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Banchieri vs Tremonti: i "sacrifici" falli tu

di Francesco de Dominicis - 13/05/2008

Fonte: Dagospia

 
BANCHIERI VS TREMONTI: I “SACRIFICI” FALLI TU – L’ABI HA PREPARATO UN DOSSIER, IN CUI SI RICHIEDONO NUOVI SCONTI TRIBUTARI E UNA RIFORMA “ALLA TEDESCA” – AH, I BEI TEMPI DEL PRODINO CARO ALLE BANCHE…




Altro che sacrifici. Spaventate dalle minacce del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, le banche italiane vanno al contrattacco. E preparano un dossier da mandare a stretto giro al nuovo responsabile di via Venti Settembre. Gli istituti di credito sono pronti a dare battaglia al governo: l'idea di un inasprimento della pressione tributaria sui loro bilanci proprio non la accettano. Anzi. Già nel documento messo a punto durante la campagna elettorale, i banchieri avevano sollevato la necessità di ammorbidire il fisco sul credito.

Ma da ieri mattina, la sparata di Tremonti - che nel fine settimana ha annunciato «sacrifici per banche e petrolieri» - è diventata l'emergenza principale per l'Abi, l'Associazione bancaria italiana. Il fascicolo è curato da Laura Zaccaria, da anni responsabile delle “questioni fiscali” nell'ente di piazza del Gesù. Si teme, in particolare, secondo indiscrezioni raccolte da “LiberoMercato”, «una nuova stretta sull'Irap, forse con una rimodulazione della base imponibile», dove potrebbero tornare a pesare «le svalutazioni sui crediti». Il che potrebbe equivalere a un sostanziale innalzamento dell'aliquota effettiva dell'imposta regionale sulle attività produttive.

Osservate speciali pure le norme sui «gruppi» e sui bilanci consolidati (che spesso sarebbero stati penalizzati sul piano fiscale), e le disposizioni relative al «credito d'imposta sui dividendi». Ecco perché il presidente Corrado Faissola, sabato, ha subito messo le mani avanti e ha rivendicato «il rispetto dell'autonomia delle banche, della loro posizione competitiva e della tutela dell'interesse di tutti gli stakeholder del sistema bancario». Da Brescia, il capo dell'Abi ha detto che gli istituti sono «aperti al confronto per verificare quali soluzioni possano essere adottate per raggiungere gli obiettivi che il governo stesso si pone».

Prudente nei giudizi, per ora, anche il presidente di Mediobanca: «Vediamo, aspettiamo le iniziative» di Tremonti ha detto ieri Cesare Geronzi. In realtà i rapporti fra il ministro dell'Economia e il mondo bancario sono già assai tesi. L'obiettivo dell'industria finanziaria - al momento non dichiarato apertamente - è ottenere nuovi sconti. Per le banche sarebbe opportuno «continuare» sulla scia delle mosse del governo di Romano Prodi. In particolare per quanto riguarda la «semplificazione» delle leggi fiscali. Non solo. Il massimo auspicio, secondo gli esperti del settore, sarebbe un complesso riassetto normativo del sistema fiscale, sulla falsa riga della riforma varata in Germania un paio di anni fa.

Il governo tedesco, secondo le stime contenute in un report delle banche italiane, ha garantito alle imprese locali un «carico fiscale» effettivo che non arriva al 30% (29,83% per l'esattezza). Una pressione contenuta, dunque, di cui le banche tedesche dovrebbero poter beneficiare anche nel prossimo biennio. In Italia, i bilanci delle banche godono comunque di un prelievo tributario (31,4%) inferiore rispetto alla pressione fiscale calcolata rispetto al Pil (43,1%).

Ma i banchieri difficilmente si accontentano. Con Tremonti, però, sarà difficile per le banche raggiungere quella sintonia ottenuta con Prodi. Che negli ultimi due anni ha sistematicamente accontentato i desiderata dei banchieri. Valga, per tutti, la partita sul cuneo fiscale. Gli istituti - che, in una prima fase, erano state escluse, insieme con le assicurazioni, dai vantaggi sul costo del lavoro - ci hanno messo poco a far correggere la rotta a Prodi e all'ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa. Insomma, il feeling tra le banche e il centrosinistra, salvo qualche scivolone di Bersani (puntualmente corretto dal Consiglio dei ministri o dal Parlamento), è stato costante. Con Tremonti, invece, le relazioni sono sempre state complicate.

Non a caso, alla fine della quattordicesima legislatura 2001-2006, le banche decretarono una vera e propria bocciatura per la politica fiscale di Berlusconi, e dunque di Tremonti che guidò l'Economia per (quasi) tutti e cinque gli anni (il ministero fu retto per nove mesi da Domenico Siniscalco). In un documento riservato e mai pubblicato, i tecnici degli istituti passarono al setaccio le norme varate dal governo in quel quinquennio. Decisamente «negativo» il giudizio finale. E quel documento che adesso rappresenta la base per tentare di capire in quale direzione potrebbe tornare a muoversi il responsabile dell'Economia nelle prossime settimane. 

 in  “LiberoMercato”