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I tarantolati di Darwin

di Costanzo Preve - 02/07/2009



1. Siamo ancora lontani dal bicentenario della nascita di Marx (1818-2018), ma di una
cosa possiamo già essere sicuri, e cioè che tutti i pavoni, i babbioni e i marpioni che
parleranno di Marx nel 2018 non avranno praticamente nessun vero serio rapporto con
Marx, ma esprimeranno soltanto la medietà ideologica del come la cupola del clero
universitario globalizzato esprimerà narcisticamente se stessa sotto il pretesto di parlare
di Marx. Non possedendo la sfera di cristallo, non posso sapere se nel 2018 saranno
ancora di moda le stroncature postmoderne della Filosofia moderna della Storia, se esse
saranno ancora irrise come secolarizzazioni del messianesimo religioso e/o come grandi
narrazioni, eccetera, oppure se la presente crisi capitalistica (scrivo nel Maggio
2009)avrà “morso” a sufficienza nel corpaccio parassitario di questi ceti universitari
autoreferenziali e se, di conseguenza, la moda del Postmoderno (razionalizzazione
filosoficamente elaborata dalla delusione seguita alle illusioni della miserabile
generazione del Sessantotto) sarà sostituita da rivalutazioni cicliche di vario tipo (Keynes
in Economia, Ratzinger in Teologia, Hegel in Filosofia, eccetera).
Non lo so, e quindi non ve lo posso dire. In dieci anni possono succedere molte cose. Ma
se le cose continuano come sono ora, posso razionalmente ipotizzare alcuni scenari, che
sunteggerò qui:
(a) Marx è stato meraviglioso, ma il marxismo successivo ha rovinato tutto, con la sua
pretesa positivistica di portare al potere la Classe Operaia.
(b) Marx è stato un mirabile studioso del Capitalismo, anche se purtroppo aveva una
deplorevole pulsione utopistica, non si sa bene se per le sue origini ebraiche
imperfettamente secolarizzate o per le sue emorroidi, che lo irritavano eccessivamente.
(c) Marx è sempre attuale, mentre Lenin (ed il suo allievo baffuto Stalin) deve essere
gettato nella pattumiera della storia.
(d) Infine, il pensiero di Marx deve essere comparato con il pensiero della più grande
filosofa novecentesca, donna, ebrea e femminista, cioè Hannah Arendt.
(e) Sulla base del gossip filosofico, e cioè dell’insuperabile modello Silvio - Veronica, si
darà particolare enfasi al comportamento maschilista di Marx verso la moglie Jenny e,
soprattutto, al fatto che aveva messo incinta la buona domestica tedesca Demuth.
(f) Benché manchino testimonianze dirette sulle eventuali pulsioni gay di Marx, verranno
ripescate le testimonianze di un gay londinese del 1867 (anno di pubblicazione del
primo Libro del Capitale), avvicinato da un barbuto tedesco in un pub. Si può pensare
che forse sia stato Marx.
Date le mie malferme condizioni di salute, non posso essere sicuro di essere presente a
questo bicentenario. Ma anche se lo fossi, non verrei sicuramente invitato, data la mia
non-appartenenza al clero universitario narcisistico e autoreferenziale, benché il mio
“inglese da conferenza” sia relativamente buono.
2. Sono invece tuttora vivo, vegete, e presente in questo bicentenario di Darwin (1809-
2009). Data la mia pittoresca ignoranza in questioni biologiche e di Scienze naturali,
unita alla mia relativa indifferenza per la cosiddetta “Scienza” (di cui non mi vergogno
affatto, confortato dal fatto che ci sono già milioni di persone che se ne occupano per me,
senza costringermi ad occuparmi di cose che non mi interessano), non metto il becco
sulla questione dell’Evoluzione della specie, che m’interessa certamente di più dei
problemi della fusione dei metalli, ma molto di meno dei costumi sessuali dei bisonti
delle praterie ed immensamente di meno delle differenze fra le teologie francescane e
domenicane nella Sorbona del 1271.
