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Il TTIP è fallito

di Guido Dell'Omo - 01/09/2016

Il TTIP è fallito

Fonte: L'intellettuale dissidente

Il 28 agosto il ministro dell’economia tedesca Sigmar Gabriel ha annunciato il fallimento dei negoziati tra Europa e U.S.A. per l’implementazione del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), commentando attraverso l’emittente nazionale ZDF: “Le negoziazioni con gli Stati Uniti sono fallite perché noi, come europei, non possiamo piegarci ai diktat degli americani.” Molto strano, perché di fatto lo stop al Trattato transatlantico è il primo cenno di ribellione europea al giogo statunitense. Allora quali sono le ragioni di questo importante “No” dell’Europa all’America? E il TTIP è davvero morto o risorgerà?
 

I funzionari europei hanno tirato troppo la corda con i popoli dell’Unione, forse sperando che il dilagare di Pokemon GO avesse definitivamente lobotomizzato la maggior parte dei cittadini. Il risultato è che questi ultimi – il caso Brexit è sicuramente il più eclatante – non sembrano più molto volenterosi di appoggiare le politiche dei loro rispettivi governi. Altri esempi di un’insofferenza che sta diventando sempre più concretamente attiva sono le battaglie che i lavoratori italiani e francesi hanno combattuto per modificare quell’ormai famoso ‘Jobs Act’ che Renzi e Hollande avevano così fortemente voluto.

Battaglie che in Italia hanno preso forma di grandi mobilitazioni da parte dei lavoratori, con manifestazioni e incontri organizzati in tutta la Penisola, ma che in Francia si sono tramutate in una vera e propria rivoluzione su scala da strada, che vedeva da una parte il popolo inferocito e dall’altra le forze dell’ordine d’Oltralpe. Alla fine Hollande è stato costretto a modificare i punti del Jobs Act su cui si era accumulato più risentimento, anche perché gli scontri avvenuti a Parigi hanno bloccato la città per diversi giorni: ai francesi si può dir tutto, ma le rivoluzioni le sanno fare, piccole o grandi che siano, e le foto e i filmati di quel giorno ne sono una testimonianza. Nonostante in Europa non si sia parlato molto di TTIP nelle televisioni o nei giornali – su espressa richiesta dei vari leader delle nazioni europee – si sono viste mobilitazioni senza precedenti in quasi tutti gli stati dell’Ue per bloccare il Trattato transatlantico. Uno dei più grandi e (insospettabili) tenaci oppositori è stato il sessantanovenne Thilo Bode, il direttore di una società berlinese di nome Foodwatch che si occupa della difesa dei consumatori, e a cui Politico ha dedicato un articolo dal titolo più che eloquente: “L’uomo che ha ucciso il TTIP” (http://www.politico.eu/article/the-man-who-killed-ttip-thilo-bode-foodwatch-germany-free-trade/).
Al di là delle mobilitazioni che si sono viste in Spagna, Italia, Francia e via dicendo, e che comunque hanno coinvolto diverse migliaia di persone, ciò che è avvenuto in Germania grazie a quest’uomo brizzolato e apparentemente pacato è degno di attenzione. Nell’ottobre 2015, dopo aver venduto 70.000 copie del suo libro “The Free Trade Lie” ( in italiano La menzogna del libero mercato), Thilo Bode ha contribuito ad organizzare una manifestazione anti-TTIP che ha raccolto a Berlino più di 150.000 persone pronte a battersi per impedire l’implementazione di quell’ennesimo guinzaglio a stelle striscie che sarebbe stato il TTIP; una mobilitazione con questi numeri non si vedeva dai tempi dell’invasione dell’Iraq del 2003.

Il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, presentato fin dall’inizio come innocuo e anzi innovativo trattato di libero scambio tra Ue e U.S.A., in realtà, con la maschera di un’armonizzazione delle normative sul libero commercio, antepone il mercato e gli interessi privati a quelli della collettività, di fatto aprendo ad una significativa riduzione degli standard sociali, ambientali e sanitari; che, come è risaputo, in Europa sono migliaia di più e infinitamente più elevati e coercitivi rispetto a quelli vigenti in America. Per quanto riguarda l’Italia la firma di questo accordo sarebbe stata distruttiva per le nostre piccole aziende, soprattutto quelle produttrici di beni alimentari. Le nostre eccellenti carni, i nostri formaggi, tutti i nostri cibi più caratteristici, quelli che ancora vengono prodotti nelle piccole città italiane con passione e quell’amore tramandato di generazione in generazione, sarebbero scomparsi sommersi dall’offerta elevatissima di alimenti di scarsa qualità ma a basso prezzo che il TTIP avrebbe prodotto. Non comprando più i nostri alimenti perché troppo costosi, molte piccole (ma eccellenti) aziende italiane non avrebbero avuto altra scelta se non quella di soccombere. Allora, forse, il No dei popoli serve ancora a qualcosa se ha contribuito a ‘piccoli’ successi come la modifica della “Loi travail” in Francia e all’annullamento delle trattative per il TTIP. ‘Forse’, perchè il 29 agosto sono prontamente arrivate le smentite della Merkel e del portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas: “Anche se le trattative commerciali richiedono tempo, il processo è in funzione. Siamo entrati in una fase cruciale e abbiamo l’appoggio di 28 stati membri dell’Unione europea. Se le condizioni saranno soddisfatte, la Commissione è pronta a portare a termine l’accordo entro la fine dell’anno.”