Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Cuori e denari sotto le torri

Cuori e denari sotto le torri

di Nicola Lillo - 25/01/2010



 
 

Se la questione morale sembrava essere, su scala nazionale, un problema appartenente per di più alla destra berlusconiana, negli enti locali tira un’aria differente. Il Partito Democratico bolognese, infatti, trema: il sindaco, Flavio Delbono, è indagato per abuso d’ufficio, peculato e truffa. Tutto inizia nel pieno della corsa per la poltrona di sindaco della città rossa, quando Alfredo Cazzola, l’ex patron del Bologna Calcio, della Virtus pallacanestro e del Motor Show, candidato del Pdl, accusa l’avversario Flavio Delbono dai microfoni di Radio Città del Capo, di aver utilizzato soldi pubblici per spese personali. “Le porto - afferma il 15 giugno dello scorso anno - i saluti di Cinzia Cracchi, la sua ex compagna che ha molto da ridire sulla sua moralità…”. A Bologna lo chiamano Cinzia-Gate.

Ma chi è questa Cracchi? La signora è stata la compagna dell’attuale sindaco per sette anni. Era una dipendente comunale, finché Delbono, da ex numero due dell’Emilia Romagna, non l’ha portata con se in Regione, nella sua Segreteria. Prodiano, professore di economia, il cinquantaduenne, che ha preso il posto di Sergio Cofferati, dopo aver lasciato la signora, nel luglio 2008 l’ha trasferita al Cup, la società partecipata che gestisce le prenotazioni per conto delle Asl della Regione. Dalle stelle alle stalle e la Cracchi non ci ha visto più, nonostante avesse mantenuto l’aumento di 800 euro che aveva ottenuto in Regione.

La “vendetta” è un piatto che va servito freddo. Così ha cominciato a fare il giro dei politici considerati ostili all’attuale sindaco, per raccontare tutto quello che sapeva, a partire dai viaggi in giro per il mondo di Delbono con lei al seguito. Tutto con soldi pubblici. E il risultato è stata l’accusa in diretta radio del suo avversario per la corsa a Palazzo D’Accursio, sede del comune. Delbono ha querelato Cazzola per diffamazione e la Procura ha aperto un fascicolo per abuso d’ufficio e peculato contro ignoti. Dopo aver letto le carte della regione Emilia Romagna, della cui giunta Delbono faceva parte all’epoca dei fatti contestati, il procuratore Serpi e il pm Persico chiedono l’archiviazione, poiché “non ci sono irregolarità”. Nel mentre, Cazzola e Delbono firmano l’armistizio con il ritiro della querela e la relativa accettazione del querelato.

Fin qui, era apparso tutto come una mossa politica per azzoppare l’avversario. Una tattica triste che il candidato sindaco Pdl aveva forse imparato dai piani più alti. Ma il 28 novembre il presidente dei gip, Giorgio Florida, nega l’archiviazione dell’inchiesta sui presunti abusi e ordina nuove indagini. La Cracchi e Delbono vengono così iscritti nel registro degli indagati. I primi interrogatori dell’ex compagna confermano le accuse: dall’uso delle auto blu e delle missioni all’estero a spese della Regione, con fidanzata al seguito, per poi passare da Pechino a Parigi e New York. Viaggi in Messico e a Santo Domingo. Gli stipendi aumentati alla segretaria-compagna e poi conservati. Un misterioso bancomat intestato a un amico-prestanome, Mirko Divani, e affidato alla Cracchi. Le ripetute trasferte in Bulgaria, dove la regione Emilia-Romagna ha un ufficio di rappresentanza e il sindaco gestisce imprecisati interessi economici. Alcune voci parlano anche di una settimana in un villaggio vacanze nello Yucatan, che di viaggio istituzionale ha ben poco. Per poi finire con le sedici missioni del vicepresidente tra il 2003 e il 2008. Le accuse formulate sono, dunque, di abuso di ufficio e peculato.

Ma negli ultimi giorni, un altro reato è stato contestato al sindaco: la truffa aggravata. Cinzia Cracchi è infatti dovuta tornare in Procura davanti al procuratore aggiunto Massimiliano Persico e al pm Morena Plazzi, dopo aver dichiarato al Corriere di Bologna, che Delbono le ha offerto “aiuto economico e una consulenza da 1500 euro al mese” per ammorbidire le dichiarazioni davanti ai magistrati. Un’accusa gravissima, che ha portato gli inquirenti alla convocazione del sindaco, sentito ieri (23 gennaio) in Procura.

Il sindaco ha risposto all’accusa prima negando, per poi fare un passo indietro e rovesciare la frittata. “Da dopo il ballottaggio tra i due ci sono stati molti incontri, perché la Cracchi è animata da sentimenti personali. Infatti, era lei che cercava il mio assistito, anche per ricucire un rapporto che, per sette anni, è stato una storia d’amore” dice l’avvocato Paolo Trombetti, nominato peraltro dal sindaco lo scorso ottobre nel cda del Gruppo Hera, la holding multi-servizi del Comune. Numerosi incontro dunque. Ma ci troviamo di fronte a due voci contrastanti. Sarà compito dei pm ora accertare chi dei due stia ammettendo il vero.

Intanto ieri, l’interrogatorio in Procura del sindaco di Bologna è durato cinque ore: nelle prime due ha risposto alle domande del Pm sui viaggi al centro dell’inchiesta, mentre nella seconda parte ha fornito dichiarazioni spontanee in merito agli altri temi emersi. Delbono, rivolgendosi ai cronisti afferma di aver “fornito ampi elementi per dimostrare l’uso corretto delle risorse pubbliche e abbiamo fornito anche documenti e prove testimoniali che potranno attestare la correttezza del mio comportamento”.

Le domande sono tante e le risposte, per ora, sembrano apparentemente poche. La vicenda risulta comunque essere nota a di molti consiglieri comunali già da diverso tempo, forse da Marzo. Ma nessuno di loro informò l’autorità giudiziaria, anche se essendo pubblici ufficiali avrebbero dovuto farlo, codice penale alla mano. Informazioni che forse avrebbero portato ad un differente esito delle elezioni. Di sicuro, ora, all’interno del Pd emiliano tira una brutta aria. E le dimissioni del sindaco, se fossero accertate le accuse nei suoi confronti, non dovrebbero essere cosi lontane.

Soprattutto dopo che Delbono ha dichiarato che non si dimetterà neppure se dovesse essere rinviato a giudizio: “L’idea non esiste e non mi ha mai sfiorato il cervello, è un punto di vista che non mi appartiene, non sono ricattabile perché so perfettamente cos’ho fatto, so di avere sempre rispettato le leggi e speso bene le risorse pubbliche, mai per interessi personali”. Sarà. Ma di sicuro non è un ottimo esempio di etica politica.