E tuttavia, in breve, penso questo:
(a) Da come posso capire, non c’è partita fra il Creazionismo e l’Evoluzionismo. Il
Creazionismo è un mito di origine religiosa, prima sumerica, poi assiro-babilonese,
infine vetero-testamentaria. Gli antichi greci, che non erano così ingenui, erano già
ampiamente evoluzionisti. Solo gli scientisti moderni possono non saperlo, credendo
che il Mondo cominci soltanto con Galileo, Newton, Darwin, Einstein, Onfray,
Odifreddi, “Micromega”, Turchetto, Pievani e soprattutto Augias, che non crede nel Dio
di Ratzinger ma, in compenso, crede nell’Olocausto come Unico Male Assoluto
Imparagonabile (cfr. La Repubblica, 7-5-09). Prima di Darwin, già un mucchio di
studiosi si era accorta del principio dell’Evoluzione (cfr, Pietro Corsi, La Stampa, 6-5-
09).
(b) Dal momento che il Creazionismo è un mito mesopotamico passato alla religione
ebraica veterotestamentaria, estraneo ai nostri padri, fratelli e maestri greci, il
Creazionismo non mi fa né caldo né freddo, e neppure m’infastidisce. Forse che il mito
sumerico di Gilgamesh infastidisce? Neppure per sogno!
(c) Rispetto la Scienza moderna come mirabile ideazione conoscitiva. Rivendico il fatto
che la Filosofia, intesa non come filastrocca di opinioni, ma come vera e propria
“Scienza filosofica” (Hegel, e poi Marx), mi interessa molto di più. Ma questo vale solo
per me. Si tratta, come direbbe Kant, di una “massima”, non di un imperativo. Per la
Levi Montalcini, ad esempio, vale il contrario, e per entrambi fortunatamente c’è posto
nel meraviglioso mondo della natura (Piero Angela). Con i cani ringhiosi che affermano
che l’Idealismo è merda, l’Umanesimo è merda, eccetera, non c’è purtroppo spazio per
il dialogo.
È un peccato, ma non è colpa mia.
3. Un conto è Darwin, un conto è la darwinomania ossessiva, la darwinolatria scomposta
ed incontinente. Segnalo in proposito solo due testi, e cioè l’Almanacco di Scienze di
Micromega del Febbraio 2009, diretta dal dipietrista tarantolato Flores d’Arcais, e dal
numero I/2009(61) del bimestrale L’Ateo intitolato Il nostro Darwin. Si potrebbero
aggiungere i libri di Odifreddi, che sostengono che solo un cretino ignaro della Scienza
moderna può dichiararsi ancora cristiano, e del sionista romanesco Augias per cui Cristo
era soltanto un uomo, e quindi relativo e non assoluto, mentre l’Olocausto è
monoteisticamente unico, e quindi Assoluto e non relativo. Bisogna quindi cambiare il
Libro sacro, e passare dai Vangeli al Diario di Anna Frank.
Ho cercato di manifestare il mio sconcerto in un saggio passato del tutto inosservato (cfr.
C. Preve, Marx e Darwin, in Atrium, I, 2007). Chiederò ai miei amici di metterlo in rete.
Nel frattempo, non potendo presupporre nei lettori la conoscenza di questo mio saggio (e
di un altro apparso in Atrium, I, 2008), ne riassumerò qui alcuni temi fondamentali.
Cercherò, però, di sfrondare il superfluo e di mirare all’essenziale.
4. Darwin, lo ripeto, ritengo abbia ragione nell’essenziale. Sono quindi un evoluzionista e
non un creazionista. Ma questa mia magnanima presa di posizione politicamente
corretta può interessare al massimo a venti persone, cioè amici e parenti, ma non
possiede rilevanza pubblica di tipo cosmico - storico in quanto, a differenza di
Berlusconi, ritengo che il mondo continuerebbe a girare sul suo asse anche senza di me.
Può invece essere interessante discutere d’altro, e cioè nella fattispecie:
(a) Perché i tarantolati, che s’interessavano freneticamente di Marx alcuni decenni fa,
oggi lo hanno sostituito con Darwin, come se veramente Darwin potesse sostituire
Marx.
(b) Perché Darwin viene trasformato, contro le sue esplicite volontà, in teorico di
legittimazione scientifica dell’ateismo.
