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Roubini: «Mercati a rischio se il dollaro inverte la rotta»

di Andrea Franceschi - 27/10/2009

  
 
Il dollaro ha toccato un nuovo minimo a 1,5063 dollari sull'euro da 14 mesi. Una frenata, quella del biglietto verde, che è andata di pari passo con il rally dei mercati finanziari. Una correlazione non casuale, come sostiene Nouriel Roubini, l'economista famoso per aver previsto la crisi finanziaria generata dai mutui subprime. La speculazione sulle valute - spiega l'economista in un'intervista alla televisione americana Cnbc - gioca un ruolo fondamentale nell'andamento dei mercati. Con rischi notevoli. «Quando la discesa del dollaro si fermerà - è convinto Roubini - l'inversione di marcia (ma in negativo) contagerà i mercati finanziari, dando origine a un altro pesante crac»

L'attuale rally delle Borse - è l'analisi di Roubini - è stato generato dall'enorme massa di liquidità immessa sul mercato dalla Federal Reserve, per far fronte alla stretta creditizia. I bassi tassi d'interesse hanno spinto gli investitori al carry trade (la pratica che consiste nel prendere in prestito denaro dove i tassi sono bassi per reinvestirli in valute più convenienti). Ma non solo. Molti hanno chiesto dollari in prestito a tassi zero negli Usa, per poi reinvestirli altrove. Sfruttando ad esempio il rally dei mercati emergenti (come quello cinese) o delle commodity (come l'oro e il petrolio). E con il dollaro in caduta libera, può succedere addirittura che il costo effettivo a cui si chiede in prestito il denaro finisca per essere negativo. Come dire: chiedo in prestito 100 e restituisco 90.

Questo, secondo Roubini, è uno dei meccanismi che ha dato origine al rally dei mercati di questi mesi. Ma così come si è attivato, questo sistema si può disinnescare non appena il trend ribassista del biglietto verde si interromperà. «Il dollaro non può scendere per sempre - dice Roubini - quando ci sarà l'inversione, chi finora chi ha speculato al ribasso dovrà disfarsi improvvisamente degli asset che ha acquistato, spingendo al ribasso i listini. Il perché è presto detto. Per lo stesso motivo per cui il dollaro in calo porta sotto zero il tasso effettivo di interesse, un rialzo del biglietto verde rischia di farlo risalire. E su grossi volumi questo potrebbe avere un impatto notevole.

C'è un rischio a breve termine? Secondo Roubini no. Molto infatti dipende dalle scelte dal numero uno della Fed, Ben Bernanke, sui tassi d'interesse. «Al momento - dice l'economista - sono convinto che la banca centrale terrà basso il costo del denaro per un po'». L'economia reale è ancora molto debole. La disoccupazione è alta. E il dollaro debole aiuta le esportazioni delle aziende americane. «Ma una cosa è certa, finché i tassi rimarranno a questi livelli, la speculazione non si interromperà». Come a dire, se non si troverà a breve una soluzione, la bolla rischia di gonfiarsi sempre di più.