidarietà femminile nei confronti di Veronica Lario, e la Bongiorno rivela una certa ingenuità – in queste parole che mal nascondono una critica a Berlusconi più che una sua difesa – essendo lei stessa un deputato nelle file di quel gruppo le cui fortune politiche sono dovute in misura significativa alla riduzione della politica a spot, a spettacolo, a merce oggetto del marketing elettorale.Per non parlare degli interventi critici della fondazione Fare Futuro, costituita da Gianfranco Fini, sul merito di certe candidature che il PdL voleva far passare per le europee, critiche di fondo e di sostanza che vanno nella stessa direzione dei “rilievi”, non aventi soltanto una valenza privata, resi pubblici da Veronica Lario.Davanti a tutto questo, alla proposta di candidatura delle veline televisive, di concorrenti del grande fratello, di attricette, di sospette cortigiane e varie altre figure non propriamente adatte a “fare politica” – oltre ai soliti inquisiti che non stupiscono più nessuno – non si levano ondate di indignazione, il “pubblico indistinto” non si ribella e non fa sentire la sua voce, la “società civile” tace, in un silenzio che è rivelatore.Barbara Matera, la quale rimane in lista per le europee con il PdL nonostante la denuncia e le invettive della signora Lario-Bartolini, è niente altro che un piccolo, marginale indizio del movimento di banalizzazione che domina una società prigioniera dei “cangianti diversivi” dello spettacolo e la sua candidatura rientra pienamente in questa logica, resa possibile dal silenzio e dal sonno, forse comatoso, della società.Scriveva Debord che Le spectacle est le mauvais rêve de la société moderne enchaînée, quin'exprime finalement que son désir de dormir [Lo spettacolo è il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime infine che il suo desiderio di dormire].Infatti, come possiamo notare semplicemente guardandoci intorno, la società italiana sembra sprofondata da tempo in un lungo sonno in cui illusioni e paure, abilmente suscitate dal potere, si confondono dal quale soltanto un precipitare verticale dalla situazione economica e sociale, in seguito a repentini peggioramenti della crisi sistemica o a futuri e imponderabili eventi negativi, potrà risvegliarla bruscamente.Perdita del lavoro, riduzioni di reddito programmate per i lavoratori dipendenti con la truffa della “concertazione”, aumenti della pressione fiscale e della sottrazione di risorse alle famiglie oltre la soglia di sopportabilità, riproletarizzazione e disagio sociale diffuso fanno parte di una realtà messa in ombra, mistificata ad uso e consumo dalla potenza dello spettacolo, ma ulteriori aggravamenti di questa situazione non potranno non provocare risvegli improvvisi e mettere in discussione l’intero impianto.Niente è definitivo, la storia non può arrestarsi, diventando un fossile d’altre ere privo di significati diversi da quelli attribuitigli dal potere imperante, ed anche lo spettacolo è destinato a finire.Oltre alle candidature, che appartengono o dovrebbero appartenere ancora ad una dimensione politica, c’è una privatissima e ambigua vicenda legata alla fugace partecipazione del premier ad una festa di compleanno in un locale di Casoria, nel napoletano, l’estrema confidenza concessa a una ragazzina che ha da poco compiuto diciotto anni e il suo rapporto di conoscenza, se non di amicizia, con lo sconosciuto padre di questa ultima.Inevitabile scendere sul terreno squalificante e paludoso del gossip, che ha imperversato e ancora imperversa, con il permanere dell’incertezza sulla natura del rapporto fra l’adolescente napoletana, la sua famiglia e il cavaliere, non chiarito dallo stesso Berlusconi dopo la “provocazione” della Lario.Anche questo è materia per lo spettacolo: banalmente, the show must go on, senza guardare in faccia nessuno, senza riguardi per alcuno, neppure per il premier, travolgendo credibilità pubbliche e rapporti privati, alimentando sospetti e spettacolarizzando in modo impietoso le vicende. Tralasciando l’ipotesi peggiore, quella di un rapporto consolidato di intima amicizia fra il “papi” – in altra epoca lo “zio” – e la lolita con ambizioni nel mondo del cinema, da pochissimo giunta alla soglia della maggiore età, glissando sulle voci che parlano di incontri pregressi fra i due nel salotto privato di Palazzo Grazioli, la verità potrebbe essere meno hard, per quanto sottilmente piccante, sicuramente non gradita alla chiesa e al mondo cattolico, non adombrando tendenze pedofile e veri e propri reati penali.Nel pieno spirito del roman ottocentesco, della storia sentimentale fra un ricco e potente e una donna ancor giovane – la signora Anna, madre di Noemi, che ha cresciuto la figlia come si deve, «nella luce del Vangelo» e «nel mito di Berlusconi» – in uno sviluppo della trama destinato a far sognare le attempate lettrici della collana Harmony, potrebbe semplicemente trattarsi del padre naturale, il quale con innato senso di responsabilità si occupa della figliola, del suo futuro, del suo benessere.Non ci è concesso sapere per ora dove sta la verità, ma, data la potenza indiscutibile dei media, ripetendo una cosa cento o mille volte benché falsa si può far diventare vera, come suggerirebbe il dottor Goebbels … e ciò vale anche per Berlusconi, anzi, contro di lui, perché il meccanismo può ritorcersi improvvisamente contro chi crede di controllarlo e dominarlo.Al di là della bassezza delle insinuazioni, del battage mediatico che non ha risparmiato la stampa e le televisioni estere, rileviamo come non ha più molto