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Alitalia: la CGIL e i lavoratori

di Manuel Zanarini - 21/10/2008

   Ora che la telenovela Alitalia è giunta al termine, che tutti i sindacati hanno firmato, penso sia giusto fare una riflessione sul ruolo che ha svolto la CGIL, in questa intricata questione. Bisogna cominciare dall’inizio, per capire cosa sia realmente accaduto. L’Alitalia è da decenni una compagna aerea disastrosa: continui scioperi, prezzi folli, nessuna assistenza, problemi burocratici di ogni sorta, ecc. Questo è il semplicissimo motivi per cui molti di noi prendono tranquillamente compagnie aeree straniere invece di scegliere quella di bandiera. Come è facilmente intuibile, questi disagi sono causati dal “sistema Alitalia”, quindi anche, anzi forse quasi esclusivamente, dal personale che in questi decenni ha lavorato per la compagnia.A questo va aggiunta la solita gestione delle aziende pubbliche italiane: clientelismi, sperperi, favoritismi, dirigenti super pagate, ecc.Tutto questo ha portato al tracollo economico a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi; anzi, ad onor del vero, l’Alitalia avrebbe dovuto chiudere i battenti già da anni, visto che se si è trascinata fino ad oggi lo si deve solamente al fatto che i vari governi che si sono succeduti, di qualunque colore politico fossero, prendessero miliardi e miliardi dalle nostre tasche per tentare di risanare i debiti aziendali. Fatto un rapido excursus sul passato, veniamo alla vicenda che ci riguarda da vicino. Di fronte all’ennesimo fallimento gestionale, per il quale l’ex amministratore ha guadagnato una milionaria buonuscita, il Governo Prodi decide di privatizzare Alitalia. A questo punto, Air France, la compagnia di bandiera francese, avanza una proposta di acquisto. In questa offerta, è prevista la soppressione dei voli su Malpensa, con la conseguenza che migliaia di persone senza lavoro, e tagli per oltre 8.000 dipendenti. I sindacati si oppongono, in quanto i tagli al personale sono eccessivi. L’opposizione, con la Lega in prima fila, scende in piazza, difendendo il “diritto acquisito” del personale della Malpensa ad avere garantito il proprio posto di lavoro. Il governo difende la bontà dell’offerta francese, anzi sostiene che sia l’unica. Nel frattempo si avvicinano le elezioni. Berlusconi coglie la palla al balzo: Malpensa ed i “diritti del Nord” non si toccano, i francesi non servono, è pronta una cordata italiana che rileverà la compagnia. Visti i problemi sindacali, e senza l’appoggio di quello che già si sapeva essere il futuro governo, Air France si ritira. Arrivano le elezioni, il PDL vince a mani basse, e si trova a confrontarsi con le due promesse elettorali: i rifiuti di Napoli e l’Alitalia.La prima viene mantenuta a tempo di record, curioso che nessuna Magistratura indaghi come fino a pochi giorni prima fosse impossibile porvi rimedio, mentre il nuovo governo sistema la faccenda in qualche settimana.Subito dopo la pausa estiva, il Presidente del Consiglio organizza una conferenza stampa per svelare novità sulla compagnia di bandiera. La cordata italiana, ritenuta inesistente dalla Sinistra, non solo esiste, ma è pronta a rilevare la compagnia. Tra accenti nazionalisti (“l’Italia ha bisogno di una compagnia di bandiera del valore di Alitalia (sic!), altri romantici (“tutti noi quando all’estero vediamo un aereo dell’Alitalia, ci sentiamo più vicini a casa) e altri pragmatici (“i cittadini si faranno carico per l’ultima volta dei debiti di Alitalia”), viene annunciato l’avvio delle procedure di vendita. Il nome della nuova compagnia sarà CAI (Compagnia Aerea Italiana). Ovviamente, l’opposizione si scalda: è uno scandalo che siano i cittadini a pagare i debiti degli altri (scusate, ma i soldi per il “prestito-ponte” chi li ha cacciati?); questi imprenditori sono poco affidabili (tutti notabili di Sinistra, da Colaninno, amico di D’Alema, in giù), il piano industriale non funzionerà mai, i tagli sono uno scandalo, ecc.ecc. Il progetto va avanti ed iniziano le trattative coi sindacati, che come al solito si oppongono. Il governo fa rispettosamente notare, che non c’è molto da scegliere, il “carrozzone Alitalia” non lo vuole nessuno, o si firma o si chiude. D’altronde andrebbe ricordato che Air France proponeva condizioni molto più dure, tanto che i sindacati non accettarono, e che Lufthansa, nonostante venga continuamente tirata in ballo, afferma più volte che “senza una profonda ristrutturazione Alitalia non interessa a nessuno”. Ad un certo punto, tutti i sindacati firmano, tranne quelli del PD (comunemente nota col nome di comodo, CGIL) e quelli dell’estrema sinistra (conosciuti come COBAS o Autonomi). Il motivo? I piloti e gli assistenti di volo sarebbero sottoposti a condizioni “umilianti, che offendono la loro dignità e compromettono la loro vita privata”. Quali sono queste terribili condizioni? Mantenere i loro lauti stipendi (svariate decine di migliaia di euro al mese), conservare tutti i benefit (parcheggi privati, auto di comodo, indennità trasferte), in cambio dovrebbero lavorare qualche ora in più. A questo punto, così come successe con Air France, gli investitori si