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Lezioni dal Collasso di Wall Street

di James Petras* - 08/10/2008


Il collasso in corso delle borse e la perdita di centinaia di miliardi di dollari gestiti dalle banche d’investimento di Wall Street illustrano le trappole e il pericolo del capitalismo liberista ai quali deve far fronte la popolazione lavoratrice degli Stati Uniti.

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4 Ottobre 2008

Il collasso in corso delle borse e la perdita di centinaia di miliardi di dollari gestiti dalle banche d’investimento di Wall Street illustrano le trappole e il pericolo del capitalismo liberista ai quali deve far fronte la popolazione lavoratrice degli Stati Uniti.

1. La vicina bancarotta della Sicurezza Sociale: il tentativo della Casa Bianca e dei principali congressisti repubblicani e democratici sia di recente che 3 anni fa di privatizzare la Sicurezza Sociale – essenzialmente di dirottare verso Wall Street la gestione e l’investimento dei miliardi di dollari del fondo della Sicurezza Sociale – con l’argomento che la gestione privatistica degli investimenti sarebbe stata più redditizia, avrebbe portato alla bancarotta dell’intero fondo della Sicurezza Sociale. La privatizzazione avrebbe permesso alle maggiori banche d’investimento private di speculare e di far leva anche su rischiosi strumenti finanziari, con i disastrosi risultati di cui siamo oggi testimoni. Mentre i fondi pensione privati vanno al tappeto, la Sicurezza Sociale continua. Sono le pensioni private ad aver fatto bancarotta, non i fondi della Sicurezza Sociale a gestione pubblica, contrariamente a quanto dicevano gli esperti ed i critici di Sicurezza sociale. Chiaramente, l’attuale debacle del privato è un argomento a favore del controllo e della gestione pubblici dei programmi di pensione.

2. Tutti i principali fondi pensione privati per dipendenti pubblici e privati, compresi TIAA CREF, CALPERS e labor union pensions hanno perso ovunque tra il 23% e il 30% da gennaio e hanno mostrato un andamento negativo nel corso degli ultimi 5 anni. È chiaro che legare i fondi pensione al mercato azionario ha severamente ridotto gli standard del livello di vita dei pensionati, costringendo molte persone a restare nella forza lavoro a settanta e più anni oppure a cadere in povertà. Le pensioni collegate all’attività produttiva finanziata dal pubblico dovrebbe evitare le perdite ed I rischi connessi all’investimento nel mercato azionario.

3. Le decisioni strategiche bipartisan per convertire gli USA in un’economia di ‘servizi’ in opposizione ad un’economia di manifattura avanzata e diversificata è la causa profonda del collasso del sistema finanziario USA e dell’emergente recessione di lungo termine. Dagli anni 1960 in poi, l’elite politica ha adottato delle politiche che hanno promosso il finanziario, l’immobiliare e l’assicurativo, i cosiddetti settori FIRE che hanno fatto salire gli affitti, hanno reindirizzato i sussidi, offerto esenzioni da tasse e sussidi e distrutto e dislocato l’industria. La riconversione dell’economia FIRE tornando ad un’equilibrata economia di manifattura e ad uno stato sociale essenziale per invertire il collasso dell’economia USA, richiederà un grande sconvolgimento politico.

4. La massiccia fuga di capitali dai settori produttivi verso la FIRE è stata accompagnata dall’enorme ondata di capitali esteri, rendendo l’economia interna altamente dipendente dai ‘servizi’, in particolare dai volatili e rischiosi ‘servizi finanziari’ e ha indebitato grandemente i consumatori. La conversione degli USA da un’economia diversificata alla monoculture ‘FIRE’ ha aumentato la probabilità di un collasso generale se e quando il mercato finanziario/immobiliare fosse andato sotto. Il recupero ed il sostegno della crescita può avvenire solo con il ritorno ad un’economia diversificata, evitando che i capitali fuggano all’estero e su larga scala, con l’investimento pubblico a lungo termine e con incentivi ai settori produttivi e dei servizi sociali.

