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La società del controllo

di Marco Cedolin - 17/07/2008

 

 

A partire dal 1° Gennaio 2010 tutti gli italiani saranno obbligati a fornire le proprie impronte digitali per ottenere la carta d’identità, come prevede un emendamento al decreto legge sulla Sicurezza che ha ottenuto il si di maggioranza ed opposizione nelle commissioni Bilancio e Finanza della Camera. Proprio i deputati del PD sembrano essere i più felici per l’approvazione della nuova norma proposta dal Pdl, in quanto a loro dire disinnescherebbe la “questione rom” ora che le impronte verranno prese a tutti.

 

Non è facile comprendere il cortocircuito logico di cui si fa portatore il centrosinistra, in virtù del quale schedare i cittadini alla stessa stregua dei criminali cessa di essere un’azione riprovevole nel momento in cui la schedatura viene applicata a tutti e non solamente ai bambini rom. Non è facile in quanto un’azione riprovevole quale costringere colui che non ha commesso alcun reato a fornire le proprie impronte digitali rimane tale per la sua stessa natura di coercizione immotivata, a prescindere dal fatto che egli sia o meno un rom, ma questo piccolo particolare sembra essere sfuggito ai deputati di Walter Veltroni che si felicitano in quanto una randellata in testa a tutti rende tutti più “uguali” e felici, nonché collettivamente partecipi di un unico destino che è quello di assaggiare il randello appunto.

 

Randelli e centrosinistra a parte, l’operazione di schedatura delle impronte digitali introdotta in Italia in completa sintonia con la direttiva europea è parte integrante di un sistema di controllo del cittadino che continua a farsi sempre più pressante ed ossessivo, nel tentativo di fare fronte nel prossimo futuro a qualunque scenario possa contemplare il rischio di sommosse popolari e violenza diffusa conseguente al probabile tracollo economico del sistema occidentale.

Fenomeni seri ma non drammatici quali l’immigrazione clandestina fuori controllo ed il proliferare della microcriminalità sono stati strumentalizzati ad arte per terrorizzare il cittadino, già rimbambito dalla televisione ed angosciato dalle crescenti difficoltà economiche, esasperandolo fino al punto da indurlo ad invocare più sicurezza proprio facendo appello a coloro che lo vogliono sempre più insicuro e spaventato. L’equazione più sicurezza, più controllo è stata accettata supinamente come un prezzo necessario da pagare per ottenere una serenità che non arriverà mai perché chi gestisce il potere potrà continuare a farlo solamente coltivando l’angoscia e la paura che inducono il cittadino a lasciarsi controllare e gestire come più risulta conveniente alla costruzione del profitto.

 

Schedatura delle persone tramite la raccolta delle impronte digitali e in futuro anche del dna, telecamere onnipresenti e sempre più sofisticate, esercito nelle strade, infrastrutture presidiate dalle forze armate, finanziamenti sempre più cospicui destinati agli armamenti, all’esercito e alle forze dell’ordine, ottenuti attraverso altrettanto cospicui tagli alla sanità e alla spesa sociale, sono solo i prodromi di una “guerra” combattuta nel nome della sicurezza dei cittadini, ma destinata a lasciare sul terreno come unica vittima ogni anelito di libertà al quale intendessero aspirare i cittadini stessi, destinati a diventare nel tempo sempre meno sicuri e più controllati.