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Biodiversità urbana

di Marinella Correggia - 17/09/2008

 

 

La ricchezza di biodiversità di un'area è inversamente proporzionale alla presenza umana. Le pluvioforeste tropicali, abitate solo da piccoli gruppi di persone, letteralmente brulicano di specie a ogni metro quadrato. All'opposto, le città parrebbero destinate solo a umani, cani, gatti e piccioni. In realtà spesso il degrado degli habitat spinge in mezzo alle case gli stessi selvatici. I rappresentanti di 21 città di diversi paesi del mondo hanno firmato a Durban (Sudafrica) una dichiarazione per proteggere e sviluppare la biodiversità fra i palazzi, assumendo cinque impegni vitali - che diventeranno operativi in diciotto mesi - per conservare piante, animali e risorse naturali. Il progetto si chiama Local Action for Biodiversity (Lab), lanciato nel 2006 dal Consiglio internazionale per le iniziative ambientali locali (Iclei, www.iclei.org/lab). Le città del mondo occupano per ora il 2% della superficie del pianeta ma assorbono il 75% delle risorse naturali mondiali. Sono abitate da oltre il 50% dei terrestri umani e il trend minaccia di continuare. Se non si vuole una situazione invivibile e insostenibile occorrono azioni a tutto campo. I cinque impegni vitali del Lab sono diversi a seconda dei contesti. In Europa, ad esempio, le città fanno i conti con una ridotta biodiversità e cercheranno di proteggerla. In Africa si tratta di salvare quel che c'è dagli attacchi di specie invasive, dei cambiamenti climatici e della perdita di habitat dovuto all'espansione urbana, perché le città africane sono fra quelle che si stanno espandendo ai ritmi maggiori. Entro il 2009 le 21 città Lab - fra queste nessuna italiana e cinque africane - valuteranno i progressi ottenuti; in tempo per l'anno internazionale della biodiversità, nel 2010; sarà un anno di bilanci perché nell'aprile 2002 i paesi firmatari della Convenzione Onu per la biodiversità si sono impegnati ad arrivare in otto anni a una «riduzione significativa della perdita di biodiversità globale, regionale e nazionale». Tornando alle città del Lab, in particolare quelle del Sud hanno bisogno di bilanciare economia, emergenze sociali e biodiversità, per una prospettiva a lungo termine. C'è stato un grande impulso all'edilizia, certo inevitabile in città dove tante persone vivono in baracche e dove la riruralizzazione non appare certo all'orizzonte; ma i nuovi insediamenti abitativi sono stati costruiti senza alcun riguardo per l'ambiente. Per la biodiversità urbana non c'è mai stato un serio impegno politico o finanziario nemmeno in Sudafrica, paese dotato di leggi per l'ambiente. Città del Capo, con il territorio circostante di sua pertinenza, ospita metà della biodiversità vegetale della nazione e oltre il 70% delle 9.000 specie sono endemiche, uniche al mondo. Ma ha oltre 320 specie minacciate di estinzione e 13 già estinte. Ogni anno la zona perde 12 km quadrati di aree naturali. Varie le difficoltà nell'agire a tutela delle specie: procedure complicate, mancanza di dati accurati, risorse finanziarie scarse, pressanti bisogni umani d'emergenza, incapacità di integrare e armonizzare i piani dei diversi dipartimenti. Dunque, il Piano delle 21 città è volenteroso ma la sfida sarà applicarlo. A proposito di ricorrenze, se il 2010 è l'anno internazionale della biodiversità, l'Unione internazionale per la conversazione della natura (Iucn) ha decretato il 2008 «anno degli anfibi». Perché è minacciato di estinzione un terzo delle specie di rane, rospi, salamandre, tritoni, cecilie. Ne sono responsabili la perdita degli habitat, i cambiamenti climatici, l'inquinamento, nuove malattie.