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Il sol dell'avvenire non risplenderà più: l'orizzonte è il locale

di Franco Berardi Bifo - 21/07/2008

Fonte: rekombinant

Torno a Bologna dopo un viaggio di due settimane in Giappone. Per una settimana ho partecipato alle manifestazioni di contestazione e di critica del summit G8, ho incontrato militanti, intellettuali attivisti artisti di Tokyo e di Osaka, ho tenuto una conferenza all'università Meji di Tokyo e una al Media centre di Osaka. Per me è stata un'esperienza di straordinaria intensità e importanza. La settimana in cui ho vissuto a stretto contatto con le problematiche del Summit G8 mi ha permesso di misurare la drammaticità della situazione in cui vive ormai la grande maggioranza della popolazione del pianeta, la sconsolante incompetenza delle persone e l'inadeguatezza delle istituzioni che pretendono di governare il mondo. Gli incontri e le discussioni che ho potuto avere con i ricercatori giapponesi che mi hanno invitato e che hanno reso possibile il mio viaggio mi hanno confermato nell'idea che l'umanità intera si è avviata in una direzione di spaventosa barbarie totalitaria. La società giapponese è la prefigurazione della sofferenza psichica indicibile che l'ipercapitalismo delle corporation sta imponendo ad un'umanità sempre più stordita, sempre più incapace di difendersi in maniera solidale.
Il senso di orrore che mi ha ispirato la società giapponese, e il senso di urgenza che mi hanno comunicato le informazioni e le considerazioni raccolte in questi giorni mi hanno portato a riflettere all'impresa che abbiamo deciso di cominciare a Bologna.
Per quanto apparentemente locale e amministrativa, questa impresa non ha un orizzonte locale e non ha un carattere amministrativo. Dobbiamo agire con la consapevolezza che l'azione locale e amministrativa può e deve contenere in forma simbolica e anche in forma concretamente sperimentale una risposta - o forse solo l'inizio di una risposta, il metodo di una risposta - ai giganteschi problemi che il pianeta ci pone con disperata urgenza.

La sinistra tentò nel ventesimo secolo di rispondere alle ansie dell'umanità sfruttata. I comunisti furono il sale e lo zucchero del secolo ventesimo, ma comunisti furono anche gli oppressori che trasformarono il sogno collettivo in un regime di sfruttamento statale e di violenza, e i traditori che vendettero gli interessi operai in cambio di una miserabile partecipazione al potere dominante. Perciò quella storia è finita e dobbiamo liberarcene. Non servirà agitare gli ambigui simboli del comunismo novecentesco per fermare l'avanzata della barbarie, né per costruire le forme nuove della speranza. Non si tratta di chiamare a raccolta quello che resta della sinistra agonizzante per un'ultima battaglia difensiva. Il nobile desiderio di riaffermare un'identità gloriosa contro l'infamia avanzante può servire a mettere in pace la coscienza, ma non serve a suscitare le nuove energie delle quali abbiamo bisogno.

Occorre tentare un'operazione molto più ambiziosa, quella di ridisegnare le mappe della politica contemporanea. Non servono più i punti cardinali del sud e del nord, ne dell'est né dell'ovest, né della sinistra e della destra. Serve comprendere le forme nuove dello sfruttamento e della guerra, serve delineare i nuovi confini della lotta di classe, serve disegnare un progetto di vita sociale, distribuzione delle risorse.
Chi antepone alla ricerca di un nuovo orizzonte la difesa angosciata delle passate identità, non ha a cuore né gli interessi dei lavoratori né il futuro delle nuove generazioni, ma soltanto le sue memorie prive di vita per quanto rispettabili, soltanto il rancore che non rassegnandosi alla sconfitta ne getta l'ombra lugubre sulla vita nuova che attende di manifestarsi.

La sconfitta della sinistra alle elezioni italiane, ma anche alle elezioni francesi dell'anno scorso, e a quelle inglesi degli ultimi mesi non è il segno di un temporaneo offuscarsi del sol dell'avvenire che presto o tardi tornerà a risplendere. Mai più risplenderà quel sol dell'avvenire, ma la lotta tra la classe del lavoro e la classe del profitto non per questo è finita, la violenza e la guerra e l'oppressione non per questo hanno smesso di devastare la vita di milioni di uomini e donne. Da qui noi dobbiamo ripartire, perché essere comunisti non significa difendere la propria identità meschina ma aprire gli occhi a ciò che è inevitabile, e scoprire ciò ch'è possibile esercitando l'intelligenza senza alcun pregiudizio.

