Bilanci tagliati, privilegi tenuti: bicameralismo prefetto
di Mario Cervi - 30/07/2008
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Di solito le Camere approvano i loro bilanci con sveltezza e anche con destrezza. Si tratta di conti insindacabili. Con gravità e senza che gli scappi da ridere i Soloni che li hanno elaborati spiegano a noi comuni mortali come dovremmo fregarci le mani dalla contentezza: perché gli eletti dal popolo - più precisamente, dalle segreterie dei partiti - ce l’hanno messa tutta per limitare le spese. Se poi, alla fine delle fini, risulta che Montecitorio e Palazzo Madama costeranno qualche decina di milioni d’euro in più rispetto all’anno scorso dobbiamo astenerci da commenti qualunquistici e irriguardosi. Il rincaro va attribuito ad automatismi devastanti e invincibili, come i flagelli biblici. Che poi gli automatismi mangiasoldi siano stati creati da Parlamenti passati e che i Parlamenti attuali dimostrino una eccellente attitudine a insistere nell’andazzo è questione di poco conto. Dando prova di stoica rassegnazione i deputati e i senatori spendono di più per se stessi, e nel contempo esortano virtuosamente il Paese a spendere meno. Mai che abbiano un’idea semplice: per esempio quella di dimezzarsi le indennità. Qualcuno in verità ha avanzato, discutendosi di gran carriera il bilancio, ipotesi del genere. Si è trattato dei soliti radicali rompiscatole. Una di loro, Rita Bernardini, ha avanzato la proposta che fosse tolta agli onorevoli la gratuità dei biglietti ferroviari e dei pedaggi autostradali, che fosse reso trasparente l’uso dei quattromila euro mensili concessi per i portaborse, che fossero aboliti altri privilegi. «Va’ a spacciare» l’ha cortesemente esortata un collega, poi identificato secondo le cronache in Gianluca Buonanno, leghista. La temeraria autolesionista ha così avuto il fatto suo. |