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L'eccezionalità genetica dell'ornitorinco. La teoria dell'evoluzione e il (defunto) darwinismo

di Massimo Piattelli Palmarini - 23/05/2008



Il Presidente della Società italiana di biologia evoluzionistica, Giorgio Bertorelle, («Corriere» del 21 maggio) usa nei miei riguardi un veleno non molto meno acre di quello degli speroni dell'ornitorinco, la specie australiana di mammiferi monotremi oggetto del nostro contendere. Uno solo dei suoi molti veleni merita un antidoto, per cortesia verso i lettori.
Definisce la mia posizione un anti-darwinismo «all'italiana », evidentemente ignaro del mio ventennale, e ancora perdurante, soggiorno accademico negli Stati Uniti e delle svariate critiche al darwinismo ortodosso espresse, tra altri, da eminenti evoluzionisti americani, inglesi e tedeschi come Richard Lewontin, Gregory C. Gibson, Andreas Wagner, Gabriel Dover, Eric Davidson, Stuart Newman, Michael Sherman, Gerd Mueller, Marc Kirschner e la lista potrebbe continuare. Sono tutti biologi con credenziali scientifiche inattaccabili, tutti perfettamente materialisti, tutti indefettibilmente tesi allo sviluppo di una teoria dell'evoluzione biologica naturalistica.
«All'italiana», detto da Bertorelle, penso significhi qualcosa come provinciale, di seconda mano, più di un tantino becero. Di questo dovrebbe scusarsi non con me, che poco mi importa, ma con la scienza italiana, se non addirittura con tutti gli italiani. Sostiene che i processi biologici da me citati nell'articolo (duplicazioni geniche, mutazioni di geni maestri con effetti subitanei su molti tratti distinti, moltiplicazioni di cromosomi sessuali) sono «noti da tempo a tutti e interamente compatibili con la moderna teoria dell'evoluzione ». Auspico siano noti a lui da tempo e certo lo sono a molti biologi, ma il grande pubblico non ne sa niente, mi creda, e non solo in Italia. Certo che sono «interamente compatibili con la moderna teoria dell'evoluzione » perché sono essi stessi la moderna teoria dell'evoluzione, come da me esplicitamente sostenuto in quell'articolo.
L'errore di Bertorelle, grave, è confondere e generare confusione nei lettori tra la moderna teoria dell'evoluzione, sacrosanta, e il darwinismo, ormai largamente defunto. Sarebbe come far credere che qualsiasi analisi delle cause economiche profonde dei fenomeni sociali sia ipso facto un'analisi marxista. L'economista e storico francese Florin Aftalion, per esempio, è un anti marxista, che ha recentemente pubblicato un esauriente studio delle cause economiche della rivoluzione francese. La teoria darwiniana dell'evoluzione è perfettamente naturalistica, ma non ogni teoria perfettamente naturalistica dell'evoluzione è darwiniana. Lascio la parola a Darwin stesso: «Se si potesse dimostrare l'esistenza di un qualsiasi organo complesso e l'impossibilità che esso sia stato formato da piccoli, numerosi, successivi cambiamenti, allora la mia teoria collasserebbe assolutamente». I Bertorelle di questa terra non prendono sul serio il loro eroe. Lui non anticipava, come invece fanno loro, che le molte meraviglie della biologia degli ultimi venti anni potevano venire «integrate » nella sua teoria, che la sua teoria sarebbe stata confermata nell'essenziale da quanto oggi sappiamo.
Sono molti anni che le scoperte della genetica e della biologia dello sviluppo hanno fatto «collassare assolutamente » la teoria darwiniana, proprio nei termini precisati dallo stesso Darwin. Sarebbe l'ora di prenderne atto, aprire la mente a teorie naturalistiche più interessanti smettendo di agitare il vieto vessillo darwiniano per proteggersi da immaginari assalti alla razionalità scientifica.