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E'crisi in casa USA

di Romolo Gobbi - 05/10/2008



Tutto è cominciato con l'eccesso di costruzione di case negli USA. Il settore edilizio era in crescita e, come si sa, quando si cresce bisogna continuare. Ma le case vanno vendute e quindi le si vendono a chiunque, abbia o non abbia i soldi, nel qual caso si fanno prestiti o mutui. Da quel momento quel contratto comincia una vita propria, passa di mano in mano e diventa sempre più grande. Non solo, ma si vendevano anche dei duplicati "falsi" del contratto originario. E le banche compravano questi contratti, li vendevano a fondi di investimento e ad assicurazioni. Ma intanto il debitore originario smetteva di pagare le rate del mutuo e quindi il suo titolo non aveva più alcun valore. E' vero che c'era sempre la casa, ma a questo punto cominciò la caduta dei valori immobiliari e quindi il titolo che la rappresentava valeva molto meno o non valeva più niente perché nessuno voleva più comprarla. E quindi chi si trovava in mano il contratto originale o, peggio, un suo duplicato aveva in mano un pugno di mosche, che cominciarono a ronzare, fino a che qualcuno si accorse del marcio che c'era sotto.
Marx aveva previsto che fenomeni simili potessero avvenire, anzi, aveva sostenuto che sarebbero avvenuti sistematicamente perché la sete di denaro fa nascere sistematicamente l'illusione che si possa far denaro solo con il denaro. E questo succede anche, e soprattutto, nel mercato azionario, dove vengono scambiate azioni ed obbligazioni che fanno riferimento ad imprese deficitarie o inesistenti.
Anche in questo caso i "bond" passano di mano in mano e, quando si scopre il trucco, l'ultimo che ha la patata bollente è fregato. E così falliscono banche, assicurazioni, società finanziarie se non interviene lo stato ad assumersi i deficit spaventosi accumulati.
Era successa la stessa cosa nel 1929, ma allora lo stato non intervenne e fu "la grande crisi". La paura che possa succedere lo stesso anche oggi, spinge gli stati, dai più piccoli, come l'Irlanda, ai più grandi, come gli USA, a far intervenire lo stato, ovvero il bilancio dello stato, ovvero i cittadini. Fin qui, si tratta di fermare la reazione a catena, il panico, le code dei cittadini agli sportelli delle banche e magari qualche suicidio dei responsabili, che però, cadendo dal decimo piano, finirebbero sul mucchio di soldi che si sono fatti liquidare dalle società prima del fallimento.
Dopo dovranno intervenire i cambiamenti, le nuove leggi per regolare i loschi traffici, e, quindi, i provvedimenti per far ripartire l'economia: i lavori pubblici, la creazione di servizi di assistenza sanitaria e, se tutto questo non basta, si può fare un'altra guerra mondiale, come è successo per uscire definitivamente dalla crisi del 1929...