senso, nella società dello spettacolo in cui si è completamente trasformato questo paese quaranta anni dopo le acute analisi di Debord, parlare di moralità degli uomini pubblici, di contenuti politici, di adeguatezza ai ruoli, di merito e di ideali.In effetti: Le spectacle est l'idéologie par excellence, parce qu'il expose et manifeste dans sa plénitude l'essence de tout système idéologique : l'appauvrissement, l'asservissement et la négation de la vie réelle [Lo spettacolo è l’ideologia per eccellenza, perché espone e manifesta nella sua pienezza l’essenza di ogni sistema ideologico: l’impoverimento, l’asservimento e la negazione della vita reale].Si giunge a dire che il vero capo dell’opposizione in Italia è Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, e che soltanto un berlusconide può rovesciare il premier, mentre il leader della maggiore opposizione parlamentare, la cui intelligenza politica sembra fermarsi sulla soglia dell’oratorio di paese, appresa la vicenda ha esordito con una manifestazione di saggezza popolare decisamente fuori luogo, “fra moglie e marito non mettere il dito”, come se in questo clima e date le sue implicazioni la questione potesse restare tranquillamente confinata nel privato.E forse, come si sospetta negli ambienti pidiellini gridando al complotto, non è soltanto il risentimento di una moglie offesa e tradita che ha spinto la Bartolini-Lario ad attaccare il premier-consorte sul suo terreno, quello mediatico, infliggendogli un colpo non da poco in un momento in cui la sua popolarità e il suo gradimento dovrebbe essere molto alti, se non ai massimi, non lontano dalla passerella internazionale del G8 nell’Abruzzo terremotato e nella fase preparatoria delle elezioni europee di giugno.Persino la scelta degli avvocati delle parti in causa per il divorzio rivela una frattura insanabile, una netta opposizione: la famiglia Ghedini fornisce i legali a Berlusconi, a partire dal maggiore, il deputato Niccolò – cane da guardia degli interessi del cavaliere anche in televisione nella criticissima trasmissione Anno Zero – e in tal caso si è parlato di sua sorella Ippolita, cointeressata con Niccolò e le altre sorelle in affari immobiliari e in aziende agricole, mentre la Lario ha operato una scelta significativa, quasi “antagonista”, con Maria Cristina Morelli, di umili origini, lontana dai riflettori, esperta di questioni bioetiche e avvocato di Beppino Englaro nella prima fase della triste vicenda di Eluana.Sia che si tratta di un attacco diretto al Berlusconi politico, sia di un pericolo per la stabilità del suo impero societario, oppure di tutte e due le cose insieme, abbiamo notato che le recenti affermazioni del cavaliere in materia di sondaggi, di gradimento e di share costituiscono un tentativo di contrattacco davanti ad una minaccia che è diventata oltre modo concreta: quella dell’incrinarsi della sua immagine e della perdita di consensi.Particolarmente patetiche, da illusionista che ha sbagliato il numero e davanti al suo pubblico cerca di recuperare, le recenti dichiarazioni rilasciate dal premier all’emittente France 2: Ho gestito la situazione con una certa classe e per questo motivo gli ultimi sondaggi dicono che c’è stato un aumento della mia popolarità. Martedì mi davano al 75%, mentre gli ultimi, di mercoledì, sono al 77%, due punti in più. A Porta a Porta ho cominciato con il 15% di share e in dieci minuti ho portato la trasmissione al 43%: con me ha fatto il record.Ma ciò che lo spettacolo dà come perpetuo si fonda sul cambiamento – direbbe Debord – e certo può cambiare, anzi, sprofondare, anche la popolarità di un Berlusconi.Nel sonno in cui ci costringe la società dello spettacolo, quella mercificazione di ogni cosa che tende a negare la vita reale, sogni ed incubi si alternano, non sono mai gli stessi …Altri segnali di difficoltà del premier ci giungono, in via indiretta, dalla rinuncia a presenziare alla festa della polizia e dalla cancellazione improvvisa della visita in Abruzzo, cosa un po’ strana per chi ha sempre fatto del presenzialismo un’arma per attrarre consenso, per imporre la sua immagine olografica, per legittimarsi come leader.Le stesse recentissime dichiarazioni sull’avversione del nostro alla multietnicità in Italia – che per altro è ormai cosa fatta, con quattro milioni di immigrati regolari ai quali si aggiunge, probabilmente, un milione di irregolari – paiono un tentativo di “pressing” per recuperare voti xenofobi leghisti, onde tamponare un possibile calo di voti cattolici, e un modo per distogliere l’attenzione dalle sue vicende “private” e dalle promesse sperticate fatte ai terremotati d’Abruzzo.  Sono cominciate le vere difficoltà per il re delle leggi ad personam, per il Benefattore che ci ha salvati dal comunismo ed ha creato il Partito Unico in pochi istanti, in piedi sul predellino di un’automobile, presentendo che sarebbe rimasto solo dopo l’inglorioso fallimento delle sinistre, per colui che pensa sempre al paese e a Noi, mentre sta pensando ai suoi interessi, e riesce ad essere, nello stesso tempo, imprenditore e operaio, cattolico difensore della famiglia e libertino impenitente, supremo manager e attore del Bagaglino, eclettico più di chiunque altro?Il “Menomale che Silvio c’è”, associazione e slogan di trentenni ancora rampanti in giacca, cravatta e camicia azzurra, è destinato a trasformarsi prossimamente in un “Menomale che Silvio non c’è più”?

Stiamo forse assistendo, nel pieno dello spettacolo e in un profondo sonno dal quale ci si dovrà risvegliare, all’inizio della sua fine?