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L’antropozoo: l’animale più temibile di tutto l’universo vivente

di Carmelo R. Viola - 28/08/2008

 

 

 

                                                                                          

         Il fenomeno della violenza gratuita, sadica, mostruosa, sembra non avere fino ad ora una risposta plausibile. E’ un problema enorme. Io tento una soluzione seguendo la logica della biologia sociale. I criminologi e gli psichiatri sono soliti appoggiarsi a sostanze chimiche presenti nel cervello, che determinerebbero certi comportamenti ma io mi permetto di dire che questa non è una spiegazione. E’ come dire che l’uomo ha fame per effetto di certe sostanze dell’organismo. L’affermazione più attendibile è che il metabolismo si comporti in modo tale da produrre il necessario sintomo della fame! Vero è che l’uomo non esiste senza il cervello ma è altrettanto vero che il cervello risponde alla pulsione della vita potenziale a tramutarsi in vita attuale. La potenzialità esistenziale preesiste al soggetto vivente e quindi al cervello.

         Il punto di partenza è e rimane la pulsione-vita. Quando si dice di uomini crudeli come bestie, si esprime un concetto errato. Infatti, le bestie non conoscono la crudeltà, che presuppone la consapevolezza. La bestia è feroce nella ricerca del cibo e nella difesa dello stesso, nella predazione fagica, nella contesa per un partner sessuale, nella difesa della prole, dell’habitat e del branco di appartenenza. Lo è anche nell’esecuzione di un atto fisiologico come quello del kokorita che becca il vicino fino ad ucciderlo. La ferocia (che non è crudeltà) si esaurisce nel fine immediato della risposta ad un bisogno vitale. La bestia madre sente la propria prole parte di sé stessa e con questa si identifica: difenderla è come difendere sé stessa.

         Quanto detto – in termini elementari – trasposto al livello umano, si carica inizialmente della crudeltà, di cui dicevo. Criminologia e psichiatria non hanno considerato abbastanza che il nuovo soggetto, pur non essendo più un animale, non è ancora un uomo. E’ l’antropozoo: l’animale-uomo, l’animale che si arricchisce di ragione e di tecnologia e che, come tale, può fare grandi cose ma anche macchiarsi delle forme più terrificanti di crudeltà sadica finché non si dota di sintonia – più precisamente – di sim-patia bioaffettiva, dal che nasce la pietà per il nostro simile e per il vivente in genere. L’imperativo categorico di Kant altro non è che la capacità di amare, nel senso di con-sentire. L’amore come attrazione sessuale è ben altra cosa. Certo, biologia, nel nostro caso bioetica, è anche biochimica ma questa è uno strumento che si crea la pulsione-vita del soggetto, pur conservando l’animalità nel fondo del proprio inconscio. Bisogna ammettere che gli zoofili sono spesso molto più avanti dell’uomo comune nell’evoluzione bioaffettiva della specie.

         Nell’antropozoo la pulsione vitale diventa un sentimento composito di potere-possesso-predazione-distruzione dominante. L’antropozoo gode nel potersi dire: io sono il padrone della tua vita, io sono il tuo dio. In nome di questo sentimento alcuni hanno fondate delle religioni autoeleggendosene a capo. Gli antropozoi non sono scomparsi con le guerre personali e con l’Inquisizione, ma sono in mezzo a noi, accanto a noi. Sono tutti coloro che sfruttano il potere (che è l’altra faccia della vita) per predare ed uccidere (magari solo moralmente) quanto basta per rispondere alla propria  “cratofilia”.Ciò avviene anche con il concorso di costumi e perfino di leggi: vedi gli abusi carcerari, le torture e le esecuzioni di morte.

         Antropozoi sono tutti gli stupratori: possono arrivare a seviziare ed uccidere la preda. Antropozoo è chi uccide il partner che lo rifiuta. Qui subentra il processo di identificazione con la persona amata che l’antropozoo preferisce eliminare senza dolersene. Antropozoo è colui che ordina azioni di guerra (di predazione bellica) mirate a distruggere masse di esseri viventi (genocidio) traendone godimento sadico. Antropozoi possono essere anche coloro che sono chiamati a giudicare tali atti di violenza.

         Gli antropozoi dominano il medioevo (adolescenza) della civiltà ovvero della crescita della specie umana, l’unica che dall’istinto può assurgere all’autocoscienza morale. La loro crudeltà sadica ha legittimato la predazione nelle leggi del capitalismo (predonomia) fino all’attuale estremizzazione liberista. L’antropozoismo può segnare la fine precoce della nostra specie: la nobile ma l’unica che può suicidarsi per saturazione di crudeltà. All’ecatombe di Hiroshima e Nagasaki, giustificata come necessaria, può seguire quella universale, giustificata dalla logica di altri antropozoi. Quando si dice “homo homini lupus”, ci si riferisce, senza saperlo, all’antropozoo perché l’uomo vero è l’amico naturale dell’uomo secondo la legge dell’affinità.

         Gli antropozoi sono da isolare perché pericolosi; sono punibili perché coscienti; sono rieducabili attraverso un’antropogogia specifica.