Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Napolitano in Russia guardando all'Eurasia

Napolitano in Russia guardando all'Eurasia

di Carlo Benedetti - 16/07/2008

 
 

A Mosca i “russi-sovietici” della vecchia nomenklatura comunista lo ricordano per quel lavoro “fondamentale” intitolato “L’insegnamento di Lenin nell’esperienza e nella prospettiva del Pci”. Un intervento del 22 aprile 1970 pronunciato nel corso di una seduta pubblica del Cc del Partito comunista e ripreso immediatamente dall’agenzia di Mosca, Tass: tradotto e riprodotto. E sempre a Mosca si ricordano altre tappe come la visita in Ungheria avvenuta nel 2006 dopo aver manifestato, nel 1956, posizioni filosovietiche. Ora tutto questo è alle spalle. E per il presidente Giorgio Napolitano il viaggio delle prossime ore a Mosca e a San Pietroburgo - su invito del capo del Cremlino Dmitry Medvedev - sarà un fatto epocale anche per il fatto che sarà la prima volta che un presidente italiano (che i russi ricordano come “comunista”) arriverà in una Russia che non è più sovietica e che, anzi, fa dell’antisovietismo e dell’anticomunismo la sua ideologia.

Napolitano è troppo intelligente e navigato per non sapere tutto questo e guarderà, quindi, dall’alto della sua età e della sua intelligenza i personaggi che ora dominano la politica ufficiale della Russia. Sarà anche consapevole del fatto che il suo sbarco a Mosca segna l’avvio di un percorso eurasiatico vista la tappa successiva a Pechino. Dove non si tratterà solo di andare a vedere i Giochi.

Eccolo quindi nella capitale russa. Arriverà oggi all’aeroporto di Vnukovo e per due giorni - accompagnato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini - avrà incontri (lo rende noto il Quirinale) con le più alte cariche dello Stato e del Governo russi “per discutere le principali questioni dell'agenda bilaterale ed internazionale”. Si vedrà con il collega Medvedev e avrà anche un colloquio con Putin. Ma non ci saranno pacche sulle spalle e quel “caro Giorgio” che il vecchio presidente allevato nelle caserme del Kgb vorrebbe ora affibbiare al leader italiano memore delle pacchianerie berlusconiane.

Napolitano è fatto di una stoffa ben diversa. Altra la scuola, altro il livello intellettuale. Al tavolo del Cremlino, quindi, ci saranno le visioni strategiche di una Italia sempre più integrata nell’Europa e convinta di poter far compiere anche alla Russia post-sovietica un forte e deciso passo in avanti. E la spinta maggiore verrà anche dal livello raggiunto nell’interscambio commerciale (nel 2007 è stato di 36 miliardi di dollari con un incremento del 17% rispetto all’anno precedente) e dalle prospettive conseguenti che si aprono al nostro paese.

Non a caso Napolitano alla vigilia della partenza per Mosca - sottolineando gli aspetti economici - ha voluto però subito scoprire le carte della sua missione. E lo ha fatto partendo dalla geopolitica europea, rilevando che "la Russia è sicuramente parte molto importante della storia europea ed è nello stesso tempo una grande potenza europea e asiatica”, così ribadendo che il paese ha una ben precisa missione nel mondo che va anche al di là dei confini dell'Europa. Credo - ha detto in proposito - che sia veramente essenziale lo sviluppo delle relazioni tra Unione europea e la Federazione Russa, perchè sono due entità distinte; destinate credo (ha insistito significativamente) a restare due entità distinte, ma che debbano cooperare sempre più strettamente".

Scelta russa dell’Italia, insomma, ma un occhio verso gli oltre Urali e le distese asiatiche ex-sovietiche. Eurasia quindi. Ovviamente al tavolo del Cremlino non mancheranno i dossier relativi al rischio della proliferazione di armi nucleari e alle vicende dell’Unione europea. Forte, di conseguenza, sarà la pressione dei russi sulle vicende dello “scudo” americano.