5. Il proseguire della costruzione dell’impero a guida militare a spese di società in compartecipazione e di accordi commerciali reciproci con paesi dai mercati in espansione, con fonti strategiche di energia e con popolazioni numerose e vasti mercati ha creato enormi deficit di bilancio e commerciali ed alienato potenziali fonti di mercati e di beni strategici. Miliardi di dollari di spese militari per continuare prolungate e costose guerre coloniali (senza fine), hanno stornato fondi dall’applicazione di tecnologie avanzate e di manifattura di alta precisione che avrebbero diminuito i costi ed incrementato la competizione di mercato. Ugualmente importante è il fatto che, uscendo dall’espansione del mercato interno verso la conquista oltremare a guida militare, l’intero asse del potere economico è passato dal capitale industriale a quello finanziario. Il capitale finanziario, essenziale per finanziare i deficit di bilancio in cui è incorso il governo attraverso le spese militari è cresciuto d’influenza – Wall Street ha sostituito la “cintura d’acciaio” come asse del potere a Washington.

6. L’ascesa del militarismo e del capitale finanziario ha facilitato la crescita d’influenza di una virulenta configurazione di potere che ha promosso gli interessi egemonici regionali di uno stato colonial-militarista, specialmente di una lobby politica in precedenza marginale – la configurazione di potere filo-Israele sionista (ZPC). I costruttori dell’impero militarmente diretto vedono nella ZPC un alleato strategico nella continuazione delle loro conquiste globali; la ZPC vede una porta aperta verso alte posizioni e molteplici opportunità per promuovere l’agenda espansionista di Israele attraverso la loro influenza nelle commissioni del Congresso, attraverso le campagne elettorali e per dirigere le nomine della Casa Bianca. L’ondata della ZPC al vertice del potere è stata aiutata ed incoraggiata dall’aumento del sostegno finanziario che ha ricevuto da membri in posti strategici delle più redditizie istituzioni finanziarie.

La ZPC è stata un beneficiario economico della bolla speculativa: è stata la massiccia infusione di contributi finanziari a permettere alla ZPC di espandere ampiamente il numero di funzionari a tempo pieno, spacciatori d’influenza e contribuenti elettorali che hanno esaltato il suo potere – specialmente nella promozione di guerre USA in Medio Oriente, di accordi non equilibrati di libero commercio (in favore di Israele) e di un indiscusso ritorno di aggressione israeliana contro il Libano, la Siria e la Palestina. La ripresa economica dipende dalla fine del finanziamento che sostiene l’imperialismo militare. Ciò non accadrà senza una totale sostituzione dell’elite politica nutrita con la metafisica del potere globale fondato sui militari.

Nessuna ripresa economica è possibile ora o in un prevedibile futuro finché il Congresso USA e gli esecutivi forniscono cauzioni di trilioni di dollari agli speculatori insolventi di Wall Street, stanziamenti da 700 miliardi di dollari di ulteriori spese militari e mentre gli agenti del potere sionista dettano la politica USA del Medio Oriente.

Le lezioni del passato ci dicono molto su quali percorsi dovremmo o non dovremmo prendere.

La Sicurezza Sociale esiste ancora precisamente perché il pubblico USA si è ribellato e ha sconfitto il suo proposto trasferimento verso Wall Street ed essa è rimasta un programma a gestione pubblica. Il sistema finanziario è collassato perché l’economia USA è ‘specializzata’ in un singolo settore – la finanza – a spese dell’economia produttiva diversificata. Il sistema politico è totalmente screditato perché è guidato da un’elite politica fallita che, in modo flagrante, rappresenta ed agisce a beneficio di poche migliaia di oligarchi finanziari, di circa duecento oligarchi militaristi e di poche dozzine di zelanti organizzazioni sioniste.

L’ ‘elite di potere’ è potente solo in quanto abile a manipolare, ad intimidire e ad ingannare più di trecento milioni di cittadini USA facendo loro pensare di essere indispensabile alle loro vite. Lo schiacciante rifiuto popolare della privatizzazione della sicurezza sociale e il crollo di Wall Street suggeriscono che l’oligarchia dominante non è invincibile.


* James Petras è un chiarissimo professore di sociologia alla Binghamton university of New York. È autore di molti lavori ed è membro della conferenza anti-imperialista Axis for Peace, organizzata da Voltaire Network. Ultimo libro pubblicato : Rulers and Ruled in the US Empire: Bankers, Zionists, Militants.



Fonte: Voltaire, international edition

Traduzione dall’inglese a cura di Belgicus