(c) Quale sia, oggi, e non nel 1760 o nel 1860, il valore ideologico di posizione dell’ateismo
nei confronti ovviamente del suo supposto nemico frontale, la fede religiosa.
Tre temi che sono, in realtà, uno solo. Ma discutiamoli pure uno per uno.
5. La cosiddetta “Scienza moderna” (da non confondere assolutamente con l’episteme
greca e con la Scienza filosofica dell’Idealismo di Fichte, Hegel e Marx, cui io aderisco
interamente) è un’originale ideazione seicentesca europea, ottima per la conoscenza della
Natura esaminata in sé in modo disantropomorfizzato, ed assolutamente inutile per la
conoscenza dell’Uomo nel senso di Socrate. In quanto tale, quest’ideazione scientifica,
che ha come soggetto il cosiddetto “intelletto scientifico” (il Verstand di Kant e di Hegel)è
strutturalmente atea, del tutto indipendentemente dal fatto che il singolo scienziato sia
credente oppure no. Ed è a-tea, con l’alfa privativo, non perché si opponga al Dio
monoteistico cristiano, ebraico e musulmano (accettare a Dio oppure opporsi a Dio è
qualcosa che è integralmente contenuto nel campo della Filosofia, e non solo in questo),
ma perché prescinde interamente da Dio, e dalla sua esistenza o inesistenza, oppure
dalla sua pensabilità teistica o panteistica, eccetera. Il cosiddetto a-gnosticismo non è
che una forma di ateismo educato e possibilista e, nel campo della Filosofia, equivale alle
“buone maniere” in società, per non offendere oltremisura i signori e le signore presenti.
L’ideazione scientifica seicentesca moderna, di gran lunga il modo migliore per acquisire
conoscenze pratiche specialistiche nel solo mondo della Natura vista come staccata ed
indipendente dall’Uomo (il rapporto Uomo-Natura, invece,non è di competenza della
Scienza ma solo della Filosofia). È quindi atea per principio. In questo senso, ma solo in
questo senso, funziona il sistema di equazioni Scienza = Materialismo = Ateismo, sistema
di equazioni che non tocca mai, e non può per principio toccare, i rapporti sociali degli
uomini fra di loro (individui, Classi, Comunità, Liberalismo, Individualismo,
Collettivismo, Comunismo). Per quanto concerne questi rapporti (di cui invece si occupa
la Filosofia o, più esattamente la Scienza Filosofia della Totalità Dialettica Espressiva), la
Scienza non ha nulla da dire, il Materialismo non ha nulla da dire (questi rapporti non
sono infatti “materia”) e, naturalmente, l’Ateismo non ha nulla da dire, al di fuori dello
studio dell’uso ideologico di legittimazione classista delle religioni che, in quanto tale,
però non ha nulla a che fare con una sorta di Ateismo Presupposto come Unica
Posizione Materialistica e Scientifica. Questa pretesa sciocca mi fa venire in mente, come
suo solo equivalente, la pretesa sionista dell’Unicità dell’Olocausto, imparagonabile a
qualsiasi altra cosa. I sostenitori dell’Unicità dell’ideazione scientistica seicentesca sono
dei veri e propri sionisti del pensiero umano.
6. Darwin non voleva essere in alcun modo un filosofo ateo-materialista, e lo ha ripetuto
mille volte in pubblico ed in privato. Ma neanche Marx avrebbe voluto essere la fonte
suprema di legittimazione di un esperimento d’ingegneria sociale dispotico-egualitaria a
base statuale e partitica sotto cupola geodesica protetta (Jameson), eppure lo è
diventato. E quindi, dal momento che quando scrivi e pensi qualcosa, esso non ti
appartiene più dopo la pubblicazione, non ci si può stupire che Darwin sia diventato un
teorico dell’ateismo e Marx un teorico del Comunismo storico novecentesco. In proposito
nessun fraintendimento o tradimento o ignoranza (tre categorie da veri e propri ingenui
storiografici), ma semplicemente inesorabile logica della radicale autonomizzazione delle
produzioni intellettuali. E quindi non mi lamento affatto che lo studioso vittoriano,
sostanzialmente disinteressato alle ricadute ideologico-filosofiche al suo pensiero, sia
oggi diventato, nella congiuntura ideologica attuale, un teorico dell’ateismo per i signori
Odifreddi, Flores d’Arcais o Turchetto. Si tratta dell’inevitabile logica dell’ideologia.
