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Il dollaro messo nell’angolo

di Andrea Angelini - 21/05/2009

 

La debolezza dell’economia americana continua a riflettersi sulla solidità e sull’affidabilità del dollaro. La moneta verde è da tempo entrata in crisi in conseguenza dell’enorme debito commerciale degli Stati Uniti e dell’altrettanto enorme debito pubblico. Gli Usa sono un’economia che si tiene in piedi solamente grazie alla forte domanda interna e il venir meno della appetibilità del dollaro nasce dalla considerazione che tutti i biglietti verdi in giro per il mondo non sono altro che carta straccia, visto che la Federal Reserve li stampa con generosità confidando che saranno sempre accettati come mezzo di pagamento internazionale in quanto espressione della prima potenza economica mondiale. Tutta questa montagna di dollari in circolazione rappresenta l’onda lunga anzi lunghissima di un processo partito la sera del 14 agosto 1971 quando il presidente Usa, il repubblicano Richard Nixon, a borse chiuse per tre giorni, annunciò che il dollaro non era più convertibile in oro, al prezzo allora di 35 dollari l’oncia. Troppi erano infatti, anche se meno di oggi, i dollari sul mercato che, se portati all’incasso, avrebbero svuotato i forzieri di Fort Knox, ricolmi di lingotti. Oggi la situazione è radicalmente mutata soprattutto perché c’è un Paese in forte e frenetica crescita come la Cina che si propone ed ha l’ambizione di diventare la prima potenza mondiale e il naturale sostituto degli Usa. In tale ottica anche lo yuan, la moneta cinese, si presenta come una possibile alternativa al biglietto verde.
Il presidente brasiliano Lula aveva già proposto al collega cinese Hu Jintao l’uso delle valute dei due Paesi, il real e lo yuan, invece del dollaro Usa per regolare gli scambi commerciali bilaterali. Perché, hanno convenuto i due, dobbiamo utilizzare la valuta di un paese terzo? E poi dobbiamo costruire un ordine internazionale più giusto, che deve nascere dalle macerie di quello messo in ginocchio dalla crisi finanziaria del 2008. Giorni fa è stata la volta dell’Argentina della signora Kirchener che ha sottoscritto un accordo in base al quale le transazioni commerciali tra i due Paesi potranno essere regolate in valuta cinese, anziché in dollari. Due decisioni che rappresentano una pesante messa in discussione dei principi della dottrina di Monroe che vedono nel Sud America una riserva di caccia degli Usa.