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Home / Articoli / Dick Cheney e l'allargamento della Nato a est: le verità del petroliere

Dick Cheney e l'allargamento della Nato a est: le verità del petroliere

di Manlio Dinucci - 11/09/2008

Il vicepresidente degli Stati uniti illustra la logica del confronto con la Russia. Tra navi ammiraglie e oleodotti




Il compromesso raggiunto a Mosca dai rappresentanti della Ue ha congelato la crisi georgiana: restano però i fattori che l'hanno provocata, anzitutto la crescente espansione a est della Nato, che l'amministrazione Bush vuole ora estendere a Georgia e Ucraina. «L'allargamento della Nato continuerà come e dove decidono gli Alleati», ha dichiarato perentorio il vicepresidente degli Stati uniti, Richard Cheney, intervenuto sabato al forum Ambrosetti di Cernobbio. Secondo Cheney, l'allargamento della Nato costituisce «un'avanzata della democrazia»: e accusa la Russia di considerare «l'espansione di governi liberi e valori democratici quale una minaccia». Accusa inoltre Mosca di opporsi allo «scudo» statunitense sull'Europa, che «non è diretto contro la Russia» ma serve a contrastare «il lancio di missili balistici dal Medio Oriente». Questo, conclude, «non è il modo di comportarsi di una potenza responsabile». Cheney sostiene quindi, negando l'evidenza, che il conflitto in Georgia è «iniziato con l'invasione militare da parte della Russia», e definisce tale azione «un affronto agli standard dei paesi civilizzati». Allarga poi il quadro, affermando che in Asia centrale, Caucaso e altre zone, la Russia «continua a usare l'energia quale strumento di forza e manipolazione». La accusa inoltre di fornire armi a Iran e Siria, e attraverso questa a «combattenti terroristi in Libano e Iraq», mettendo in tal modo «in pericolo le prospettive di pace e libertà in Medio Oriente».

Il discorso, che Cheney ha pronunciato non a caso in Italia, non lascia dubbi sulla politica statunitense: approfittare della crisi, scaturita dall'attacco georgiano all'Ossezia del sud, per conquistare posizioni strategiche più a est, coinvolgendo gli alleati europei nel confronto con la Russia. Che l'attacco sia stato orchestrato da Washington lo conferma un'inchiesta del Financial Times , pubblicata il giorno prima dell'intervento di Cheney: risulta che «militari statunitensi hanno addestrato commandos delle forze speciali georgiane pochi mesi prima dell'attacco all'Ossezia del sud». In seguito il Pentagono ha attivato i comandi e le basi statunitensi in Italia per inviare nel Mar Nero navi da guerra dalla Sesta flotta, compresa l'ammiraglia Mount Whitney, ufficialmente per portare «aiuti umanitari» alla Georgia. E dagli Usa sta arrivando, per unirsi alla Sesta flotta dipendente dal Comando delle forze navali Usa a Napoli, un gruppo di spedizione da attacco, composto dalla nave da assalto anfibio Iwo Jima e da altre sei navi da guerra. Vi sono inoltre fondate voci sul fatto che gli Usa intendono stabilire una base navale permanente in Georgia, nel porto di Batumi o Poti. Essa dovrebbe servire anche come base per forze speciali Usa, inviate a presidiare l'oleodotto strategico gestito da un consorzio capeggiato dalla Bp, che aggira la Russia a sud collegando il porto azero di Baku, sul Caspio, a quello di Ceyhan sul Mediterraneo. In questo campo Dick Cheney ha particolare competenza. Nel 1991, come ministro della difesa, ha guidato la prima guerra contro l'Iraq. Nel 1995-2000 è direttore e azionista della Halliburton, la maggiore fornitrice mondiale di servizi petroliferi. Nel 1997 promuove il Project for the New American Century , gruppo di pressione che chiede un'altra guerra contro l'Iraq «per proteggere i nostri vitali interessi nel Golfo». Nel 2001, come vicepresidente, è uno degli artefici dell'occupazione dell'Afghanistan, posizione strategica in Asia centrale anche per il controllo del petrolio del Caspio. Nel 2003, promuove l'occupazione dell'Iraq, paese con una delle maggiori riserve petrolifere. Così, seguendo il filo nero del petrolio, Dick Cheney ha operato per «l'avanzata della democrazia».