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Gli appelli scemi di Saviano

di Paolo De Gregorio - 02/11/2009

 

Facendo “zapping” in Tv mi è apparso il faccione triste di Saviano che
perorava il miracolo di una denuncia di massa della popolazione del rione
Sanità di Napoli, in merito alla identità del killer di un noto camorrista, nel
quadro della lotta e dei regolamenti di conti fra malavitosi.
Veramente singolare chiedere a persone che vivono in un territorio totalmente
controllato da una organizzazione feroce e capillare, e che spesso campano con
l’economia indotta dalla camorra, di denunciare e testimoniare, firmando così
la propria condanna a morte.
Tra l’altro si chiede questo eroismo non per un bambino o un passante ucciso
per caso, ma per la morte di un camorrista, cosa di cui questa gente credo non
sia particolarmente angosciata.

Saviano, il cui libro ha sortito un “effetto zero” sul territorio di cui ha
descritto le dinamiche malavitose, ha il plauso di tutti, proprio perché alle
denunce non segue nessuna strategia credibile che possa incidere su un fenomeno
che è incernierato ad una economia illegale, senza controllo, con complicità
nella borghesia, nella politica, nelle forze dell’ordine, nella Chiesa, in un
intreccio inestricabile che è prima economico e poi culturale, e alla fine
“senso comune”.
Parlare di “denunce” dei cittadini, è un segno di un intellettuale dilettante
e fanciullesco, in una realtà come quella italiana in cui perfino lo Stato ha
dovuto cedere e fare patti con la mafia per far cessare gli attentati, in una
realtà in cui imprenditori e commercianti pagano regolarmente il “pizzo”, dove
persino Berlusconi (come ci ricorda Travaglio), proprietario della Standa di
Catania ha dovuto pagare 180 milioni di lire per far cessare i danneggiamenti
mafiosi agli impianti (nel 1990).
Tutta l’economia italiana è legata al malaffare. Basta considerare la
criminale disinvoltura con cui gli industriali del Nord ingrassano le ecomafie
affidando loro i rifiuti del ciclo industriale (tossici, nocivi, radioattivi),
che vanno a finire nelle campagne del sud, ma anche nelle discariche
autorizzate, ormai siti militari dove è impensabile di fatto qualsiasi
controllo, vista la pressione malavitosa che esiste in quelle regioni. Senza
contare il collaudato metodo di caricare carrette del mare di rifiuti e
mandarle a fondo con il tritolo.

Parlare di lotta alle mafie da parte di un governo come il nostro è una
cinica beffa e una presa per il culo dei cittadini.
Solo una straordinaria, e prolungata nel tempo (anni), presenza sul
territorio di imponenti forze di polizia, capaci di controllare tutto e tutti e
di imporre la legalità, potrebbe avere successo nelle 3 regioni meridionali in
mano alle mafie.
Ogni ricchezza o proprietà di cui non si possa ricostruire l’origine deve
essere confiscata e diventare proprietà dello Stato.
Ciò sarebbe possibile se solo lo si volesse. Ricordo che durante il sequestro
Moro a Roma, ad un certo punto la malavita si attivò per cercare di trovare i
sequestratori, disperata per i capillari controlli sul territorio che
impedivano qualunque movimento.
Nessun partito politico oggi in Italia chiede misure eccezionali contro le
mafie e le mafie capiscono che possono continuare ad oltranza le loro attività,
così funzionali ad un certo capitalismo di rapina, irresponsabile nei confronti
dell’ambiente.

Caro Saviano, visto che a Napoli non ci vivi più, giri con la scorta, qualche
bel soldone l’hai fatto, e ti potresti permettere di parlare, cerca di far
capire che è compito dello Stato imporre le regole della legalità, e solo
quando ciò avviene in maniera inequivocabile, si può chiedere ai cittadini di
collaborare.
Chiedere questo oggi agli abitanti del rione Sanità è da superficiali.