Proponendo a Bologna la costituzione di una lista cittadina non perseguiamo la prospettiva di ottenere una piccola affermazione elettorale di minoranza che restituisca credibilità alle nostre agonizzanti illusioni, o quella di ricostruire una rispettabile rappresentanza di minoranza e di opposizione. Ci proponiamo di sconvolgere l'ordine politico di questa città per aprire l'intero spettro delle questioni sociali e culturali del nostro tempo. Ci proponiamo di condurre una campagna per la conquista della maggioranza alle elezioni della primavera 2009. Ci proponiamo di ottenere una maggioranza dei voti che ci consenta di iniziare un esperimento di amministrazione innovativa, rispettosa degli interessi della maggioranza della società cittadina, attenta soprattutto ai bisogni degli esclusi dei precari e degli sfruttati, ed al contempo gravida di un contenuto di esemplarità e di forza simbolica.

Il compito che ci prefiggiamo è quello di dare alla città di Bologna un governo che stia dalla parte dei deboli, ma apra al contempo la strada ad un'innovazione produttiva adeguata alle esigenze e alle possibilità di una società postindustriale ad alto potenziale cognitivo. E al tempo stesso il compito che ci prefiggiamo è quello di dare corpo alla nuova speranza.

Occorrerà confrontarsi con il Partito democratico senza soggezione. Quel partito è la sintesi di tutto quel che di vecchio persiste nella società italiana,. E' il partito del cinismo e dell'autodisprezzo, un ceto politico che fu al servizio dell'oppressione stalinista e del conformismo cattolico, e che ripropone il suo stile mettendolo al servizio dei nuovi padroni. E' un partito che per subalternità nei confronti delle culture di destra ha aperto la strada al razzismo che oggi la destra al governo trasforma in principio legislativo. E' un partito di corrotti che disprezzano prima di tutto se stessi. Coloro che lo hanno votato si vergognano generalmente di quello che hanno fatto, e l'hanno fatto senza entusiasmo, senza identificazione, e senza speranza. Un partito di corrotti votato da un esercito di depressi. Noi dobbiamo essere irriducibilmente opposti a questo partito, ma dobbiamo anche essere terapeuticamente vicini all'esercito di depressi. Con le parole dell'amicizia e della nuova speranza dobbiamo rivolgerci a coloro che hanno cinquant'anni e vivono il presente come tradimento doloroso e triste della loro esperienza giovanile.
Di questo c'è bisogno, più che di ogni altra cosa: di ritrovare le condizioni per una speranza che sia all'altezza della presente complessità. Solo in questo modo riusciremo a parlare alle nuove generazioni, e soprattutto riusciremo a farle parlare, a suscitare in loro una coscienza e un senso della dignità e della libertà intellettuale che si sta perdendo.

Solo chi ha della politica una concezione meschina può credere che il problema sia difendere le posizioni, accumulare pazientemente le forze in attesa di una nuova avanzata, raggiungere gradualmente nuovi modesti traguardi, riguadagnare percentuali perdute. La politica non funziona in questa maniera gradualistica, ma attraverso rotture, invenzioni audaci e ridefinizioni del campo.
La grande politica di cui abbiamo bisogno è quella che disegna una nuova mappa per poter vedere un nuovo territorio. Il territorio nuovo della complessità e della proliferazione è la città di Bologna, le sue energie intellettuali largamente inutilizzate, le sue interrelazioni con luoghi lontani del mondo, le sue potenzialità tecniche, culturali, comunicative, produttive, economiche, tutte protese ben oltre la gabbia dell'industrialismo e dello sviluppismo capitalista.
Leggere questo territorio con le mappe del comunismo novecentesco vuol dire condannarsi a non capire niente, a non vedere le potenzialità e a spegnersi lentamente.

E' una nuova mappa quel che ci occorre. E la lista cittadina alla quale stiamo lavorando va in questa direzione.



Una proposta organizzativa

Per chi vvive a Bologna ho una proposta concreta da fare, per i prossimi mesi.
All'inizio di ottobre, con una assemblea pubblica e una conferenza stampa, annunceremo ufficialmente la composizione della lista, il nome del candidato che indichiamo come futuro sindaco della città di Bologna, e i punti di programma su cui tra il 2009 e il 2014 si svolgerà l'azione amministrativa della nostra giunta.
Nel frattempo dobbiamo predisporre due dispositivi.

Uno è il dispositivo progettuale e programmatico.
Il secondo è il dispositivo agitatorio poetico e comunicativo.

Il primo si concretizza in una Giunta Virtuale.

