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Fronde di Polizia

di Massimo Gramellini - 30/07/2008



Cosa pensereste se vi dicessero che la Polizia ha rinnovato il guardaroba dei
suoi ragazzi, dotandoli di nuove camicie e nuovi cinturoni? Forse che con
quei soldi avrebbe fatto meglio a innaffiare le loro buste-paga. Ma se in
sovrappiù vi svelassero che quelle camicie e quei cinturoni giacciono
inservibili dentro i cassetti delle questure perché nel frattempo,
all´insaputa del sarto, la Polizia ha deciso di cambiare il proprio stemma? Quello
antico, ancora presente nelle divise appena sfornate, era contornato da due fronde
di quercia e alloro che nel nuovo sono state tagliate.
Ammettiamolo. Non è semplice fabbricare uno spreco così. Occorrono talenti
organizzativi particolari. Un labirinto di riunioni schizofreniche e
universi paralleli, dove tutti si parlano addosso e nessuno ascolta. Di qua un
ufficio che ordina il disegno del nuovo stemma. Di là un altro che ordina le divise
con il vecchio stemma. Senza che, né di qua né di là, ma neanche di sopra o
di sotto, ci sia qualcuno che si prenda la briga di segnalare
l´incongruenza.
Magari un funzionario solerte ci avrà anche provato. Ma sarà stato
caldamente invitato a farsi gli stemmi suoi, secondo la regola aurea della
burocrazia italiana, che all´articolo 1 recita: «Non è di mia competenza».
L´augurio è che qualche persona ancora provvista di senso del ridicolo
decida di sottrarre alle tarme le camicie e i cinturoni, restaurando
d´imperio il vecchio stemma. A proposito, era proprio indispensabile cambiarlo? Ci
avevano detto che il problema dell´ordine pubblico erano le bande e le
ronde, non le fronde.