Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Monete locali

Monete locali

di Gabriele Bindi - 24/06/2008

 
 
 
Invece di prendercela con l’euro, perché non creare una moneta nuova, più vicina ad un tipo di economia che ci piace? Non si tratta di un’utopia: è quello che hanno già fatto centinaia di comunità locali, sparse in tutto il mondo.

«È una fortuna che la gente non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo facesse, credo che scoppierebbe la rivoluzione prima di domani» Henry Ford, fondatore della Ford Motor Company. Forse non dovremmo prendercela con l’euro, ma con tutto quello che ci sta dietro. Il problema è che i soldi che spendiamo per fare la spesa, finiscono non si sa dove. Risucchiati dalla grande distribuzione, alimentano paradisi fiscali, o magari finanziano qualche operazione militare. E noi continuiamo a vivere succubi di interessi, speculazioni, inflazione, impoverimento.

Ma invece di prendercela con l’euro, perché non cominciare a farne a meno? Se questa moneta non ci piace, non ci resta che… crearne una nuova, più vicina al tipo di economia che ci piace. Non si tratta di un’utopia. È quello che hanno già fatto centinaia di comunità locali, sparse in tutto il mondo. Parlando di monete locali non dobbiamo pensare a rievocazioni medievali, o alla trovata estemporanea di qualche nostalgico.

In Germania, insieme all’euro coesistono circa 60 valute locali diverse (Regiogeld), ben accettate e convertibili. Nel circuito svizzero sono ben 76.000 le imprese che si scambiano beni e servizi con monete locali (Wir), utilizzate addirittura per pagare le imposte provinciali, bollette e tasse municipali. Non vi parliamo di folclore, ma di una strategia capace di muovere l’economia reale contro lo strapotere della finanza e il signoraggio del potere bancario.

«Il 6 maggio 2007 abbiamo fatto stampare da un grafico dei Buoni che abbiamo chiamato Scec, “Solidarietà che cammina”» ci racconta Luca Vannetiello, medico chiropratico, uno dei promotori dello Scec di Napoli. «Abbiamo iniziato a creare il circuito di aziende e li abbiamo distribuiti agli iscritti. Quando siamo partiti avevamo una rete di 150 iscritti e una ventina di commercianti. Ad un anno di distanza siamo in più di 1500 con un movimento di 106.000 euro. Abbiamo già fatto due emissioni di similbanconote. Adesso ci sono molte altre città che si stanno attivando sul nostro esempio».

Ribattezzate «Buoni locali di solidarietà», tutte queste esperienze vengono ora coordinate da un’associazione di nome Arcipelago Scec. I buoni saranno inizialmente uguali per tutte le varie isole dell’Arcipelago, anche se successivamente chi lo vorrà potrà personalizzarne una faccia. Si tratta di vero e proprio potere di acquisto emesso dall’associazione e consegnato gratuitamente alle famiglie. Buoni non convertibili che danno diritto a pagare una percentuale del prezzo di listino di merci e servizi locali, continuando a circolare sempre insieme agli euro come una percentuale del prezzo. Questi buoni, complementari all’euro, danno diritto ad una diminuzione di prezzo, come uno sconto sui prezzi di listino di merci e servizi locali, e possono continuare a circolare come comune moneta sonante.
I vantaggi sono evidenti: oltre ad aumentare il potere di acquisto delle famiglie, si crea un ancoraggio di tutto il denaro speso, euro inclusi, al territorio. In questo modo si promuove un circolo virtuoso per l’economia solidale: posti di lavoro, recupero della produzione locale, ricchezza di relazioni. Ma c’è di più: accorciando la filiera si riducono gli spostamenti delle merci, con un significativo contributo alla salvaguardia dell’ambiente ed una riduzione delle emissioni...

La versione completa dell'articolo "Monete locali" di Gabriele Bindi è disponibile sul numero di Giugno di Terra Nuova.