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Obama? Era meglio Bush

di Andrea Marcon - 28/08/2008

     
 


 
Pensavamo che con le cosiddette primarie del Partito Democratico italiano si fosse toccato il fondo della farsa elettorale e pseudo democratica, ma fortunatamente gli Americani sono sempre un passo davanti a noi. Se la “vittoria” di Veltroni era scontata quanto ridicola, la corsa alla Casa Bianca ha già il suo vincitore prima di iniziare ufficialmente. Istruttiva, come sempre in questo senso, la lettura del Corrierino della Sera, che ha dedicato alle amenità pronunciate dal “candidato” Obama a Berlino il titolo centrale della prima pagina come se si trattasse di straordinarie rivelazioni di un Presidente già in carica, sottolineando pure l’entusiasmo della folla davanti a frasi come “Europa ed America devono tornare alleate” (ohibò, e adesso cosa sono? possibile che Obama abbia voluto ammettere che adesso sono l’una suddita dell’altra?). Non mancava poi l’annotazione circa l’amore del nostro eroe per l’Italia, un classico che fa sempre presa sulla tipica mentalità provinciale nostrana.
Questo antipasto di nauseabonda melassa mi ha subito fatto pensare a Bush. Già ora mi trovo a rimpiangere questo autentico criminale internazionale e la sua cricca di orridi fiancheggiatori, da Cheney a Rumsfield alla Rice. Perché di questi personaggi si può dire di tutto, ma non che non siano persino lombrosianamente fedeli a quello che rappresentano: lo sguardo ebete di George W, la faccia da intrallazzone malcelata sotto una finta aurea di rispettabilità di Dick e Donald, l’aspetto innaturale da iena appena uscita dal parrucchiere di Condoleeza. Anche impegnandosi sono grinte che non riusciranno mai a nascondere la puzza di marcio degli interessi che in questi anni hanno difeso. Ma il sistema industriale e finanziario che li ha messi in sella ha capito che non è più il momento di mostrare lo sguardo truce. Troppo smaccato il piano egemonico condotto a livello planetario, troppo volgare la retorica patriottarda con la quale si è giustificata ogni nefandezza e restrizione di libertà, troppo palese la violazione dei principi in nome dei quali gli stessi americani dicono di agire.
Intendiamoci, nessun passo indietro da parte dei veri padroni della sedicente democrazia americana. Ma un bel restyling quello sì, era necessario. Adesso è arrivato il momento di mettere in scena il pupazzo liberal, tollerante, giovane, moderato. Insomma, il “poliziotto buono”. Si sono voluti superare: ce lo propongono addirittura nero (ma non troppo), tanto per dimostrare quanto sono democratici nel paese delle grandi opportunità. Finirà l’invasione dell’Afghanistan? Non scherziamo, “la lotta al terrorismo deve continuare” (Obama I); niente più appoggio ai guerrafondai sionisti? Macchè, “Israele rimane il nostro fraterno alleato in Medioriente” (Obama II); finirà lo Stato di polizia internazionale? “Chiuderò Guantanamo” (Obama III, ma le altre decine di prigioni segrete della Cia? Ah già, quelle non fanno notizia). E l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, dall’Iran alla politica sanitaria nazionale, dall’ambiente all’appoggio alle multinazionali, dalla difesa dei diritti umani alle ingerenze negli affari dei paesi sudamericani, etc.
Come sempre negli Usa non cambierà assolutamente nulla nella sostanza, per cambiare tutto (o quasi) nella forma. Esattamente ciò che farà levare gridolini di estasi a chi, tra media e politici, ha reso la politica un mero affare d’immagine. Vedo già la corsa tra Veltroni e Berlusconi a chi è più amico di Obama e tra il Corrierino (della sera) e la Repubblica (delle banane) a chi leverà i peana più osannanti al nuovo Kennedy.   
Noi ce ne terremo lontani, continuando a combattere il modello americano a prescindere dalla marionetta chiamata ad interpretarlo. Però permetteteci di preferire il demonio che si mostra con le corna a quello travestito da angioletto.