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La sinistra e il "complesso dei migliori"

di Carlo Gambescia - 07/07/2008


Luigi Mascheroni sul Giornale pone un problema interessante, quello del rapporto ( di disprezzo) tra sinistra e popolo che vota a destra. In realtà lo pone tra le righe, perché il suo articolo sembra ruotare intorno all’atteggiamento di certi intellettuali di sinistra come Eco, Vattimo, Fuskas, eccetera, sempre pronti a criticare la volgarità della destra, usando però espressioni altrettanto triviali, fino all’uso del turpiloquio.
Crediamo però non sia solo una questione di "galateo". Sotto c'è qualcosa di grosso. Si prenda ad esempio un articolo di Giovanni De Luna, apparso sul Manifesto, dove lo storico rivendica alla sola sinistra addirittura la capacità di ristabilire il “primato dei fatti e della conoscenza”, rispetto alla superficialità cognitiva della destra populista, attualmente al potere... (http://www.ilmanifesto.it/ricerca/ric_view.php3?page=/Quotidiano-archivio/04-Luglio-2008/art73.html&word=politica;smarrita )
Ma torniamo a Mascheroni. Il quale scrive che per questa sinistra,

“la gente normalmente si divide in due, come i villeggianti di Paolo Virzì che passano le Ferie d’Agosto a Ventotene: da una parte il popolino brutto, sporco, cattivo, ignorante e anche un po’ fascista, che è meglio se stia zitto, perché non legge i libri e non sa parlare. E dall’altra i professionisti impegnati che comprano MicroMega, leggono Repubblica, hanno la casa piena di Adelphi, un nonno partigiano e un padre da sempre ‘sincero democratico’. Il Paese, quando deve far bella figura, è meglio che faccia parlare uno di loro”.
(
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=274219)
.
Queste poche righe riassumono molto bene certo razzismo cognitivo della sinistra, che, almeno nostro avviso, è tanto pericoloso quanto certo razzismo tout court, di cui viene accusata la destra populista, berlusconiana, aennina, leghista eccetera.
Perché è pericoloso il “razzismo cognitivo”? Per tre ragioni.
In primo luogo, perché impedisce alla sinistra “intellettuale” di valutare il “popolo italiano” per ciò che è, con i suoi pregi e difetti, come tutti i “popoli” del mondo.
In secondo luogo, perché questo atteggiamento elitario scava un abisso tra il “popolo” e i politici, di sinistra. Un vuoto "psicologico" che spinge molto persone "normali", stufe di essere trattate alla stregua di bambinetti, a votare a destra. Come è avvenuto alle ultime elezioni.
In terzo luogo, perché la superiorità cognitiva si trasforma sempre in superiorità morale. E la superiorità morale in virtuismo morale. Il che, come è sotto gli occhi di tutti, non facilita il dialogo politico, con l’avversario. Visto, appunto, come moralmente inferiore.
Luca Ricolfi, attento studioso, non di destra, della società italiana, ha parlato giustamente di “complesso dei migliori”. Ma purtroppo sembra che finora a sinistra nessuno gli abbia dato retta. Peccato.