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Forest Gardening: l’Eden in giardino

di Nicola Savio - 30/09/2009

Pensate alla libertà di un orto che si sviluppa da solo, dove voi dovete solo passare a raccoglierne i frutti. Eric Toensmeier lavora intorno a questi sistemi produttivi da anni sviluppando diversi progetti di Forest Gardening in cui piante perenni si mescolano ad annuali ricreando la successione per “strati” tipica dei boschi.

forest garden
Pensate alla libertà di un orto che si sviluppa da solo, dove voi dovete solo passare a raccoglierne i frutti
L'orto è un atto rivoluzionario. Nel senso più esteso e complesso del termine.

 

Si, ovviamente c'è tutto il livello di riappropriazione della propria responsabilità alimentare, la critica ad un sistema massificato, l'assalto devoluzionista al PIL, la sensazione anarcoide dell'autarchia...

L'orto può essere, volenti o nolenti, un atto di “politica basilare” ma deve essere anche altro, una rivoluzione più profonda. Una rivoluzione che attecchisce in ciò che ciascuno di noi è come persona e come dinamica di pensiero.

 

Attraverso la creazione e l'osservazione di un orto diventiamo quello che per Antonin Artaud era l'attore: un'atleta del cuore (non interpretate male: Artaud era tutto tranne che un lettore di Harmony...), una persona in grado di apprendere, in maniera fisica, e replicare le sottili linee che collegano eventi, sensazioni, immagini attraverso processi di creazione.

 

In maniera un po' romantica, con trasporti da “Sturm und Drang”, questo è uno dei percorsi seguiti in agricoltura naturale e nelle progettazioni in permacultura: la percezione ed analisi degli ambienti naturali e la loro ricreazione “artificiale” nel giardino intorno a casa, sul balcone o nei 24 ettari di azienda agricola sostenibile.

 

Guardate i boschi, le foreste o le praterie. Nessuno se ne cura eppure sono lì, crescono, si sviluppano, si modificano, senza alcuna necessità di interventi. Nessuna lavorazione, nessuna concimazione. Niente. Cellule autosufficienti.

 

Provate ad immaginare la creazione di un orto che riproduca la “stabilità dinamica” - perdonate l'ossimoro – di questi sistemi naturali, la loro capacità di autorigenerarsi.

Pensate alla libertà di un orto che si sviluppa da solo, dove voi dovete solo passare a raccoglierne i frutti. L'Eden in giardino...

 

Eric Toensmeier, animatore del progetto Nuestras Raices, lavora intorno a questi sistemi produttivi da anni sviluppando diversi progetti di Forest Gardening in cui piante perenni si mescolano ad annuali ricreando la successione per “strati” tipica dei boschi.

 

 


Eric Toensmeier da anni sviluppa diversi progetti di Forest gardening
La stratificazione tipica è composta seguendo uno schema preciso che prevede, partendo dal versante a nord:

 

1° livello – Canopia formata da alberi da frutta o semi ad alto fusto (castagni, mandorli...)

2° livello – alberi da frutta o semi “nani” (albicocchi, pruni...)

3° livello – arbusti e piccoli frutti (mirtilli, olivastro spinoso...)

4° livello – piante erbacee (spinaci, biete...)

5° livello – piante da radice

6° livello – piante da copertura del suolo (fragole...)

7° livello – piante rampicanti (viti, leguminose, zucche...)

 

Nonostante le apparenze, questo sistema non richiede enormi spazi. Lavorando su più livelli i raccolti possono essere abbondanti anche nel giardinetto dietro casa.

Inoltre, in attesa che gli alberi più “importanti” attecchiscano e inizino a dare frutti, lo stesso modello è replicabile con coltivazioni perenni di minori dimensioni ed impatto.

 

Ma perché le perenni?

Pensiamo un attimo ad un orto classico. Ogni anno la terra viene smossa, rigirata, diserbata, disgregando e riducendo in maniera drastica il contenuto di materia organica nel suolo. Cosa che ci costringe, conseguentemente, a periodiche concimazioni per rifornire delle sostanze nutrienti di cui hanno bisogno le piante che coltiveremo. Inoltre la classica coltivazione “a filari” fa si che, in un dato spazio, vi siano solo radici delle stesse dimensioni e piante dagli stessi fabbisogni nutritivi cosa che può portare ad ulteriori impoverimenti del suolo.

 

Coltivando piante perenni questo non accade. Le piante perenni non necessitano di lavorazioni del suolo, attraverso i cicli vegetativi estate-inverno cedono continuamente materia organica al suolo contribuendo attivamente alla sua creazione. Letteralmente le perenni producono suolo attraverso i propri “detriti”.

 

Nelle loro radici i microorganismi, che in ambiente naturale sono parte fondamentale dei cicli di fertilità, possono trovare sicuro rifugio anche in periodi difficili di freddo intenso o di siccità prolungata mantenendo a lungo il suolo correttamente areato e disponibili, là dove maggiormente servono, buona parte dei micronutrienti.

 

 

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Piante perenni si mescolano ad annuali ricreando la successione per “strati” tipica dei boschi
Sempre nel suolo intorno alle radici non disturbate da lavorazioni possono crearsi stabili legami simbiotici con batteri azotofissatori (come nel caso delle leguminose) o con ife fungine come le micorrize arbuscolari vere e proprie reti neurali sotterranee in grado di spostare enormi quantità di nutrienti a favore delle piante ospiti.

 

 

Questo sistema comporta uno stravolgimento dell'orto classico.

Siamo abituati a pensare all'orto come a qualcosa che dura un paio di stagioni in cui le perenni (normalmente carciofi, a volte asparagi) sono relegate in un punto remoto, ai confini del sistema. In realtà le perenni edibili sono moltissime ed ognuna, oltre a fornire abbondanti scorte alimentari, è in grado di svolgere funzioni essenziali per la salute ed il corretto sviluppo delle piante limitrofe. La vera sfida è riuscire ad individuarle e procurarsi il materiale per la propagazione.

 

Esistono, in rete, enormi database sulle perenni spontanee ed i loro vari utilizzi alimentari e erboristici. Uno dei migliori è quello del progetto “Plant For a Future” , organizzazione non governativa basata in Inghilterra che da anni raccoglie informazioni sui vari usi delle specie botaniche “coltivabili” dei climi temperati e non. Infatti anche molte specie esotiche possono essere ottimi “tasselli” nella realizzazione di un orto perenne.

 

Si pensi a piante come l'Ibisco (Hibiscus syriacus), l'igname, il platano (Musa acuminata), il taro (Colocasia esculenta) o il loto, in grado, con le dovute accortezze, di dare frutti per moltissimi anni anche alle nostre latitudini.