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Le operazioni militari in Somalia

di Alessandro Lattanzio - 16/12/2011

Fonte: aurorasito


Da un mese e mezzo vi è una vera e propria operazione militare “del Consorzio Petrolifero Internazionale” nei confronti della Somalia. I primi passi attivi iniziarono il 17 ottobre, quando il Kenya ha attraversato il confine della Somalia, ufficialmente per il fatto che dei somali avevano rapito due keniani.
L’operazione è stata denominata “Linda Nchi” (in swahili – “Difendere il paese“)
Sul raggruppamento delle truppe del Kenya, si sa ancora poco: l’operazione è stata preceduta dalla creazione al confine con la Somalia di un gruppo interarma tra Esercito, Aeronautica e Marina Militare, per un totale di 4 mila soldati del Kenya. La composizione delle forze e dei mezzi dei gruppi è elencata di seguito:
Dell’Esercito: 1° Battaglione di Fanteria (da Nanyuki), 78.mo Battaglione Carri (da Isiolo), 77.mo Battaglione Artiglieria (da Mariakani), 65.ma divisione artiglieria da campo (da Embakasi) e 50.mo battaglione aeromobile con elicotteri MD-500 (da Embakasi).
Dell’Aviazione: uno squadrone di F-5 (A/B), trasferito all’aeroporto di Uadjir.
Della Marina: navi e motovedette dalle basi navali Mtongve (Mombasa) e Manda.
Il gruppo operativo ha installato il centro di comando a Garissa (provincia nord-orientale del Kenya).
I droni israeliani Heron e Hermes 450 degli Stati Uniti, di stanza nelle basi aeree etiopi di Arba Minch, che ovviamente, ospitano i professionisti e le loro attrezzature nuove di zecca.
Inoltre a sostegno delle forze armate keniote vi sono le milizie locali, Ahlu Sunnah Waljamaah (ASWJ), una milizia sufi di Afmadow, che insieme con i keniani combattono al-Shabaab. Si tratta di 2mila uomini addestrati in Etiopia. Infine il gruppo di Ras Kamboni armato del clan Hawiye e guidato da Sheikh Ahmed del clan Madobe. In precedenza, gli uomini erano nell’organizzazione Hizbul Islam, con cui combatterono contro al-Shabab, agendo sul fronte meridionale.
Hizbul Islam poi, si è fusa con al-Shabab nel dicembre 2010. Da allora, Madobe e i suoi uomini hanno unito le forze con l’ASWJ e il governo federale di transizione della Somalia, al fine di continuare la loro lotta contro al-Shabab.
La Polizia di Djubaland – un gruppo in guerra con gli al-Shabab, dalla parte dei keniani. È diretta dall’ex ministro della Difesa della Somalia, Mohamed Abdi, un funzionario conosciuto anche con il suo soprannome “Gandhi”. Mohamed si definisce Presidente dell’Azania (Dzhubalanda). Sotto il suo comando, ha circa 2.500 somali reclutati dai campi di rifugiati somali in Kenya, e addestrati dal governo keniano (che ha fornito loro armi cinesi). Tale polizia in primo luogo sostiene le forze del Kenya nel centro di Gaza, presso Afmadow.
Per inciso, Sufi ed islamisti radicali sono uniti solo dall’odio verso al-Shabab. Ma nelle aree occupate dai rispettivi soldati, si sparano a vicenda, tanto che i keniani devono separarli.
E poi ci sono i separatisti del Djubaland – è qui gli al-Shabaab svolgono una guerra di propaganda. La polizia locale ha già arrestato centinaia di persone nei territori occupati, accusandoli di sostenere al-Shabaab. Nel discorso di Sheikh Hassan Dahir Aweys e di Mukhtar Robo, noto anche come Abu Mansur, leader degli al-Shabaab, hanno invitato i somali a resistere agli invasori.
Il 19 ottobre alle truppe del Kenya si sono unite quelle etiopi, sulla cui composizione e ampiezza non si conosce molto. La Città di Beletweyne si trova a 50 km dal valico di frontiera somala, sulla strada principale che attraversa il paese da nord a sud, e da Mogadiscio a Chisimaio, nel sud, l’autostrada è quasi sul mare (come in Libia) e da Mogadiscio svolta a nord verso Beletweyne, nei pressi del confine con l’Etiopia, e poi corre lungo il confine etiope per tutto il paese.
Gli al-Shabab, a nord non hanno alcun supporto, e non ci sono le forze per realizzare un rischieramento strategico delle truppe lungo le strade principali del paese, bloccando la strada a sud di Mogadiscio ed escludendo il Somaliland, già autonomo per conto suo.
Contemporaneamente con l’inizio delle truppe della coalizione nel sud della Somalia, il WWF (governo somalo ad interim, appoggiato dagli statunitensi, e disposto a concedergli il petrolio, come il CNT libico) e la forza di pace dell’Unione africana Amisom, che il 20 settembre è entrato in funzione nella periferia sud-ovest di Mogadiscio (regione di Daynile), sono intervenuti contro i militanti “al-Shabab” a Benadir, capoluogo della provincia. Durante i tre giorni di aspri combattimenti le truppe di Amisom e del WWF hanno messo sotto controllo gran parte della zona di Daynile. Le milizie hanno subito gravi perdite spostandosi nella periferia di Mogadiscio, a Elasha-Biyaha.

