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L'altra guerra afghana

di Marina Forti - 21/07/2008


 

C'è una seconda guerra in pieno svolgimento in Afghanistan. Una è quella che tutti sanno, la «guerra al terrorismo» che coinvolge oltre 70mila soldati degli Stati uniti e della Nato contro milizie di Taleban e «signori della guerra»: una guerra sanguinosa per i militari (nel mese di giugno sono caduti più soldati americani qui che in Iraq) e punteggiata da stragi di civili. Poi però c'è una guerra silenziosa, un'emergenza che rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Si tratta della siccità. Secondo il governo di Kabul almeno un milione e mezzo di persone in 19 delle 34 province del paese, per lo più popolazioni rurali nel nord, hanno ormai bisogno urgente di aiuti umanitari. «Hanno perso tra il 70 e l'80 percento del loro reddito a causa della siccità, in particolare il bestiame e i raccolti nelle zone agricole alimentate dalle piogge», dichiara il ministro dello sviluppo rurale Ehsan Mia a Irin news, il bollettino online dell'ufficio Onu per gli affari umanitari. L'Afghanistan ha circa un milione e mezzo di ettari di terre agricole alimentate solo dalle piogge, e queste hanno fornito l'anno scorso un terzo dei cereali consumati nel paese (e non solo: grano, orzo, mais, ma anche legumi). La siccità colpisce anche l'agricoltura irrigua: in alcune zone la produzione è scesa anche del 40%. La provincia più colpita è forse il Badakshan, nel nord-est, un milione di abitanti, dove le autorità dicono che tutta l'agricoltura dipendente dalle piogge e metà delle terre irrigate sono colpite (lo riferisce l'agenzia di stampa afghana Pajhwok). Il risultato non è difficile da immaginare: il ministero dell'agricoltura di Kabul prevede che quest'anno la produzione interna di cereali arriverà a 2,3 milioni di tonnellate, contro i 4,6 milioni di tonnellate del 2007: la metà. Il fabbisogno sarà coperto con importazioni e aiuti, anticipa il governo (già in tempi normali l'Afghanistan produce circa il 90% del suo fabbisogno alimentare, il resto è coperto con grano e altri cereali importati dal Pakistan). Questo si tradurrà in aggravio di costi, con prezzi già alle stelle come in tutto il mondo. Questa però è solo una parte del problema. Siccità significa che pozzi, fonti e corsi d'acqua si prosciugano: così un'intera popolazione ora manca di acqua da bere. Le agenzie di stampa afghane mostrano foto desolanti di piccoli canyons dove una volta scorrevano fiumiciattoli. Il governo stima che 22 province, inclusa quella di Kabul, fanno fronte a «grave mancanza d'acqua», ripete un appello congiunto emesso a Kabul dal governo e dalle Nazioni unite. In molte zone l'unica acqua disponibile è quella distribuita dai camion cisterna: 185 camion stanno rifornendo 508 villaggi, riferisce a Irin News il ministro dell'agricoltura. Il governo però riferisce anche che un centinaio di strutture sanitarie e 400 scuole in tutto il paese non hanno accesso all'acqua potabile. Ora ciò che più preoccupa le agenzie umanitarie è che con l'inverno sarà molto più difficile distribuire acqua e cibo. Le autorità si rallegrano che finora non ci siano state migrazioni di massa - salvo in un caso, in maggio, quando 9.000 persone hanno abbandonato i loro villaggi in un distretto settentrionale e sono andati nei dintorni di Mazar-i Sharif, la principale città del nord, per cercare aiuto. Ma siccità e penuria alimentare spingono molti a partire, per lo più giovani uomini che vanno a cercare lavoro in città o nei paesi vicini. Così la siccità sta spopolando l'afghanistan.