Bambino palestinese
2.
RASSEGNA STAMPA COMMENTATA
2.
RASSEGNA STAMPA COMMENTATA
1. Poteva mancare Elie Wiesel?. Sarebbe questo un Premio Nobel? Nobel di che? Richiamo qui tutto il bene che di lui dice Norman G. Finkelstein el il giudizio riportato del critico Alfred Kazin: «Dopo Night non c’è più nulla che valga la pena d’esser letto». Credo che abbia individuato perfettamente la natura dell’uomo. Non credo valga la pena di spendere altre parole su di lui. È soltanto il consulente ideologico, il mentore morale, per operazioni come quelle celebrate recentemente in Italia dai “giovani ebrei romani”.
La “corretta” visione del mondo: «Carla di Veroli dell’Associazione ex deportati che chiede al ministro Padoa-Schioppa di giustificare la spesa di un milione di euro l’anno per pagare la sorveglianza a Priebke. «Vogliamo vedere i certificati medici con cui è stato rilasciato dal carcere per problemi di salute - reclama -. Se può andare a lavorare, può anche andare a dormire in carcere. Napolitano deve intervenire per bloccare una sentenza che sporca l’immagine dell’Italia»». Ben detto! Una vergogna tutta italiana con matrice ebraico-romana!
2. L’uomo delle “cinquine” con i suoi “ragazzi”. Non poteva mancare Riccardo Pacifici, l’uomo delle cinquine, che anche nell’impresa Priebke ha riconosciuto i giusti meriti ai suoi “ragazzi”, gli stessi che si sono distinti a Teramo contro un vegliardo di poco più giovane del novantatreenne costretto a viaggiare in scooter.
Per il resto la stampa dimostra in genere una grande libertà di giudizio ed una profonda dirittura morale. Il conformismo e la voce del padrone sono da sempre i suoi criteri guida.
3. Un giornalista cretino ed una pietà sincera. La “notizia” è che per fortuna non tutti gli “ebrei romani” sono assatanati come ai tempi dei giochi cruenti al Colosseo. Esiste ancora un briciolo di pietà anche in un cuore ebreo. Ho smesso di leggere l’ampia notizia quando il giornalista, forse memore del film della Cavani, parla di relazione morbosa fra vittima e carnefice. Non c’è nessuna vittima e nessun carnefice. C’è solo un cretino che non sa fare neppure il suo mestiere, o lo fa con licenza ebraico-romana, secondo istruzioni del Club della Cinquina. L’oggettività del giornalista è solo apparente. Tutto l’impianto dell’articolo è volta a far percepire a chi legge che in fondo si tratta di un caso patologico, di qualche mentecatta, che non ha capito quello che i “giovani” della comunità romana, impiegati o in attesa di impiego nell’industria dell’Olocausto hanno già capito bene, e cioè che il novantatreenne signore è un “Boia”, come lo fu Mastro Titta, al quale almeno dopo tanti anni di onorato servizio non ha subito nessun processo e nessuna condanna. I Cinquinisti seguono la dottrina canonica dell’«odio verso se stessi». L’ebreo che non si unisce al coro industriale dell’Olocausto, o che semplicemente si dissocia dalle iniziative delle organizzazioni ufficiali dell’ebraismo, spesso foraggiati con i soldi estorti a Svizzera, Germania, Austria ed altri, non possono essere tacciati di “antisemitismo” (vero jolly che spunta ad ogni occasione), ma sono ebrei che “odiano se stessi”. Non sembra che la signora della foto, se ebrea, odi se stessa. Ha soltanto un briciolo di pietà ed umanità che manca totalmente ai “giovani” ebrei. Il giornalista nella sua falsa oggettività, che privilegia particolari futili, getta la maschera quando senza virgolette scrive: Un feeling assurdamente forte tra vittima e carnefice. Assurda è l’ottusità intellettuale e morale del giornalista che riporta la notizia. La Signora che ha concesso l’intervista al giornalista olocaustico è la vera “vittima” di chi gli ha fatto un così abominevole ritratto morale. Per chi ha visto il film della Cavani, “Portiere di notte”, non è difficile fare le conseguenti associazioni di idee.
4. ”Pasque di sangue” in Palestina. I bambini, che sono le nostre speranze, sempre ci commuovono. Basta soltanto evocarli perché diventino obbligate determinate reazioni morali e sentimentali. Per chi si vuol documentare su questi spettacoli, basta collegarsi con i siti internet che ogni giorno diffondono immagini come queste che non si trovano nella stampa olocaustica. Anzi se qualcuno li pubblica, quelli della Informazione Corretta scagliano il loro esercito di Lapidatori perché inondino di proteste le redazioni dei giornali e magari licenziono l’incauto giornalista che non sa quali notizie far passare e come farle passare.
La “corretta” visione del mondo: «Carla di Veroli dell’Associazione ex deportati che chiede al ministro Padoa-Schioppa di giustificare la spesa di un milione di euro l’anno per pagare la sorveglianza a Priebke. «Vogliamo vedere i certificati medici con cui è stato rilasciato dal carcere per problemi di salute - reclama -. Se può andare a lavorare, può anche andare a dormire in carcere. Napolitano deve intervenire per bloccare una sentenza che sporca l’immagine dell’Italia»». Ben detto! Una vergogna tutta italiana con matrice ebraico-romana!
2. L’uomo delle “cinquine” con i suoi “ragazzi”. Non poteva mancare Riccardo Pacifici, l’uomo delle cinquine, che anche nell’impresa Priebke ha riconosciuto i giusti meriti ai suoi “ragazzi”, gli stessi che si sono distinti a Teramo contro un vegliardo di poco più giovane del novantatreenne costretto a viaggiare in scooter.
