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Eugenio Benettazzo: il Beppe Grillo dell’Economia

di Marcello Pamio - 28/05/2007


 

Ritmo veloce, linguaggio crudo e prospettive inquietanti nel libro di Eugenio Benettazzo. Mentre il Titanic-Italia affonda in prima classe si continua a bere champagne salendo su comode scialuppe di salvataggio. In terza si fanno bagordi, e imbambolati di fronte alla televisione, non ci si accorge del disastro imminente.

Eugenio Benetazzo, sei un operatore di borsa indipendente. Cosa significa esattamente, e perché sottolinei la tua “indipendenza”?
Sono un cosiddetto trader professionista cioè un analista ed operatore dei mercati finanziari in proprio. Sono indipendente in quanto non sono dipendente di nessuna banca o sgr, semplicemente studio il mercato quotidianamente e consiglio su cosa e dove investire per evitare i prodotti bidone offerti dai grandi gruppi bancari italiani. La mia indipendenza mi permette di non avere e subire i tipici conflitti di interesse del sistema bancario italiano.

Ti hanno affibbiato il soprannome di ”Beppe Grillo dell’Economia”. Vorrei sapere perché, e soprattutto se ti fa piacere…
Mi sento onorato di avere ormai una fama quasi simile a quella di Beppe Grillo. Il soprannome mi è stato affibbiato perché anch’io giro l’Italia con un mio tour itinerante, allertando le platee su come difendersi dal sistema bancario italiano, come investire razionalmente e soprattutto al prossimo crash di borsa che aspetta i mercati finanziari nei prossimi anni.

Nel tuo libro “Duri e Puri: aspettando un nuovo 1929”, giunto alla seconda ristampa, parli di un cambiamento epocale che sta arrivando. Cosa ti fa pensare a questo imminente crollo delle Borse?
Le previsioni dei più quotati analisti indipendenti, che però – guarda caso – non trovano spazio sui media ufficiali, oltre ormai alla innumerevole serie di campanelli ed allarmi macroeconomici che stanno suonando da diversi mesi, vedi di recente Fitch e Moody’s.

Cosa intendi quando parli di crollo imminente? Imminente quanto?
Già quest’anno, il 2006 sarà un anno molto critico. Nelle prossime settimane entrerà a regime la Iob, acronimo di Iranian oil bourse, che per la prima volta nella storia sarà un mercato telematico di borsa che quoterà il petrolio in euro anziché in dollari. Quindi gli investitori – anche se hanno recentemente disertato l’apertura per via della diatriba tra Washington e Teheran sul nucleare – anziché comprare un barile di brent per 60 dollari al Nymex di New York o all’Ipe di Londra, che finora sono state le due principali borse petrolifere mondiali, potranno acquistarlo in Iran per 45 euro.
L’Iran, è bene ricordarlo, è il secondo produttore di greggio e la sua Iob ha avuto l’adesione del Venezuela, terzo produttore al mondo. È questa la vera bomba atomica che gli ayatollah stanno preparando: una caduta vertiginosa del dollaro dovuta ad un default valutario. Il nucleare bellico iraniano è alla stregua delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, infatti l’ex dittatore iracheno, nel 2000 aveva iniziato a scambiare il petrolio in euro… Sappiamo bene come è andata a finire!

Stai dicendo che gli Stati Uniti d’America (la locomotiva planetaria dell’economia, come la definiscono i media ortodossi) sono in una situazione così allarmante che stanno facendo di tutto, compreso guerre illegittime e genocidi, per impedire lo scambio del petrolio in altra valuta, per esempio l’euro? Ma sono messi così male?
Il deficit federale è ai massimi storici, appesantito dalle spese militari per le due recenti guerre: Afghanistan e Irak. Si profila un brusco declino dell’egemonia planetaria della moneta americana. Questo evento, oltre che costituire un formidabile incentivo per un intervento militare contro l’Iran, farà da detonatore a un processo di deflazione valutaria, mobiliare e immobiliare.
Che sarà aggravato in Eurolandia da un cospicuo rialzo dei tassi d’interesse. I due ritocchi all’insù di un quarto di punto decisi dalla Banca centrale europea il 1˚ dicembre e il 1˚ marzo non sono che un assaggio: nei prossimi mesi il costo del denaro è destinato a salire dal 2,50% al 3,50. Chi ha un mutuo a tasso variabile sulla prima casa cammina sull’orlo di un burrone.
Nessun giornale lo ha riportato, ma in Giappone vi è stata una valanga di suicidi negli anni passati: le vittime erano capifamiglia che, in seguito al rialzo dei tassi, non riuscivano a onorare il debito con la banca neppure vendendo l’immobile per cui avevano chiesto il mutuo. Presto anche in Italia tutto questo si ripeterà, pensiamo solo a quelli che acquistano un miserabile miniappartamento con mutuo al 100 %, in pochi si rendono conto che si stanno puntando una rivoltella alla fronte che molto presto sparerà.

