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Occidente senza più valori

di Massimo Fini - 12/12/2005

Fonte: massimofini.it

In nome della ricchezza

Un fantasma si aggira per l’Occidente. Anzi, un mostro: liberismo senza liberalismo. Sotto la spinta del terrorismo islamico e del rigurgito di una religiosità strumentale, perché legata alla lotta contro l’Islam, tutte le libertà individuali civili conquistate dall’illuminismo, vengono a poco a poco erose tranne una: la libertà economica. È una sorta di ritorno Medioevo, ma degradato capovolto perché condito nella salsa economica della modernità. Nel mondo preindustriale, medioevale, le libertà individuali erano sacrificate. Era il prezzo che si pagava alla sacralità dei legami, familiari,  parentale, di villaggio, di corporazione, di gruppo. Oggi noi vediamo diminuire le nostre libertà individuali, civili, senza però essere ripagati da un reale ritorno dei legami e della solidarietà di gruppo. Perché nessun legame e nessuna solidarietà vi può essere se la Stella Polare resta l’individualismo economico, laddove nel Medioevo la regola era cooperazione, in modo che ciascuno, artigiano, contadino e persino mendico, avesse un suo posto, sia pur piccolo, nel mondo. Ma c’è di più: il profondissimo disagio provocato dalla modernità, che porta con le degenerazioni congenite della depressione, della nevrosi, dell’anomia, della frustrazione, della perdita del senso della vita, è dovuto proprio a questo meccanismo economico che con sua velocità e la sua impellenza tutto ingloba e divora. Laddove nel Medioevo l’economia, una volta assicurato il fabbisogno essenziale, aveva un’importanza marginale rispetto ai legami esistenziali. In più, oltre alla mentalità della maggioranza degli uomini dell’epoca che non riuscivano a capire che senso avesse accumulare ricchezza, spendendo così bene più prezioso, il tempo, per portarsele nella tomba, c’era la religione che provvedeva a tagliare le unghie al profitto, all’interesse, all’usura, all’ingordigia del mercante oggi diventato imprenditore, anzi, sempre più, anonima e dominante impresa. Nel medioevo moderno questo meccanismo economico, basato sulla competizione paranoica, non solo resta intatto, ma allarga sempre più le sue pretese sulle Nazioni (vedi guerra all’Iraq: 100 mila morti a la disgregazione di un popolo per procurarsi il petrolio) e sugli uomini costretti, dalla globalizzazione, a lavorare sempre di più e ad avere sempre di meno, in termini di tempo (da 37 ore lavorative a 47 e fine della settimana corta, per esempio, in Germania) e di capacità di acquisto che era la magra consolazione alla perdita della serenità di cui godevamo quando la società, preindustriale, era statica e non dinamica. Lo stritolante meccanismo economico moderno diventa sempre più onnipotente, mentre perdiamo le libertà moderne. E anche il ritorno alla religiosità è stravolto. Più che di religiosità si tratta di faziosità religiosa da contrapporre all’Islam, di una religiosità senza Dio. Perché ci si è resi conto (vedi, in Italia, Giuliano Ferrara) che un mondo vuoto di valori come l’occidentale alla fine perde con un mondo di valori come quello musulmano. Ma è un tentativo vano, perché nessun valore si può ricostruire intorno al mercato che è scambio di oggetti inerti. Vista, o detta, in altri termini è il trionfo, al suo vicino stadio, del protestantesimo che aveva fatto della ricchezza il segno della grazia divina. Di un protestantesimo degenerato, perché del rigore morale ha perso i tratti positivi (l’onestà, la responsabilità, la frugalità) per conservare solo quelli intolleranti e sessuofobici.