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Saviano antieroe per forza

di Carlo Gambescia - 21/10/2008


Oggi rischiamo l'accusa di parlar male di Garibaldi. Ma abbiamo spalle forti.
Un premessa. Verso Roberto Saviano nutriamo il massimo rispetto, soprattutto per quella preziosa libertà intellettuale che rappresenta la sua figura. Fisicamente minacciata da un' organizzazione criminale. Non dimentichiamo che siamo passati, tutti, attraverso un Novecento brutale. Nessuno può - e deve dimenticare - i roghi di libri. E che cos’è uno "scrittore" se non testimonianza vivente di pagine "scritte", che attraverso la lettura, si fanno vita? Quindi a Saviano, per quello che può contare, non può non andare tutto il nostro sostegno morale.
Quel che non piace invece, è la piega - non troviamo parola migliore - panpolitichese, che sta prendendo l'intera storia.
In primo luogo, non convince la "neutralità" dell’Appello dei premi Nobel (tutti politicamente schierati, alcuni schieratissimi). Anche Maurizio Costanzo è tuttora nel mirino della mafia. Addirittura, molti anni fa, evitò per un pelo un attentato. Ma nessun premio Nobel, o scrittore di fama mondiale, si mosse… Costanzo non è mai piaciuto a una certa parte politica. E neppure a noi (
http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2007/07/gigi-proietti-maurizio-costanzo-e-il.html ), ma gli va riconosciuto un coraggioso impegno mediatico contro le organizzazioni mafiose. Pertanto siamo davanti al solito due pesi, due misure. Ovviamente, solo quando non si fa parte di una certa congrega della buona vita.
In secondo luogo, le firme dei politici all’Appello, tutte caratterizzate, sembrano indirizzare a senso unico, solo nell’interesse di una parte politica, tutta la vicenda. Si dirà: nessuno proibisce agli “altri”, quelli al Governo, di firmare. Giusto. Ma si noti pure la “grazia”, si fa per dire, con cui si sta muovendo il blocco politico-editoriale di Repubblica, a colpi di firme, proclami, eccetera
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/camorra-4/firme-scrittori/firme-scrittori.html). In breve, siamo davanti alla solita faziosa retorica del teniamoci stretti: noi all’Opposizione siamo l’Italia, e voi al Governo siete l’anti-Italia. "Noi buoni, voi cattivi" suona il vecchio disco rotto… Al punto che sussiste il reale rischio di rendere, queste nostre osservazioni - che crediamo siano di puro buon senso - “di destra”, come qualche lettore sicuramente ci rimprovererà.
In terzo luogo, e qui il pur bravo e intelligente Saviano dovrebbe fare un piccolo esame di coscienza, e ribellarsi, prima che lo “incasellino” in modo definitivo. Perché gli stanno cucendo addosso l’immagine che piace a tanto a certa cultura “del maledetto il popolo che ha bisogno di eroi”: quella dell’antieroe. Favorita, purtroppo, dalle dichiarazioni dello stesso Saviano, probabilmente frutto di un pur comprensibile momento di debolezza, a proposito del suo desiderio di lasciare l’Italia per vivere una vita se non tranquilla, più serena. Per carità, ognuno è libero... Ma carissimo Saviano lei non è più uno sconosciuto dottor Rossi. Ora ha delle responsabilità civili. Come del resto lei sa benissimo da solo.
Ovviamente non condividiamo gli atteggiamenti tromboneschi del Ministro La Russa in divisa da paracadutista, o i ruggiti di Maroni sui militari nelle strade (tanto per fare due esempi). Ma ci commuovono i giudici Falcone e Borsellino, certo, più anziani del ventinovenne Saviano. I quali si sono sempre ben guardati dal dire certe cose. Per non parlare del giudice “ragazzino”, Rosario Livatino. E ne parliamo al presente, perché sono ancora qui tra noi. Eroi purissimi.
Una nazione ha sempre bisogno di eroi: nel senso di persone capaci di impegnarsi, a rischio della propria vita, e a prescindere dalla qualità dei suoi dirigenti politici. Cefalonia dovrebbe essere un esempio perenne per tutti. E invece pare proprio di no.
Certo, eroi veri, non le figurine di carta, costruite a tavolino da certa retorica patriottarda. Perciò, per dirla tutta, non è scappando, magari dando la stura alla solita retorica dell’anti-Italia, che si riuscirà a risolvere i problemi, e sono tanti, di questa nostra disgraziata ma amatissima terra.
Saviano ci ripensi.