Per il resto la stampa dimostra in genere una grande libertà di giudizio ed una profonda dirittura morale. Il conformismo e la voce del padrone sono da sempre i suoi criteri guida.
3. Un giornalista cretino ed una pietà sincera. La “notizia” è che per fortuna non tutti gli “ebrei romani” sono assatanati come ai tempi dei giochi cruenti al Colosseo. Esiste ancora un briciolo di pietà anche in un cuore ebreo. Ho smesso di leggere l’ampia notizia quando il giornalista, forse memore del film della Cavani, parla di relazione morbosa fra vittima e carnefice. Non c’è nessuna vittima e nessun carnefice. C’è solo un cretino che non sa fare neppure il suo mestiere, o lo fa con licenza ebraico-romana, secondo istruzioni del Club della Cinquina. L’oggettività del giornalista è solo apparente. Tutto l’impianto dell’articolo è volta a far percepire a chi legge che in fondo si tratta di un caso patologico, di qualche mentecatta, che non ha capito quello che i “giovani” della comunità romana, impiegati o in attesa di impiego nell’industria dell’Olocausto hanno già capito bene, e cioè che il novantatreenne signore è un “Boia”, come lo fu Mastro Titta, al quale almeno dopo tanti anni di onorato servizio non ha subito nessun processo e nessuna condanna. I Cinquinisti seguono la dottrina canonica dell’«odio verso se stessi». L’ebreo che non si unisce al coro industriale dell’Olocausto, o che semplicemente si dissocia dalle iniziative delle organizzazioni ufficiali dell’ebraismo, spesso foraggiati con i soldi estorti a Svizzera, Germania, Austria ed altri, non possono essere tacciati di “antisemitismo” (vero jolly che spunta ad ogni occasione), ma sono ebrei che “odiano se stessi”. Non sembra che la signora della foto, se ebrea, odi se stessa. Ha soltanto un briciolo di pietà ed umanità che manca totalmente ai “giovani” ebrei. Il giornalista nella sua falsa oggettività, che privilegia particolari futili, getta la maschera quando senza virgolette scrive: Un feeling assurdamente forte tra vittima e carnefice. Assurda è l’ottusità intellettuale e morale del giornalista che riporta la notizia. La Signora che ha concesso l’intervista al giornalista olocaustico è la vera “vittima” di chi gli ha fatto un così abominevole ritratto morale. Per chi ha visto il film della Cavani, “Portiere di notte”, non è difficile fare le conseguenti associazioni di idee.
4. ”Pasque di sangue” in Palestina. I bambini, che sono le nostre speranze, sempre ci commuovono. Basta soltanto evocarli perché diventino obbligate determinate reazioni morali e sentimentali. Per chi si vuol documentare su questi spettacoli, basta collegarsi con i siti internet che ogni giorno diffondono immagini come queste che non si trovano nella stampa olocaustica. Anzi se qualcuno li pubblica, quelli della Informazione Corretta scagliano il loro esercito di Lapidatori perché inondino di proteste le redazioni dei giornali e magari licenziono l’incauto giornalista che non sa quali notizie far passare e come farle passare.
Questa frase la si legge virgolettata nella url di LiberoBlog. Il testo della Redazione è ignobile nel suo complesso, ma da esso sembra di capire che alle Fosse Ardeatine ci fossero anche bambini. Non sono uno specialista di quella macabra tragedia e non intendo verificare. Ma chi ha pronunciato quella frase ed ama i bambini è invitato ad osservare le foto dei bambini che ogni giorno muoiono in Palestina, nei campi di concentramento dove nascono da quarant’anni. Periodicamente assistiamo – quando il fatto non può essere negato – alle burocratiche scuse degli ebrei israeliani: un piccolo trascurabile errore tecnico, oppure: era inevitabile; se lo meritavano; e simili. Se ben ricordo, la condanna di Priebke fu tecnicamente pronunciata perché al numero delle vittime comandate come “decimazione” dell’attentato “glorioso” di via Rasella, per errore, se ne erano aggiunte cinque in più. Priebke aveva ecceduto negli ordini ricevuti. Se è così, si tratta di una mostruosità giuridica. Non si può stabile che una vita umana vale altre 10 o cento vite umane. L’eccezionalità dell’evento storico scardina tutti i criteri di imputazione della responsabilità individuale. Unico colpevole è guerra e vittime sono tutte quelle che la guerra ha coinvolte. Ma siccome con “L’Industria dell’Olocausto” i morti fruttano danari, pensioni, onorificenze, monumenti, allora i morti non devono mai morire e riposare in pace. Della loro morte deve sempre essere trovato un qualche responsabile che possa continuare a pagare per l’eternità. La Cuccagna non può finire e lasciare disoccupati quanti anche solo moralmente ed intellettualmente ci campano sopra.
2. Una testimonianza sull’assalto squadristico in Teramo il 18 maggio 2007.
3. Comunicato ANPI del 22 maggio 2007 in Teramo, ivi definiti “squadristici”, “esecrabili”, “violenti”, “vergognosi”, “inumani”, “criminali”, “paranoici”, “ipocriti”, “fascisti”, “patologici”, “ignobili”, “intimidatori”, “sionistici”.
3.
ARTICOLI CORRELATI
1. Lettera destinata ad ogni singolo Firmatario del Manifesto Mantelli.ARTICOLI CORRELATI
2. Una testimonianza sull’assalto squadristico in Teramo il 18 maggio 2007.
3. Comunicato ANPI del 22 maggio 2007 in Teramo, ivi definiti “squadristici”, “esecrabili”, “violenti”, “vergognosi”, “inumani”, “criminali”, “paranoici”, “ipocriti”, “fascisti”, “patologici”, “ignobili”, “intimidatori”, “sionistici”.