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Una «amicizia» tossica

di Marina Forti - 28/08/2008

 

 

All'ingresso di Abobo, sobborgo di Abidjan, principale città costiera della costa d'Avorio, il visitatore è accolto da un cartello stradale: un triangolo rosso con al centro un teschio con due ossa incrociate. Il messaggio è chiaro, pericolo chimico. in effetti Abobo è uno dei 15 sobborghi costieri dove nell'agosto del 2006 una ditta locale aveva scaricato, su un terreno in abbandono, camnionate dopo camionate di rifiuti tossici. Robaccia puzzolente che aveva tolto il fiato e messo in allarme gli abitanti: molti avevano accusato malesseri, centinaia di persone avevano cercato cure negli ospedali. Erano scoppiate rivolte: quella roba arrivava dall'Olanda e gli abitanti chiedevano perché rifiuti tossici prodotti in Europa dovessero essere scaricati proprio a casa loro. Centinaia di persone infuriate, con mascherine sulla faccia, aveva fatto barricate e occupato le strade di Abidjan, accusando la ditta importatrice di svendere la loro salute per avidità di soldi. Era risultato che una multinazionale olandese (Trafigura) aveva trasferito là, via nave, 500 tonnellate di rifiuti tossici; secondo le Nazioni unite, hanno causato la morte di 16 persone, e centomila persone hanno avuto bisogno di cure mediche. Allora lo scandalo aveva portato addirittura alla caduta del governo di unità nazionale, accusato di aver reagito con lentezza...
Due anni dopo, quella robaccia è ancora là. Un reporter della Bbc c'è tornato di recente, e descrive una situazione sconsolante (Bbc on line, 19 agosto). In alcuni dei siti contaminati, come Abobo, il terreno contaminato è stato raccolto in giganteschi sacchi che ora restano là impilati in parecchi strati, più alti di un uomo, su uno spazio equivalente a due campi da tennis. Il sito è accanto a una strada principale e a un villaggio. Gli abitanti non saprebbero dive andare, così restano là. Ma continuano ad avere problemi: dolori di stomaco, mal di testa, macchie sulla pelle. «Prendiamo delle pillole e beviamo molta acqua, ma c'è gente così conciata che si fa fatica a guardarla», dice un abitante. «I neonati non hanno la forza di resistere, per le donne incinte è un problema». Un forte odore aleggia sulla zona, testimonia il cronista della Bbc.
A suo tempo le Nazioni unite avevano avviato un'indagine sull'import di rifiuti tossici (che, per inciso, è vietato da un trattato internazionale sui movimenti transfrontalieri di sostenze tossiche e nocive). Ora lo «special rapporteur» dell'Onu sul dumping di sostanze tossiche, il professore Okechukwu Ibeanu, è tornato sul luogo a vedere come stanno le cose, per alcuni giorni ha incontrato funzionari pubblici e vittime, «Dopo quasi due anni, quei siti non sono ancora stati decontaminati e continuano a minacciare la vita e la salute di decine di migliaia di residenti attraverso un ampio spettro sociale di Abidjan», dice Ibeanu in un comunicato emesso alla fine della sua visita: «Il governo ivoriano mi ha informato che non ha la capacità tecnica di bonificare e decontaminare le discariche in modo tempestivo». Poi ci sono i risarcimenti: Il diritto a compensi e a cure è stato riconosciuto a 95mila persone, ma migliaia di vittime dicono di non aver visto nulla. O che quanto ricevuto (circa 500 dollari per i feriti più gravi) non basta a compensare le spese mediche e il mancato reddito. Trafigura ha versato al governo ivoriano 200 milioni di dollari, anche se non aveva ammesso colpa: a titolo di «amicizia».