Mosca affronterà poi - approfittando della presenza del ministro Frattini (considerato dai circoli russi come un “uomo” degli americani) - il tema di quella che è ormai definita come la “Nato dell’Est”: l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, che nel 2007, si è lanciata in esercitazioni militari cui hanno preso parte Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Medvedev spiegherà agli italiani gli obiettivi dell’organizzazione e, poi, non mancherà di ribadire le preoccupazioni russe per quanto riguarda il riarmo dell’Europa. E qui si arriverà - con tutta probabilità - ad uno scontro diplomatico, pur se attutito dalle mura del Cremlino. Perché la Russia è sempre più disposta a reagire con “risorse militari” nel caso, appunto, fosse realizzato uno scudo antimissile “vicino ai suoi confini”. E in particolare ad un eventuale dislocamento di un radar americano sul territorio ceco per la difesa antimissilistica.

A Napolitano Medvedev non farà altro che ribadire quanto già lo Stato Maggiore del Cremlino ha annunciato. E cioè che: ''Se sarà realizzato uno scudo antimissile strategico vicino i nostri confini, saremo obbligati a reagire militarmente. Dovremo, quindi, prendere adeguate contromisure per fronteggiare la minaccia alla nostra sicurezza nazionale''.

Sin qui le parti più difficili dell’incontro. Ma per Napolitano ci saranno anche alcune pagine difficili da sistemare sul piano della correttezza diplomatica. Spunta, infatti, la questione collegata ad una situazione tormentata che agita pur sempre le relazioni bilaterali. Perché se a Budapest Napolitano riuscì a superare lo scoglio delle posizioni assunte nel 1956 mandando in archivio vicende e dichiarazioni relative ad un "un percorso chiuso da tanto tempo" ed esprimendo "l'omaggio della Repubblica italiana ai martiri del '56" a Mosca si ripresenterà un processo analogo.

Tutto avviene perché si fa avanti a Mosca l’associazione “Nomi restituiti” - diretta da Anatolij Razumov - che ha già inviato a Napolitano una lettera aperta chiedendogli di andare a rendere omaggio alle tombe degli italiani perseguitati dal totalitarismo sovietico. “Saremmo veramente lieti se Lei, in occasione del suo viaggio - è detto nella petizione - potesse fare una visita al memoriale che con grande fatica stiamo portando avanti. Se Lei accetterà il nostro invito saremo lietissimi di accompagnarla a Levashovo per raccontarle la storia di questo luogo dove soltanto dopo il 1989 è stato possibile un accesso pubblico, perché il regime comunista voleva impedirne la conoscenza. Con la Sua presenza ci aiuterà nel nostro lavoro di memoria perché il ricordo di questi orrori deve diventare un impegno in tutta l'Europa”.

Sulla scia di questa richiesta arriva a Napolitano anche una lettera dello storico Nissim il quale - ricollegandosi ad una visita fatta al presidente, al Quirinale, insieme alla figlia di una vittima di Stalin - De Marchi - ricorda che c’era un impegno dello stesso Presidente a rendere omaggio al monumento che si trova a pochi chilometri dal centro di San Pietroburgo. “Ora in occasione del suo viaggio in Russia - scrive lo storico - sarebbe veramente un fatto significativo se Lei potesse dedicare un parte del suo tempo durante la visita della città ad un gesto di memoria per le vittime italiane.

Assieme a Anatoly Razumov - il presidente di Nomi Restituiti, l’organizzazione di San Pietroburgo che da anni si batte per dare un nome alle vittime senza tomba - sarei lieto di invitarla a visitare il cimitero memoriale di Levashovo, dove durante le purghe staliniane furono fucilate decine di migliaia di persone. Qualora lei fosse d’accordo per questo gesto di solidarietà il consolato di San Pietroburgo nella persona del suo responsabile culturale Francesco Bigazzi le fornirebbe l’assistenza necessaria per la visita al Monumento degli italiani. Certo della sua disponibilità le rinnovo la mia più profonda stima ed amicizia”. Ed ecco che dall’agenda del nostro Presidente spunta questa pagina, che sarà pur sempre di dura lettura.