Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / 11 settembre 2001. Bush, Cheney e il piano segreto della CIA

11 settembre 2001. Bush, Cheney e il piano segreto della CIA

di Michele Paris - 16/07/2009

 
 

Dopo giorni di attesa è stato finalmente reso noto il programma segreto della CIA, autorizzato da George W. Bush fin dal 2001 e sottratto intenzionalmente alla conoscenza del Congresso degli Stati Uniti per ordine del vice-presidente Dick Cheney. La denuncia era partita dall’attuale direttore della principale agenzia di intelligence americana - Leon E. Panetta - il quale era venuto a conoscenza del piano solo il 23 giugno scorso, per poi cancellarlo definitivamente. Il progetto prevedeva la formazione e l’invio di piccole squadre speciali in paesi esteri per assassinare impunemente membri di spicco di Al Qaeda, o presunti tali. Sebbene mai sviluppato né portato a termine a causa delle enormi implicazioni legali, politiche e morali, il piano segreto della CIA ha riportato prepotentemente al centro del dibattito negli USA la questione delle responsabilità della precedente amministrazione nelle innumerevoli violazioni del diritto internazionale operate nel nome della lotta al terrorismo.

I contenuti specifici del progetto operativo rivelato in anteprima qualche giorno fa dal Wall Street Journal non sono stati resi noti a causa della sensibilità del materiale classificato come top secret dall’agenzia. Secondo alcune fonti di intelligence tuttavia, la CIA avrebbe utilizzato fondi per la pianificazione e addirittura l’addestramento di proprio personale per condurre gli omicidi in qualsiasi paese estero gli affiliati alla rete terroristica di Osama Bin Laden si fossero trovati. L’intero piano era stato legittimato direttamente dalla Casa Bianca poco dopo gli attentati dell’11 settembre e prevedeva, oltre alla cattura di terroristi da spedire in strutture detentive al di fuori degli Stati Uniti, l’uccisione degli stessi se il loro arresto si fosse rivelato troppo rischioso. Nonostante la durata dell’operazione fosse stata fissata in sei mesi, l’amministrazione Bush decise di tenerla in vita anno dopo anno, cercando di implementare nel piano l’assassinio di sospetti terroristi tramite i controversi bombardamenti effettuati successivamente dagli aerei della CIA pilotati a distanza (droni).

Le rivelazioni di Panetta hanno ulteriormente alimentato il fuoco delle polemiche tra i democratici al Congresso e la stessa agenzia di intelligence, dopo che già nei mesi precedenti la speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi aveva accusato i servizi segreti di aver mentito circa l’utilizzo del waterboarding, la tecnica di tortura illegale adottata per ottenere confessioni dai detenuti sospettati di terrorismo. La scorsa settimana, sette membri democratici della Commissione della Camera dei Rappresentanti per i Servizi Segreti avevano reso pubblica una nota nella quale rivelavano come il direttore della CIA avesse ammesso l’esistenza di un piano segreto che era stato tenuto nascosto al Congresso. I vertici dell’agenzia avevano informato tardivamente Panetta del piano, invitandolo a renderne nota l’esistenza alla Commissione di controllo.

Nelle frenetiche settimane successive all’11 settembre, Bush e Cheney avevano mostrato da subito grande entusiasmo per il piano; anzi, era stato lo stesso vice-presidente a dare istruzioni per tenere all’oscuro i membri del Congresso. Nel settembre 2001 peraltro, gli agenti della CIA stavano preparando il campo per l’offensiva in Afghanistan e direttive specifiche per autorizzare l’uccisione “a vista” di determinati “obiettivi”, vale a dire presunti affiliati ad Al Qaeda. Le difficoltà nell’addestramento delle squadre speciali che avrebbero dovuto condurre in porto il progetto e gli insormontabili ostacoli legali che sarebbero potuti emergere hanno però a poco a poco smorzato l’interesse per il piano segreto. La violazione della sovranità dei paese nei quali sarebbero stati portati a termine gli omicidi, la diversa classificazione legale della CIA rispetto all’esercito e la conseguente disputa sul fatto che tali uccisioni avrebbero potuto essere o meno coperte dal diritto di guerra sono solo alcune delle questioni che il governo americano avrebbe dovuto affrontare.

Le Commissioni di controllo sui Servizi Segreti della Camera dei Rappresentanti e del Senato, alle quali le agenzie di intelligence americane devono riferire, erano state create negli anni Settanta in reazione proprio agli interventi segreti della CIA negli affari interni di molti paesi stranieri, tra cui l’appoggio a numerosi omicidi di leader o personalità politiche di spicco. Nel 1976 fu invece il presidente Gerald Ford ad emanare una direttiva volta a proibire esplicitamente gli assassini. Il divieto tuttavia, com’è ovvio, non è applicabile all’uccisione di nemici nell’ambito di un conflitto armato. Una distinzione sulla quale l’amministrazione Bush ha puntato per giustificare l’omicidio dei membri di Al Qaeda, un gruppo terroristico che ha attaccato gli Stati Uniti sul proprio suolo e contro il quale é stata dichiarata guerra.

Stessa posizione è stata assunta anche da Barack Obama, il quale ha da subito sostenuto i bombardamenti dei droni in territorio pakistano per colpire i ribelli talebani, con la giustificazione che gli USA sono costretti ad intervenire in un paese dove le autorità locali non sono in grado, oppure non vogliono, combattere efficacemente il terrorismo. Anche se in termini strettamente legali non vi è differenza tra un assassinio effettuato con missili piuttosto che con un’arma da fuoco, politicamente il primo risulta molto più accettabile, anche se, come nel caso del Pakistan, viene ugualmente condotto da agenti della CIA.

Le rivelazioni del piano segreto dell’intelligence americana si aggiungono così a quelle del recente passato sui metodi di tortura impiegati negli interrogatori di presunti terroristi a Guantánamo, Bagram e nelle altre prigioni segrete della CIA. Rivelazioni che hanno spinto il Congresso a maggioranza democratica a chiedere un maggiore potere di controllo e supervisione sui servizi segreti, richiesta alla quale pare opporsi invece il presidente Obama.

Lo scandalo evidenziato dai membri di maggioranza delle Commissioni parlamentari non sembra tale d’altra parte ai loro colleghi repubblicani, i quali sostengono che la CIA non abbia alcuna colpa per aver nascosto il piano al Congresso, dal momento che esso non è mai stato attuato. Una tesi che non convince i democratici, tanto che il deputato Jan Schakowsky (Illinois) e i senatori Patrick Leahy (Vermont) e Dick Durbin (Illinois) hanno già annunciato l’avvio di un’inchiesta. Un accertamento di responsabilità che, malgrado l’iniziale opposizione dello stesso Obama, non sembra dover restare isolato nell’ambito degli eccessi della lotta senza quartiere al terrorismo nell’era post 11 settembre. Solo qualche giorno fa, il ministro della Giustizia Eric Holder annunciava infatti dalle colonne di Newsweek la sua disponibilità a valutare un procedimento legale per determinare eventuali eccessi nel trattamento dei detenuti accusati di terrorismo dopo il 2001.