Come suggerito da Valerio Minnella all'assemblea del 27 giugno, noi non dobbiamo presentare il nome di un candidato sindaco, ma dobbiamo presentare un squadra di esperti, professionisti, inventori, operatori, capaci di elaborare le linee di un programma che sia al tempo stesso concreto ed esemplare. Perciò io propongo di indicare (secondo un metodo che per il momento sarà impreciso e verrà poi precisandosi in corso d'opera) la lista degli Assessorati che compongono la nostra Giunta Virtuale (d'ora in poi indicata con la formula: GV). Per ciascun Assessorato indicheremo non uno ma diversi nomi. A ciascun Assessore Virtuale (d'ora in poi indicato con la formula: AV) chiederemo di elaborare un progetto specifico.

Questo progetto dovrà essere presentato sinteticamente entro la fine di settembre, così da permettere al candidato Sindaco (d'ora in poi indicato con la formula: CS) di scegliere i punti qualificanti da presentare alla stampa e alla cittadinanza il giorno in cui tutto questo diverrà ufficiale, il giorno in cui inizieremo la rumba vera e propria.

Ogni AV dovrà poi continuare a sviluppare il suo progetto fino alla fine del mese di Novembre, quando nei quartieri, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle facoltà, nei centri civici e nei centri sociali cominceremo la presentazione dei progetti che la GV approverà. Chiunque ritenga di poter svolgere il ruolo di AV elaborando un proprio progetto, è pregato di prendere contatto con la lista che valuterà l'opportunità di accettare la sua proposta.
La GV sarà l'organo decisionale per tutto il tempo della campagna elettorale. Gli AV saranno i componenti della lista.

Gli Assessorati che a mio parere vanno attivati immediatamente (altri naturalmente potranno essere proposti) sono i seguenti:

Assessorato alla Casa

Assessorato all'Accoglienza e all'ospitalità

Assessorato ai servizi sociali Settore Scuola, Settore Sanità, Settore Assistenza Anziani, Settore Assistenza handicap ed emarginazione

Assessorato ai Diritti del lavoro (dedicato a difendere i diritti dei lavoratori, a mettere a loro disposizione risorse legali e informative per la difesa dei loro diritti)

Assessorato all'Ambiente fisico e all'Infosfera (dedicato a ridurre in tutti i modi legali l'inquinamento fisico, atmosferico, acustico visuale)

Assessorato alla Tenerezza e al buon governo della Psicosfera (dedicato a ridurre in tutti i modi legali l'inquinamento psichico, informativo e relazionale)

Assessorato al Traffico

Assessorato all'Innovazione tecnologica, scientifica e produttiva

Assessorato alle risorse lontane, (dedicato a tenere i rapporti con ricercatori imprenditori progettisti che in ongi luogo del mondo intendano contribuire alla realizzazione del nostro progetto)

Assessorato al Bilancio.

L'Assessorato alla Cultura è abolito perché ogni Assessorato dovrà disporre di un budget specifico per l'organizzazione di manifestazioni culturali e informative.

Il secondo dispositivo si concretizza in organismi completamente autonomi (qui ne indico due, ma potranno diventare quattro cinque, ottantuno).

L'Ufficio di Agitazione e di Provocazione (d'ora in avanti UDAP) che svolgerà azione di denuncia sistematica della Giunta da spazzare via (d'ora in avanti indicata con la formula: GDSV) e delle istituzioni, forze economiche, media padronali che agiscono come nemici della città (d'ora in avanti indicati con la formula: NDC).

L'Ufficio di Comunicazione e di Irradiazione Infosferica (UCII) dedicato alla produzione e alla trasmissione di flussi immaginari a supporto video, nonché alla decifrazione alla denuncia e al detournamento dei flussi provenienti dal potere.

p.s.

Qualcuno potrà obiettare che il linguaggio da me adottato (il tono, lo stile, le formule, l'ironia) mal si conciliano con una cosa seria come una campagna elettorale amministrativa che ha le sue regole e i suoi linguaggi. Può darsi. Ma io credo che nella grande politica non esistono regole. Solo chi non sa immaginare rispetta le regole esistenti. E la regola più importante (che spesso ci si dimentica) è che nella vita reale non esistono regole. La nostra campagna elettorale non si rivolge ai cadaveri della politica e dell'informazione cittadina. Si rivolge agli studenti e ai migranti, ai ricercatori e ai lavoratori, si rivolge agli spiriti liberi ed agli spiriti ironici. Non mira unicamente a raccogliere voti alle elezioni della primavera 2009, ma mira soprattutto a rianimare l'intelligenza di milioni di persone che nel paese intero manifestano sintomi di soffocamento e attendono un segnale per rialzare la testa.