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Rispettabili Banditi

di Ugo Gaudenzi - 17/09/2008

 

 

Mario Draghi è un uomo d’onore.
Non per nulla è stato per sei anni direttore esecutivo della Banca Mondiale. E non per nulla ha guidato - da buon alunno di Caffè e di Modigliani - la svendita del patrimonio pubblico nazionale, quale presidente del Comitato Privatizzazioni e consigliere-pilota di Eni, Iri, Bnl e Imi. Non per nulla è stato posto al timone della Banca d’Italia.
Mario Draghi è un uomo d’onore.
Nella sua qualità di ex vicepresidente per l’Europa della Goldman & Sachs dal 2002 al 2005 deve oggi correre in rapido aiuto al suo ente mentore, in grave crisi di liquidità trimestrale, nonostante i buoni affari fatti dal 1992 in poi in Italia, dalla pilotata svalutazione della lira all’acquisizione del patrimonio immobiliare Eni a prezzi stracciati da parte del fondo Whitehall G&S.
Mario Draghi è un uomo d’onore.
E qualcosa farà per sostenere il Mercato, le Banche d’affari, l’Usura e la Grande Finanza in tempi procellosi come gli attuali.
Un compitino difficile, però. Deve partecipare alla difesa delle banche usuraie mondiali, quelle della City e di Wall Street, dall’effetto domino in corso.
Dal 25 gennaio al 29 agosto di quest’anno dodici principali banche americane sono fallite. Poi il crack ha toccato i due istituti Fannie Mae e Freddie Mac, quindi ha stroncato la Lehman Brothers e ferito la Merryl Lynch.
E ieri la crisi ha fatto tremare la più grande compagnia assicurativa Usa, la Aig, crollata del 63 per cento, e le due banche speculative per antonomasia, la Morgan Stanley scivolata del 22% e la Goldman Sachs che ha perso in un trimestre l’11%.
Neanche Ben Bernanke, il timoniere della Federal Reserve (l’omologa statunitense della Banca d’Italia, anch’essa cioè una banca privata che lucra gli interessi di signoraggio sulla ricchezza di una nazione) sa che pesci pigliare.
Ma Mario Draghi è un uomo d’onore.
Farà tirare la cinghia agli italiani e sosterrà la crociata per salvare le povere banche internazionali, le povere compagnie di assicurazione, le stesse che hanno allattato il suo personale potere, dal fallimento.
Se ci riuscirà. Ma i tempi non sono favorevoli.
A metà dell’ ‘800, un tizio scriveva:
“Il sistema creditizio che ha come centro le pretese banche nazionali e i potenti prestatori di denaro, e gli usurai che pullulano attorno a essi, rappresenta un accentramento enorme e assicura a questa classe di parassiti una forza favolosa, tale non solo da decimare periodicamente i capitalisti industriali, ma anche da intervenire nel modo più pericoloso nella produzione effettiva - e questa banda non sa nulla della produzione e non ha nulla a che fare con essa. Questi rispettabili banditi - ai quali si uniscono i finanzieri e gli speculatori di borsa - sfruttano la produzione nazionale e internazionale”. [Karl Marx, Il Capitale, III.33]
Ecco, in queste ore, in questo salutare autunno nero del 2008, i parassiti stanno tentando di far quadrato per salvare i propri privilegi da un’ annunciato tramonto della follia liberista.
Non ci riusciranno.