Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I Signori dello Spazio

I Signori dello Spazio

di Saverio Pipitone - 24/06/2008

Gabriele Garibaldi

I Signori dello Spazio

Arianna Editrice 2007

Pagg. 155 – € 10,90

 

Da Lenin nel 1921: «Qualcuno non crede al futuro della cosmonautica. Mentre io credo fermamente che tra venti, trenta o quarant’anni un uomo viaggerà nello spazio. E quest’uomo sarà sicuramente un sovietico». Difatti, il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica lanciava in orbita lo Sputnik, il primo satellite artificiale, che oltrepassava l’atmosfera del pianeta per raggiungere lo spazio. Il 3 novembre 1957 partiva lo Sputnik II con a bordo il primo essere vivente: la cagnetta Laika. Con la missione Lunik del 1959, i sovietici fotografano la faccia nascosta della Luna e il 12 aprile 1961 sorprendono il mondo inviando nello spazio l’aviatore Yuri Gagarin che orbitò il pianeta Terra in 88 minuti. Gli Stati Uniti reagirono, affetti dalla “crisi dello Sputnik”, promulgando il National Aeronautics and Space Act che istituisce la NASA: il 21 luglio 1969, lo statunitense Neil Armstrong è il primo uomo a camminare sulla Luna. Ebbe così inizio l’esplorazione dello spazio, la produzione della conoscenza e la corsa alle armi con un confronto tecnico-militare tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Con la fine della guerra fredda, il crollo del muro di Berlino e la caduta dell’impero sovietico, l’America avanza liberamente, senza perdere posizioni rispetto alle potenze emergenti, verso l’ultima frontiera della competizione strategico-militare: lo spazio. Dopo l’11 settembre 2001, gli Stati Uniti stanziano 8,3 miliardi di dollari nella progettazione della difesa missilistica, lo Star Wars, sia per prevenire altri attacchi dal cielo sia per stabilire una loro superiorità nel futuro scenario spaziale. In un discorso del 14 gennaio 2004, il presidente George Bush affermava: «Con l’esperienza e le conoscenze conquistate sulla Luna, saremo nelle condizioni di fare i passi successivi nell’esplorazione dello spazio – missioni umane su Marte e sui pianeti più lontani. […] L’umanità è attratta dallo spazio per la stessa ragione, per cui un tempo noi eravamo attratti da terre sconosciute. Noi scegliamo di esplorare lo spazio, perché questo migliora le nostre vite e alza il nostro spirito nazionale». Il 31 agosto 2006, l’amministrazione statunitense approva il documento strategico della nuova politica spaziale: «gli Stati Uniti preserveranno i propri diritti e la propria capacità e libertà d’azione nello spazio; […] e negheranno, se necessario, agli avversari l’uso di capacità spaziali ostili agli interessi nazionali statunitensi». Nei corridoi della NASA si inizia a ragionare di permanenti basi lunari, missioni di lunga durata e armamento spaziale per esplorare altri pianeti, diventando così I Signori dello Spazio: questo è il titolo del libro di Gabriele Garibaldi (Arianna Editrice 2007), qui oggetto di recensione, che utilizzando documenti strategici e studi di settore affronta la questione spaziale con le conseguenti implicazioni globali. Il libro contiene i punti salienti e il testo originale della “Politica Spaziale Nazionale” dell’amministrazione Bush. In sintesi, gli Stati Uniti vogliono potenziare la leadership spaziale a scopi pacifici per la sicurezza nazionale e il bene dell’umanità, cooperando con altre nazioni, senza ostacoli o limiti al diritto di accedere allo spazio, incoraggiandone l’iniziativa privata e le attività commerciali: «Ci impegniamo a rafforzare il settore commerciale e imprenditoriale spaziale. Gli Stati Uniti sfrutteranno al massimo le potenzialità economiche dello spazio». Nondimeno, una maggiore attività militare ed economica è causa di inquinamento dell’universo: circa 46.000 missioni hanno prodotto, nel tempo, oltre due milioni di tonnellate di spazzatura spaziale, detriti (150.000 con diametro da 1 a 10 centimetri) e microdetriti (35 milioni). Il libro I Signori dello Spazio riporta, infine, un commento di Antonio Cassese, docente di Diritto Internazionale all’Università di Firenze, sulla nuova politica spaziale e uno studio di Jeffrey Lewis che mostra cinque possibili scenari di conflitto, in cui l’uso di armi spaziali può innalzare la tensione o innescare la guerra con un bilancio catastrofico per tutti i Paesi del mondo. Infatti, Cina e Russia non accetteranno mai questa teoria della “sicurezza assoluta” degli Stati Uniti. Il 15 ottobre 2003, la Cina manda in orbita il suo primo cosmonauta e, oltretutto, il Dragone Rosso della Muraglia prospetta di viaggiare a bordo del Vascello Divino (dal nome della missione Shenzhou): un programma in tre fasi per il lancio di astronauti; lo sviluppo di una stazione spaziale; un sistema di trasporto terra-spazio. Nel 2008, la Cina lancerà la navicella Chang’e per orbitare intorno alla Luna, allunare una sonda, trasportare dei campioni di suolo e infine atterrarci entro il 2024. Dall’altra parte, entro il 2020, la NASA intende costruire una base permanente nelle zone dei poli della Luna, raggiungibili con le future navicelle Orion, per estrarre le risorse energetiche disponibili e utili a nuove missioni in altri pianeti dello spazio. «In quest’ottica – scrive Gabriele Garibaldi – la logica sottesa al programma spaziale cinese è più modesta rispetto a quella americana, la quale è ormai giunta a concepire lo spazio come proprio dominio esclusivo dal punto di vista militare, come chiave di volta di quella full spectrum dominance con la quale puntellare la costruzione di una “New American Century” unipolar-imperiale – aggettivo, quest’ultimo, impiegato negli Stati Uniti, con opposte accezioni, sia dai pundit neoconservatori che dai critici, dal punto di vista realista, delle “illusioni” unipolariste».