Ripartire?
di Andrea Zhok - 10/05/2020
Fonte: Andrea Zhok
Sono giorni che i resoconti sulla qualità dell'aria di Milano danno costantemente un giudizio di 'accettabile'.
Può sembrare poco, ma a mia memoria, da più di vent'anni a questa parte, non ricordo una singola giornata in cui l'aria di Milano sia stata considerata 'accettabile' (di solito oscilla tra scadente e pessima).
Inoltre, dopo lunghi periodi con scarse precipitazioni come il presente, di solito si era ampiamente in 'emergenza smog', con blocchi periodici del traffico.
La pianura padana, peraltro, è da tempo la zona con i peggiori livelli di smog (Pm10, biossido di azoto e ozono) in Europa, con il maggior numero di decessi per problemi respiratori e con il maggior numero di affezioni respiratorie (che colpiscono specialmente i bambini).
(Incidentalmente, il nesso tra livelli elevati di biossido di azoto ed asma infantile è oramai accertato: a Milano la media di bambini con problemi di asma è il 28%, contro una media nazionale del 13%.)
Ecco, forse non sarebbe una pessima idea prendere la triste occasione di questa epidemia per fare qualche passo, auspicato da decenni, verso una riduzione dei tassi di inquinamento.
Già la sola spinta allo 'smart working' (per ora in gran parte improvvisato, senza infrastrutture tecnologiche ed organizzative pensate appositamente) sembra aver inciso con una riduzione del 20% negli spostamenti.
Dopo anni di pressioni inutili, in quattro giorni l'amministrazione ha messo mano alla progettazione di una rete di piste ciclabili. Molto altro si può fare.
Ecco magari cogliere, anche in una catastrofe, direzioni di sviluppo potenzialmente positive può fare la differenza tra chi resta sotto le macerie e chi davvero 'riparte' (perché 'ripartire', di fronte ad eventi epocali, non può essere semplicemente rimettersi sugli stessi binari su cui prima si è deragliato.)