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Strega: vince Pennacchi, quanti invidiosi

di Lorenzo Alderani - 08/07/2010

L’articolo che segue è stato pubblicato oggi, 8 luglio, sul settimanale Gli Altri, ed è qui ripreso per gentile disponibilità dell’Autore e della Direzione.

La redazione


Sicuramente non è merito di questo giornale se Antonio Pennacchi ha vinto l’ultima edizione del Premio Strega anche se, in qualche modo, ne è stato auspice con l’articolo di Angela AzzaroPennacchi deve vincere“, pubblicato alla vigilia del voto. In quell’articolo si spiegavano anche le ragioni del nostro convincimento: il suo romanzo, Canale Mussolini, era semplicemente il migliore della cinquina in gara.

Bene, per una volta che l’onestà intellettuale di una giuria si è palesata  seguendo il principio di merito e non i soliti  giochetti di potere a cui l’industria culturale ci ha abituati da decenni, ci aspettavamo che altrettanta onestà dimostrassero i commentatori del giudizio.

Brillano, invece e in particolare, e guarda caso sui due principali quotidiani nazionali, i commenti aciduli nei confronti del premiato.

Nello Ajello, in un articolo del 3 luglio, su Repubblica, dal titolo già di per sé illuminante: “Io, giurato dello strega prigioniero dei raccomandati”, del libro di Pennacchi non scrive una riga. In compenso, però, tira giù 6000 battute per raccontarci la persecuzione di cui sarebbe stato vittima da parte delle segreterie delle case editrici in lizza. Ora, per chi non lo sapesse, ed è lui stesso a ricordarlo nel corpo dell’articolo, Ajello è membro effettivo della giuria da anni. Al che viene da chiedersi: perché proprio adesso ha sentito il bisogno di denunciare le nefaste raccomandazioni che lamenta? Ché, forse, nelle precedenti edizioni era stato  lasciato in pace con la sua coscienza senza subire pressioni e altri fastidiosi interventi a suggerirne la scelta? Via, non scherziamo. E comunque, un rimedio semplice semplice per evitare il danno ci sarebbe e osiamo suggerirglielo: si dimetta.

Ma il colpo di genio ce l’ha avuto Franco Cordelli sul Corrierone del 4 luglio, dove trova le ragioni, per lui insensate, del conferimento del premio a Pennacchi, nel fatto di essere edito da Mondadori. Ebbene, se c’era qualcosa che poteva ostacolare la corsa al traguardo di Canale Mussolini era proprio nel fatto che la Mondadori avesse vinto le ultime tre edizioni dello Strega e, per ovvi (?) motivi di alternanza, stavolta si sarebbe potuto cambiare indirizzo editoriale. Quanto sarebbe stato più equo e giusto se il premio fosse andato  a, che so?, Acciaio di Silvia Avallone che, per un caso, ma solo per un caso è edito dalla Rizzoli, appartenente allo stesso gruppo Rcs che ha pure la proprietà del Corriere della Sera di cui lui, Franco Cordelli, è stimato critico di letteratura. E tanta è la sua stizza da tirare fuori, in polemica con Pennacchi che dice di aver lavorato come una bestia per arrivare alla stesura del suo romanzo, un John Keats che detta la formula della buona poesia nel fatto di sbocciare «senza fatica, come il fiore da una pianta».

E adesso chi glielo dice a Dante Alighieri che si è spremuto le meningi come un limone per arrivare a «riveder le stelle» al termine del IC canto della Commedia, che la sua era fatica sprecata? E come spiegare a Michelangelo, che per dipingere la Cappella Sistina s’è bruciato gli occhi, che il suo capolavoro è brutto perché non è sgorgato da libero e sfaticato getto ispirativo? Ma va’ là, Cordelli: con tutto il rispetto per John Keats, la sua ricetta poetica è una fesseria…


 

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