Lamentarsene è inutile.
7. Fra i tarantolati del darwinismo c’è anche una mia amica personale (amica personale
ed avversaria filosofica radicale e senza compromessi), e cioè Maria Turchetto, direttrice
ad un tempo della rivista L’Ateo e di una collana althusseriana. Dal momento che sono
stato fatto oggetto recentemente di pittoreschi insulti settari da parte di un
althusseriano veneto incontinente, colgo l’occasione per ricordare due cose:
(a) Althusser non solo non era ateo (in senso filosofico), non solo era imbevuto di
Scolastica cattolica (Salvatore Azzaro), ma si dichiarò esplicitamente e filologicamente
contro l’interpretazione del marxismo come ateismo.
(b) L’interpretazione di Althusser come epistemologo delle Scienze naturali e sociali e
come filosofo del materialismo aleatorio è certo possibile, ma non è affatto l’unica
“autentica”. Ad esempio, è anche possibile pensarlo come colui che cercò (invano)di
mutare il senso comune e la filosofia della Storia del militante comunista medio.
Il fatto che io non sia althusseriano, infatti, non significa affatto che io non conosca nei
dettagli la produzione di Althusser e soprattutto il contesto irripetibile in cui è nata, sia
storico (la congiuntura 1956-1968)che geografico (il marxismo francese parigino). Chi
bercia contro di me offese settarie, ripetendo in piccolo scontri antichi (cfr. N. Valentinov,
I miei colloqui con Lenin, Il Saggiatore, Milano 1969), dovrebbe sapere una cosa: io
dissento da Althusser non per ignoranza delle sue vere posizioni ma al contrario perché,
conoscendole fin troppo bene, le ho pacatamente respinte per la loro insufficienza.
Come ha analiticamente dimostrato Salvatore Azzaro in un libro pubblicato dall’editore
Studium, il pensiero di Althusser trova la sua origine in un’eresia cattolica di origine
domenicana. Ci sono i testi, basta leggerli, anziché inventare un Althusser
originariamente ateo e materialista. Inoltre, chi scrive ha tradotto dallo spagnolo una
fondamentale lettera di Althusser, che qui non riproduco per brevità (ed anche perché so
che sarebbe inutile, in quanto non ha senso parlare ai sordi), in cui Althusser ripete che
il marxismo non è un ateismo e non ha nulla a che fare con l’ateismo, in quanto
l’ateismo è un Umanesimo, ed Althusser non voleva avere nulla a che fare con
l’Umanesimo (a differenza dello scrivente). Comunque, se qualcuno volesse togliersi la
curiosità, vada a cercare Costanzo Preve, Il filo di Arianna, Vangelista, Milano 1990, pp.
117-18. È però del tutto inutile. Conosco i miei polli. Non sanno neppure che cosa vuol
dire una discussione filosofica. Rovesciano la scacchiera, gettano la palla in tribuna. C’è
chi preferisce l’invettiva e l’insulto, e chi invece il risolino e la battuta.
Dopo la morte di Althusser, i suoi allievi organizzarono a Parigi il primo incontro dopo la
sua morte. Chi scrive era l’unico straniero. Non è una vanteria, è un fatto accertabile
(cfr. AAVV, Politique et theorie dans l’oeuvre de Louis Althusser, Puf, Paris 1993). Non
vedo perché la sola interpretazione possibile di Althusser debba essere quella del teorico
del Materialismo aleatorio (Negri), oppure del professore universitario di metodologia
della ricerca anti-hegeliana e kantiano-weberiana (Turchetto).
Un po’ di sano pluralismo, per Dio!!