Visto che la moneta di scambio globale, il dollaro, è in crisi, cosa consigli a coloro che hanno il coraggio d’investire i propri risparmi?
Primo: estinguere i debiti, nel limite del possibile. Secondo: fuggire da tutti gli investimenti mobiliari quotati in dollari. Terzo: puntare su strumenti di liquidità. Quarto: puntare su prodotti a capitale prodotto e rendimento garantito. Quinto: una piccola parte in fondi flessibili (o speculativi, in grado di far guadagnare a prescindere dall’andamento dei mercati). Sesto: non fidarvi mai più delle majors (Unicredito, San Paolo, Intesa, Capitalia), dei loro promotori e dei loro prodotti. I recenti crack insegnano. Preferite piuttosto le piccole banche di credito cooperativo o le casse rurali della vostra zona: state certi che questi istituti non finanziano i grandi gruppi industriali e né tantomeno foraggiano i cosiddetti “furbetti del quartierino”.

E della bolla immobiliare, quella che il Financial Times ha definito come la più grande bolla speculativa della storia dell’umanità, cosa puoi dirci?
Il Financial Times assieme ad altre realtà ha già avvisato da tempo, ma in pochi ci credono. Proprio per questo si verificherà il crash sui mercati immobiliari: il rialzo dei tassi di interesse sarà il lento cappio al collo che porterà in agonia finanziaria sia famiglie che imprese.

Nel tuo libro descrivi l'Italia come un Titanic che sta affondando. Qualcuno invece dice che va tutto bene. Cosa rispondi?
Precisamente. I passeggeri di terza classe ballano, mangiano, guardano La fattoria e il Grande fratello, inseguono l’ultimo modello di telefonino, progettano le prossime vacanze a rate, e intanto i ricchi sono già saliti sulle scialuppe di salvataggio. Il tessile calzaturiero, la meccanica, l’oreficeria, che erano il vanto del made in Italy, sono flagellati dalla concorrenza cinese. I piccoli imprenditori, ex operai arricchiti che non hanno mai aperto un libro in vita loro, arrancano in questi comparti ormai obsoleti, non possedendo le risorse intellettuali per lanciarsi nelle sfide del futuro, che sono le biotecnologie, l’energia, l’informatica, i trasporti di terza generazione.

Con il tour di Blekgek, vai in giro per l'Italia a raccontare queste cose: non hai paura? E da che cosa deriva il nome BlekGek?
Da quando mi sono messo a girare l’Italia, insieme a tanti complimenti sto ricevendo anche numerose minacce. Tanto che in alcune città la questura ha perfino predisposto il pattugliamento del teatro.
Il nome BLEKGEK è la storpiatura di black jack. Niente a che vedere col gioco d’azzardo: è il nomignolo con cui i petrolieri chiamano il maglio delle torri di perforazione. Parte dello spettacolo verte sugli argomenti più censurati al mondo: l’imminente crisi energetica ed il prossimo crack di borsa.
Per i temi e gli argomenti che tratto durante lo show, BLEKGEK è stato definito come l’evento mediatico acclamato a gran voce dalla critica dei principali canali di informazione come un sensazionale ed inedito momento di informazione ed indagine economica finanziaria indipendente.
Per darvi un anticipazione sulla prima parte vi posso dire che la produzione petrolifera decrescerà bruscamente nei prossimi anni per conseguenze geofisiche strutturali dei giacimenti, con implicazioni macroeconomiche e sociali mai viste prime. L’offerta calerà del 3-4% l’anno, mentre la domanda continuerà a salire del 5-6% creando nel giro di qualche anno un deficit di qualche decina di milioni di barili al giorno.
Sulla seconda parte dello show invece vi anticipo questo dato: nel 1929 il rapporto debito/PIL in USA era del 240 %, oggi è oltre il 300 %. Fate un po’ voi le opportune considerazioni, ricordando che spesso la storia si ripete. Dopo non dite che qualcuno non vi aveva avvertito!

Eugenio Benetazzo è operatore di borsa indipendente, laureato in Economia Aziendale, vive e lavora tra l’Italia e Malta, è molto conosciuto negli ambienti finanziari indipendenti, autorevole relatore di tesi di laurea dagli argomenti molto prestigiosi, le sue opinioni appaiono spesso sulla stampa finanziaria di settore. Partecipa attivamente a trasmissioni radiofoniche e televisive su argomenti legati al risparmio gestito ed alla consulenza finanziaria indipendente. Le sue conferenze con tematiche sulla borsa e gli investimenti sono uniche ed irripetibili per il taglio informativo assolutamente indipendente ed autonomo. Soprannominato ormai come il Beppe Grillo dell’economia, il suo live show itinerante denominato BLEKGEK (Preparati al peggio) ha toccato ormai numerose piazze italiane ed è stato acclamato a gran voce dalla critica dei principali canali di informazione come un senzazionale ed inedito evento di informazione ed indagine economica finanziaria indipendente.


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