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Il tramonto del treno

di redazionale - 28/11/2007

Pendolaria, campagna su treni e ferrovie
Pendolaria
Dei 13 milioni di pendolari italiani due terzi viaggiano in auto. Quelli che usano il treno sono 2 milioni, ma questo mezzo oltre a essere il meno costoso è quello di qualità più bassa per ritardi e il comfort. Lo studio del Censis/Giovedì protesta a Montecitorio
In Italia i pendolari sono un esercito di più di 13 milioni, pari al 22,2% della popolazione. L'indagine è del Censis che segnala un trend di crescita dell'1% l'anno. Oltre il 70% dei pendolari usa l'automobile, quasi il 6% preferisce il motorino. Il treno copre una fetta di quasi il 15%. Un esercito costretto a dar fondo al portafogli per spostarsi:
Manifestazione di pendolari
la spesa media supera i 45 euro al mese ma nel caso peggiore si arriva anche a 2.265 euro l'anno, il 10% del reddito medio.

Nel 1991 erano 8,7 milioni, nel 2001 oltre 9,6 milioni, nel 2005 si erano assestati sugli 11 milioni. Gli spostamenti quotidiani per motivi di studio o lavoro fuori dal comune di residenza hanno conosciuto pertanto un fortissimo ciclo espansivo. Fra il 2001 e il 2007 l'incremento di pendolari studenti e lavoratori (soprattutto impiegati, operai e insegnanti) è stato del 35,8% corrispondente a 3,5 milioni di persone in più.

«Si tratta di una crescita straordinaria connessa all'evoluzione socioeconomica del Paese negli ultimi anni» segnala il Censis, dovuta soprattutto a tre fattori: l'aumento degli occupati, passati dai 21,6 milioni del 2001 ai quasi 23 milioni attuali; l'incremento degli studenti delle scuole secondarie e degli iscritti all'università, cresciuti dai 4,2 milioni del 2001 ad oltre 4,5 milioni; la 'diffusione abitativa” che ha cambiato le concentrazioni urbane in molte aree del Paese.

Gli oltre 5 milioni di acquirenti di case dal 2000 a oggi hanno determinato il più lungo e intenso boom del mercato immobiliare registrato in Italia. L'andamento dei prezzi delle case ha determinato indirettamente il trasferimento di ampie quote di popolazione e ciò ha prodotto una progressiva erosione di residenti nelle grandi città (-4,8% tra il 1991 e il 2006); un netto aumento di residenti nei comuni della prima cintura (+9,3% tra il 1991 e il 2006); e della seconda corona urbana (+13,8%).

Il pendolarismo è un fenomeno soprattutto a livello locale, con spostamenti in gran parte su percorsi di limitata estensione: per quasi l'80% la destinazione è fra comuni della stessa provincia di residenza. Solo nel 4% dei casi si tratta di tragitti extraregionali. La distanza percorsa in media è di 24,2 km, e solo il 28% dei viaggiatori pendolari copre giornalmente tratte che superano i 25 km. Soltanto un terzo degli spostamenti dei pendolari richiede più di 45 minuti, e in media si impiegano 42,8 minuti per ciascun tragitto.

L'auto privata si conferma il mezzo principe di tale boom di mobilità La quattroruote è usata infatti dal 70,2% dei pendolari, soprattutto lavoratori (l'80,7% contro il 35,7% degli studenti). Il 5,9% ricorre invece a moto e motorini. Il treno viene utilizzato dal 14,8% dei pendolari, cioé quasi 2 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi. La percentuale sale notevolmente tra gli studenti (32,7%) e scende al 9,3% tra i lavoratori. All'ultimo posto gli autobus extraurbani e le corriere
Pendolari
con una quota di mercato del 10,7% (28% per gli studenti, e 5,5% per i lavoratori).

La spesa mensile a carico dei pendolari è in media di 45,30 euro per gli utenti degli autobus extraurbani, di 49,20 euro per chi viaggia in treno, e aumenta notevolmente per i pendolari automobilisti, che spendono 109,50 euro al mese solo per il carburante. Nell' ipotesi più dispendiosa (pendolare in auto, con percorso in autostrada con relativo pedaggio e con parcheggio a pagamento), si può arrivare a sostenere un costo annuo di 2.265 euro, ossia circa il 10% di un reddito medio annuo. Una cifra pari a quattro volte la spesa sostenuta da chi usa il treno per spostarsi (in media 540 euro all'anno).

I pendolari soffrono soprattutto per 'code e traffico congestionato'', segnalati come i disagi più frequenti dal 35% degli automobilisti; il 18% indica i rallentamenti dovuti ai cantieri; il 7% le difficoltà di parcheggio. Le lamentele riferite al treno si concentrano soprattutto sul fattore 'tempo': la partenza in ritardo del convoglio (32%) e l'arrivo a destinazione oltre l'orario previsto (31%). In sintesi, il valore medio del ritardo è pari in media a 4,1 minuti per spostamento.

Il tempo perso aumenta progressivamente se si passa dall'auto (3,4 minuti), ai mezzi pubblici (6,8 minuti), al trasporto ferroviario (7,7 minuti). Nel caso del treno il 24,7% dei viaggiatori pendolari denuncia un ritardo superiore a 10 minuti. Le criticità maggiori attengono tutte alla qualità del viaggio: l'affollamento delle carrozze, lo scarso comfort a bordo, l'inadeguata climatizzazione, la vetustà delle carrozze, la scarsa pulizia degli scompartimenti e dei servizi igienici, che ottengono tutti punteggi al di sotto della sufficienza.

«Lo sviluppo dei servizi di trasporto collettivo non si è mostrato finora al passo con la crescita della domanda di collegamenti fluidi per arrivare a scuola, all'università, sul posto di lavoro» rileva ancora il Censis e il maggior imputato è il treno. Nel 2005 Trenitalia ha trasportato 444 milioni di passeggeri sulle tratte locali e regionali: erano 435 milioni nel 2004, 430 milioni nel 2003, 423 milioni nel 2002, 412 milioni l'anno prima.

A questi dati bisogna sommare i passeggeri che hanno viaggiato sulle altre ferrovie regionali concessionarie, anch'essi in continua crescita (243 milioni nel 2005). A tale impennata della domanda (+7,7% tra il 2001 e il 2005 i passeggeri trasportati da Trenitalia, +8,1% i passeggeri-km) non ha corrisposto un proporzionale aumento dell'offerta (+6,3% i treni-km e +5,2% i posti-km offerti da Trenitalia nello stesso periodo di tempo).