8. E tuttavia, fino ad ora, abbiamo solo girato intorno al cuore del problema che
riassumeremo così: non si tratta di Darwin; mi pare chiaro che l’Evoluzionismo batta il
Creazionismo con punteggio tennistico; e mi pare chiaro che questo avviene per
un’asimmetria teorica, in quanto l’Evoluzionismo è un’ipotesi scientifica mentre il
Creazionismo è un mito prefilosofico sumerico passato ai babilonesi, e di qui
all’Ebraismo veterotestamentario, e del tutto estraneo alla Filosofia greca nel suo
complesso, che è del tutto proto evoluzionistica e non creazionistica (almeno nel senso
teistico e monoteistico); non si tratta quindi di questo.
E di cosa si tratta, allora? Ma è semplice. Si tratta della valutazione del valore di
posizione attuale storico-ideologico dell’ateismo. Si tratta di questo, e solo di questo,
laddove Galilei, Newton, Darwin, eccetera, non c’entrano praticamente nulla.
Il valore di posizione dell’ateismo materialistico francese del Settecento (e di quella
variante educata che fu il Kantismo) fu abbastanza “progressivo” (ma neppure troppo,
Fichte ed Hegel erano già mille volte meglio), in quanto delegittimava politicamente le
pretese normative di un’ideologia gerarchica tardofeudale e signorile, fondata sulla
religione cristiana, sia nella variante cattolica che in quella protestante (quella ortodossa
ne è parzialmente esente, perché difendeva le comunità nazionali oppresse dai turchi
ottomani, e quindi adempiva ad un’altra funzione storica). Dunque, essere atei, e
dichiararsi tali, poteva avere una funzione sociale positiva (ed infatti ammetto
apertamente che l’aveva).
Il valore di posizione del Positivismo ateo ottocentesco è molto più discutibile. Secondo
me aveva già perduto ogni valore di posizione ideologico positivo. L’ultimo pensatore ateo
positivo fu infatti, a mio avviso, Feuerbach, il cui “Umanesimo integrale”, non a caso, è
irriso e sputacchiato dagli antiumanisti residui. L’Umanesimo di Feuerbach, non a caso,
unito alla Filosofia della Storia di Hegel ed alla sua mirabile e mai abbastanza lodata
Logica Dialettica, fu alla base della teoria strutturalistica dei modi di produzione di
Marx. Altro che rottura epistemologica, teoria che quando fu proposta era intelligente
(eppure errata), ma oggi è soltanto una “rottura”, e non è neppure più epistemologica
(parlo dell’uso comune italiano del termine “rottura”).
Ed oggi, dico oggi (2009), quale è il valore di posizione ideologico dell’ateismo
tradizionale, prima illuministico e poi positivistico? Nessuno, assolutamente nessuno.
Direi di più. È soltanto negativo. È un arnese per i provocatori sionisti Pannella e
Bonino. I talebani, Ratzinger, Hamas, Hezbollah, e soprattutto il benemerito
Ahmadinejad, che Allah ce lo conservi a lungo, valgono mille volte di più del berciare
darwiniano dell’ex-marxista trotzkista Flores d’Arcais.
E perché mi spingo a dire una simile provocatoria enormità, che in altri contesti avrebbe
comportato l’internamento in manicomio (URSS brezneviana, eccetera)? Ma è semplice.
Ma perché l’ateismo vorrebbe negare la religione, vista come ostacolo all’emancipazione
umana dall’ignoranza e dalla superstizione. Ma qual è oggi (sottolineato oggi) l’unica
(sottolineato l’unica) superstizione idolatrica? È quella dell’eternità, dell’inesorabilità e
dell’immodificabilità del Capitalismo, variamente denominato dalle varie cucine
filosofiche (Modernità, Nichilismo, Tecnica, Fine della Storia, Disincanto verso le Grandi
Narrazioni, eccetera). Questa è l’unica religione oggi esistente, con i suoi tre dogmi
principali (centralità robinsoniana dell’Individualismo occidentale, teologia
interventistica dei Diritti Umani, espiazione eterna della religione Olocaustica). Ogni
“ateismo” verso questi tre dogmi idolatrici è benvenuto.
Il resto possiamo lasciarlo agli archivi in cui la Storia lo ha consegnato. E riconsegniamo
Darwin alla Facoltà di Scienze Naturali. Il resto è solo chiacchiericcio mediatico di
accompagnamento subalterno ai bombardamenti “umanitari”.