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L’Africa risolva da sé i suoi problemi. Senza l’occidente

di Cecilia Zecchinelli - 27/06/2008

 
 

 

«Una missione internazionale armata di pace per salvare lo Zimbabwe? Assurdo: l’Africa deve e può gestire da sola i suoi problemi, e innanzitutto lasciare fuori l’Occidente». E’ decisissima Calixthe Beyala nel liquidare l’appello di Morgan Tsvangirai, rivale del dittatore Robert Mugabe, simbolo della resistenza democratica nel Paese sull’orlo del baratro (o forse già oltre). Una nazione a cui la scrittrice camerunese - 47 anni di cui gran parte passati in Francia dove pubblica libri e scrive sui media nazionali, battagliera attivista pro-Africa, pro-donne, pro-minoranze - ha dedicato un romanzo in cui le follie dei «Presidente eletto democraticamente a vita» (Mugabe) e gli ultimi fuochi della comunità bianca si intrecciano. Titolo «La Piantagione», edito in Italia quest’anno da Epochè, uscito in Francia nel 2005.

 

Come mai un libro sullo Zimbabwe, così profetico inoltre? «Perché al di là del mio luogo di nascita, il Camerun, mi sento profondamente africana - risponde - E lo Zimbabwe già da anni offre spunti di riflessione che vanno ben oltre i suoi confini». Tra questi il ruolo di Mugabe, appunto, ovvero «uno dei padri della nostra indipendenza, un ex guerrigliero che ha liberato la nostra terra, una figura necessaria della nostra Storia che ha acquisito un’aura che nessuno può ignorare, comunque sia poi andata a finire la sua lotta». Il che, aggiunge, non significa giustificarlo, ma piuttosto cercare soluzioni all’interno del Continente: cosa non facile. «Mandela ha finalmente parlato di "tragico fallimento della leadership in Zimbabwe", è vero, ma non ha più potere. È il presidente sudafricano Thabo Mbeki che deve parlare. È dall’Unione Africana che aspetto un segnale: il summit dei 53 Stati membri inizierà martedì, spero si muovano e che l’Occidente si trattenga da provocare i guai che ha causato nel mondo».

 

E c’è un secondo punto, meno all’ordine del giorno oggi ma per Beyala ancor più cruciale, nella storia dello Zimbabwe, nella «Piantagione»: il rapporto tra neri e bianchi. Il concetto di «africanità». Perché la protagonista del romanzo, un’epopea che ricorda volutamente «Via col Vento», è la giovane e bella Blues, versione afro di Rossella. «Africana, africanissima, nonostante sia una bianca - dice Beyala - II concetto di appartenenza e di popolo, e quello dello Zimbabwe è un popolo grande e degno che saprà uscire dalla crisi, per me va ben oltre il colore della pelle o l’etnia. Io sono più vicina a Blues che a un’afro-americana». E il futuro dei «nostro continente - ripete - è nelle nostre mani, in attesa che gli Stati Uniti d’Africa per cui mi batto diventino realtà».