Il corso dei combattimenti
Secondo fonti filo-occidentali: Le forze della coalizione sono arrivate simultaneamente nelle province di Lower Juba, Middle Juba e nelle regioni di Gedo, da diverse strade, ma il colpo principale è stato applicato in direzione di Chisimaio da nord-ovest (dalla città di Afmadow) e da sud-ovest. Allo stesso tempo i gruppi armati somali preparati e armati in Kenya, che operano nel primo scaglione delle forze d’attacco, e le unità delle forze armate del Kenya, per lo più sostenute dal fuoco dell’artiglieria, dei carri armati e da attacchi missilistici aerei. A partire dal 24 ottobre, durante l’offensiva le forze della coalizione provincia di Lower Juba, sono avanzate fino a 100 km dal confine e hanno occupato i villaggi di Tabdo, Kokani, Cambon, Burgabo, Oddo e Kulbieu e un piccolo gruppo di isolati situato a sud di Chisimaio. Sono stati distrutti diversi campi di addestramento degli “al-Shabab“, tra cui il più grande campo nel sud della Somalia, Hul al-Adjer. Gli islamisti hanno subito considerevoli perdite in risorse umane e mezzi. Tuttavia, l’ulteriore sviluppo dell’offensiva, è stato ostacolato dalle condizioni stradali non ottimali, e nel sud della Somalia, a causa delle forti piogge. La rottura dell’assalto della coalizione  ha permesso al comando degli “al-Shabab” di avviare una mobilitazione generale nelle province meridionali, e di inviare rinforzi nella zona di Afmadow, dove, a quanto pare, si prevede una battaglia decisiva per il controllo della provincia del Basso Giuba e del Sud della Somalia, nel suo complesso.
L’operazione “Linda Nchi” si è svolta nelle province meridionali dalle truppe del Kenya in stretta collaborazione con il WWF della Somalia e le milizie delle fazioni somale di “Ras Kamboni” e “al-Sunna al-Djamaa“, per un numero totale stimato a 4-5000. Inoltre, le forze della coalizione sono supportate dagli attacchi arei dei droni dell’USAF MQ-9, e dal mare dalle navi della marina militare sttaunitense e della marina francese, del gruppo internazionale delle forze antipirateria, che effettuano il blocco del porto di Chisimaio, attraverso cui l’organizzazione “al-Shabab” ottiene le armi e munizioni ricevute dall’estero (principalmente da Yemen e Eritrea). Il 27 novembre, un drone statunitense bombarda la periferia di Chisimaio, a circa 500 chilometri a sud della capitale, Mogadiscio. 39 persone restano uccise.

Lo scopo politico della guerra
Pianificata e organizzata dagli Stati Uniti, le truppe del Kenya dovranno dare il potere formale della regione alle forze pro-keniane, supportando la creazione dello stato Azania, da cui gli Stati Uniti estraranno il petrolio, da cui  questa piccola Azania, otterrà quel denaro da spendere in armi per respingere i vicini.
L’esercito del Kenya non ha combattuto negli ultimi cento anni, in Kenya non avendo un’industria, ha il PIL che si basa sul turismo, incontra difficoltà già all’inizio delle operazioni, quando ancora l’artiglieria era concentrata e le linee delle comunicazioni lavoravano regolarmente; ma il primo attacco si è spento quando la pioggia ha spazzato le strade; mentre con l’unica rotabile, costruita da bin Ladin, il nemico ha raggruppato e mobilito le sue truppe, e  grazie all’esperienza accumulata, è riuscito a fermare e a colpire le linee delle comunicazioni nemiche, rallentando e intralciando le truppe regolari etiopi e keniane. Organizzata la difesa, gli islamici di al-Shabab potrebbero essere in grado di trasformazione la loro piccola struttura paramilitare, evolvendo in un movimento nazional-patriottico assai ostico per i paesi occidentali (come l’Afghanistan), le multinazionali e i regimi fantocci locali.