Ci risiamo: l’Europa si fa. Eccome se si fa. Ma usando la paura. E lasciando il potere reale nelle mani dei soliti noti ovvero dei mercati finanziari. Molti commentatori scrissero, all’indomani della crisi dei subprime, che in futuro gli Stati si sarebbero cautelati per evitare di finire ancora una volta sotto schiaffo per problemi causati dal settore bancario.
E’ avvenuto esattamente il contrario: oggi più che mai l’Europa è ostaggio della speculazione, sia diretta (banche ancora nei guai), sia indiretta (bilanci degli Stati sprofondati nelle cifre rosse per salvare gli istituti di credito o comunque a causa di una crisi da questi provocata). Come da copione la minaccia di una nuova tempesta viene usata dagli organismi internazionali, in primis dall’Unione europea, per sottrarre altre fette di sovranità ai singoli Paesi o per condizionare contesti politici nazionali.

Guardate che cosa é accaduto all’Irlanda. Per una settimana si è opposta all’insistente offerta di aiuto formulata da Unione europea e Fondo monetario internazionale, rispondendo: no grazie, facciamo da soli. Ma la pressione è stata tale che Dublino ha dovuto capitolare.

Il Portogallo boccheggia ed entro breve potrebbe essere costretto a seguire la via irlandese.

Il terzo Paese nel mirino é la Spagna, in cui il premier Zapatero, per evitare guai e consapevole del fatto che sarebbe difficile salvare un Paese tanto grande, di fatto già governa applicando le ricette di Banca centrale europea, Ue e Fondo monetario internazionale.

Il quarto potrebbe essere l’Italia. L’altro giorno un collega francese mi ha chiesto un’opinione sull’esito della crisi italiana, che appare molto volatile, con continui sbalzi di umore e di prospettiva. Oggi sale Berlusconi, ieri saliva Fini, domani chissà…

Non essendo un indovino non posso sapere come andrà a finire, ma suggerisco di monitorare attentamente lo spread tra Btp e Bund o tra i Cds tra Italia e Germania, ovvero i contratti che misurano il rischio di deafult. Assodato che un certo establishment italiano, con la complicità decisiva di un certo establishment europeo, vuole costringere Berlusconi a togliere il disturbo, imponendo alla Lega di scegliere tra l’assimilazione e l’emarginazione, l’elemento decisivo potrebbe risultare, ancora una volta, quello finanziario.

Dal timore alla paura, dalla paura all’ansia, dall’ansia al panico per la tenuta dei conti pubblici o addirittura dell’euro. Se da oggi al 14 dicembre questa sequenza dovesse realizzarsi, anche chi, oggi, esclude un governo tecnico verrebbe indotto a ricredersi. Salvando l’apparenza. Il cambio avverrebbe assecondando non logiche ribaltoniste, ma in nome del supremo interesse nazionale, constatando che ” con l’Italia in piena bufera non possiamo permetterci né un governo rabberciato né elezioni anticipate”. Fini non potrebbe cantare vittoria, ma l’obiettivo verrebbe comunque centrato. Berlusconi sarebbe indotto a cedere il passo a un primo ministro gradito a tutti, anche al centrodestra.

Quasi la ripetizione del ’94. Con una differenza: allora l’Italia era ancora davvero sovrana. Oggi è un Paese che si illude di esserlo. Non controlla più la moneta, né il territorio, né le frontiere, né l’immigrazione. Non può decidere la propria politica economica senza il permesso preventivo di Bruxelles. Anche il nostro Parlamento deve chiedere l’autorizzazione all’Unione europea prima di approvare qualunque legge, visto che le direttive Ue prevalgono sempre su quelle nazionali.
Diciamolo chiaramente: l’Italia è un Paese dimezzato, che ha ceduto buona parte dei propri poteri esecutivi, civili e legislativi a un’Europa che non é ancora Stato, né Federazione, che non risponde direttamente al popolo, che decide sulla base di meccanismi talvolta contorti e quasi sempre opachi, ma certo non pienamente democratici. Una strana entità, di cui i commentatori lamentano la fragilità, l’inefficienza e talvolta l’apparente assenza, ma che, di fatto, già comanda.

O sbaglio?