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Agonia del pensiero unico?

di Mauro Maggiora - 16/10/2008

     
 
Sei mesi fa si parlava di trionfo del pensiero unico.
A puro titolo esemplificativo, focalizzando la miserabile situazione italiana, si sproloquiava di Pil stratosferici, di neo-boom simil Anni Cinquanta, di motore-impresa, e si demonizzavano i lacci e i lacciuoli vetero-statalisti osannando il libero mercato supremo.
Strapotere delle oligarchie  bancarie? Non pervenuto.
Compensi immorali dei managers corporativisti? Non pervenuti.
Critiche al moloch della finanza? Non pervenute.
Critiche alla politica folle della Banca Centrale Europea? Non pervenute.
Sono passati sei mesi, dicevamo. Qualche giorno fa si è consumato un evento “rivoluzionario” a Downing Street: il governo di Gordon Brown, semicoperto dai calcinacci dei prodotti finanziari malamente strutturati, ha deciso di procedere ad una nazionalizzazione “parziale” di otto importantissimi istituti bancarii: Abbey, Barclays, Hbos, Hsbc, Lloyds TSB, Royal bank of Scotland,Standard Charter e Nationwide.  
“Soldi buttati”, dicono alcuni esponenti della sinistra laburista, "lo Stato non riuscirà ad esercitare un controllo reale”, una governance come dicono gli addetti ai lavori. Un prestito a fondo perduto, diciamo noi.
Comunque, il significato simbolico resta forte: il tempio della finanza “libera e bella” per antonomasia, violato da polverosi funzionari di Stato, modernariato oltre-cortina.
Contestualmente ed improvvisamente, le Tv e i quotidiani di mezzo mondo si sono popolati di economisti e pensatori vari, sacerdoti post-litteram del neo-catastrofismo, come per incanto.
Che si sia aperto uno squarcio nel cielo plumbeo, paradossalmente?