ritirano. I piloti esultano come se l’Italia avesse vinto i mondiali, al grido “a questo punto meglio il fallimento”. Il baratro del fallimento sembra prossimo, ma quando sembra tutto vano, la CGIL accetta la proposta e firma il programma. Questa la brevissima cronistoria. Direi che qualche riflessione si impone. Eviterei le banalità alla Di Pietro, o alla Beppe Grillo se preferite, quindi non dedicherò molto spazio al fatto che chi amministra una società creando voragini di bilancio andrebbe indagato, e che tutti i favoritismi (da voli quasi provati Roma-Liguria, a quelli realmente privati per portare il figlio a vedere la Formula Uno) andrebbero eliminati.Credo sia invece interessante analizzare la vicenda sul piano dei rapporti lavoratori-sindacati.All’interno dell’Alitalia, esistono varie figure di lavoratori, da quelli strapagati e straviziati (piloti ed assistenti di volo) a quelli precari. E’ evidente che all’interno di una trattativa delicata come questa, siano questi ultimi i soggetti più deboli e quindi più da tutelare. Di conseguenza, sarebbe normale che un sindacato chiedesse qualche sforzo ai lavoratori più agiati, per venire incontro ai più “bisognosi”. Per tutta risposta, la CGIL ha invece tutelato fino all’ultimo i piloti, rischiando di far fallire l’azienda. Va ricordato, che gli ammortizzatori sociali speciali, sarebbero scattati solo in caso di accordo tra le parti. Quindi, nel caso si fosse arrivati al fallimento, dopo circa un anno delle normali misure, tutti si sarebbero trovati senza un Euro in tasca. Con la differenza che i piloti potevano trovare abbastanza facilmente un nuovo impiego, ma i precari o gli operai dell’indotto? Che la situazione fosse paradossale lo si capisce da un fatto mai accaduto dai tempi dello “sciopero dei colletti bianchi” della FIAT: dei lavoratori non tutelati dalla CGIL in sciopero contro i privilegiati che godevano della tutela sindacale!!! Due sono le dimostrazioni che il comportamento della CGIL non è stato limpido: gli altri sindacati avevano firmato già diversi giorni prima che lo facesse lei; e una volta trovatasi isolata, ha accettato le condizioni imposte dalla nuova cordata, senza ulteriori sostanziali modifiche.Come ci si può spiegare tale atteggiamento? La vera spiegazione l’ha fornita Veltroni, che in cerca di riacquistare prestigio, ha in realtà svelato il “mistero”. Il Segretario del PD ha affermato che se si è giunti all’accordo il merito era suo, che aveva parlato al telefono con le due parti in causa facendole addivenire ad un accordo. Ma è veramente credibile che si rischiasse di far fallire una società e far perdere il posto di lavoro a migliaia di lavoratori per una banale telefonata? Ovviamente no, la questione è un’altra. La CGIL ha aspettato l’ordine dal PD per accettare l’accordo, che vale la pena ricordare era l’unico esistente, e quando si è resa conto che ormai la sua posizione era insostenibile, si è accordata con Veltroni per firmare.  In ultima analisi, sono due le desolanti considerazioni sulla vicenda. La prima è di ordine più generale, e riguardo la cultura del lavoro presente in Italia, ed è figlia della “lotta di classe”, così come è stata fraintesa negli ultimi 30-40 anni. Sinceramente mi fa sorridere la teoria dei “diritti acquisiti”. E’ evidente che l’economia si muove a cicli, e ciò che i lavoratori possono pretendere in momenti di espansione dei mercati non può essere uguale nei momenti di crisi. A questo punto vanno fatte delle scelte, e dovrebbe essere “normale” pretendere che i lavoratori più avvantaggiati si sacrifichino per aiutare quelli in difficoltà, cosa che pare essere una bestemmia in un mondo in cui ognuno guarda solo il proprio orticello. Tra l’altro ho trovato curioso il diritto dei sindacati di voler giudicare il piano industriale proposto dai padroni, prima di firmare il contratto. Ho provato ad avanzare la stessa richiesta al mio titolare, che peraltro sostiene essere “di sinistra, ma quella vera, anzi Comunista”. Non riporto la sua risposta alla mia richiesta per questioni di buon gusto!!!! Qualcuno mi sa dire in quale azienda privata i lavoratori possono mettere il becco sulle scelte aziendali della dirigenza? E ancora, visto l’atteggiamento assolutamente irresponsabile dei piloti e degli assistenti di volo, siamo proprio sicuri che i lavoratori italiani siano pronti a questa malintesa “socializzazione dell’impresa”? Il secondo aspetto, e a mio avviso quello più grave, è che la CGIL si è apertamente schierata contro i lavoratori per squallidi interessi di bottega. Il movente dell’agire della CGIL era semplice e abbastanza evidente: non permettere al governo Berlusconi di riuscire in quello in cui il governo Prodi aveva fallito, cioè vendere l’Alitalia. E’ semplicemente vergognoso che un sindacato non si curi minimamente del lavoro e, di conseguenza, della vita di migliaia di lavoratori per favorire i suoi padroncini del Partito Democratico. La cosa ancora più scandalosa, e paradossale, è che la Sinistra (sic!) invocasse il fallimento dell’azienda, per uno squallido tornaconto elettorale, infischiandosene di migliaia di famiglie. Poi ci si chiede come mai le elezioni le vince Berlusconi!!!!