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Islam e Yoga: un breve studio comparato sulla congruenza tra due tradizioni

di Penkatali (a cura di) - 23/10/2008

Fonte: Tradizione sacra







Noi sempre troviamo alcune forme di Yoga tutte le volte che lo scopo è l'esperienza
del sacro o il conseguimento perfetto della padronanza di noi stessi, il
quale rappresenta il primo passo verso il dominio magico del mondo.
"È significativo che la più nobile delle esperienze mistiche, così come i
desideri magici più audaci, sono realizzati mediante tecniche yogiche, o,
più precisamente, lo yoga può adattarsi ugualmente bene ad un altro
percorso."
Mircea Eliade, Yoga:Immortalità e libertà
Anni fa quando ero giovane iniziai la pratica dell'Hatha yoga. Anche se
passarono diversi anni senza che lo praticassi, la pratica respiratoria
dello yoga fu una costante sempre presente nella mia vita. Ugualmente nella
mia vita islamica pregai cinque volte al giorno. Un paio di anni fa ritornai
allo yoga durante l'esercizio regolare dei doveri islamici. Che cosa
riferiscono questi due percorsi? Quali sono le loro interazioni?
Quando ritornai alla pratica dello yoga, trovai che esso è facilmente
integrabile nella vita islamica; infatti, uno sostiene l'altro.
Non c'è alcun conflitto, anzi Islam e Yoga insieme sono mutuamente e
beneficamente sinergici. Entrambi concordano che, mentre il corpo è
importante come veicolo sulla via della realizzazione spirituale e della
salvezza, l'identità primaria dell'essere umano non è col corpo ma con lo
spirito eterno.
Non è un caso di sincretismo tra due religioni (le quali sarebbero
spiritualmente nulle). Lo Yoga non è una religione. Piuttosto, è un
complesso di tecniche e abilità atte a migliorare la pratica di qualsiasi
religione. Un autore francese di nome Jean Déchanet scoprì ciò dal punto di
vista cattolico e scrisse il seguente libro: "Yoga cristiano, New York,
Harper, 1960". Nel mio caso, trovai che lo yoga islamico è una realtà. È
possibile impiegare le capacità dello yoga per adorare Allah meglio e per
essere un musulmano migliore.
LO Yoga trova la sua matrice nel mondo Indù, anche se secondo Mircea Eliade
le sue origini sarebbero antecedenti e possono essere rintracciate nello
sciamanismo preistorico. Similmente ad altri regali donati dall'India alla
civiltà mondiale, come ad esempio il sistema di notazione numerica dal quale
derivano tutti i procedimenti matematici, lo yoga non è strettamente legato
alla religione Indù , ma è di applicabilità universale. Esso aiuta a seguire
meglio la propria religione qualunque essa sia. Esso ha alcune specifiche
affinità con l'Islam le quali possono essere un interessante soggetto di
studio.

1. Dottrina Metafisica.

Giacché la metafisica dell'Advaita Vedanta è in accordo col tawhîd (dottrina
dell'unità divina) dell'Islam, esiste una perfetta compatibilità tra l'Islam
e lo Yoga al più alto livello. Tutte le tradizioni esoteriche concordano che
ogni manifestazione ha la sua origine nel Superno. Le manifestazioni sul
piano materiale sono derivate dal regno ideale degli archetipi (conosciuto
come al-a'yân al-thâbitah nella metafisica di Ibn al-'Arabî). Questo mondo,
limitato come esso è, è proprio una espressione della Realtà ultima, e sarà
riassorbito alla fine nella sua Superna Origine. L'Advaita Vedenta e la
metafisica esoterica islamica sostengono che Dio è il solo assolutamente
reale, eterna Realtà; ogni altra cosa è contingente e perciò transitoria. Il
concetto della realtà unitaria secondo l'Advaita Vedanta coincide molto bene
col tawhîd (unità divina) dell'Islam, e coll'unicità dell'Essere della
dottrina Sufi di Ibn al-'Arabî.
È interessante comparare il simbolismo del Profeta Muhammad durante l'ascensione
notturna ai cieli, al-Mi'râj, col corrispondente simbolismo yogico. Il
Profeta ascese cavalcando al-Burâq, una bestia con la testa da donna,
attraversò i sette cieli raggiungendo il Trono di Dio. Nello Yoga, la
kundalini è il potere femminile (shakti) che dimora alla base della spina
dorsale e ascende attraverso sette livelli (rappresentati dai sette cakra)
fino alla cima della liberazione (brahmarandhra).

2. Salât e âsana.

Una delle più ovvie corrispondenze tra Islam e hatha yoga è la
rassomiglianza della preghiera (salât) agli esercizi fisici dello yoga
(âsana).
Un autore musulmano indiano, Ashraf F. Nizami, riportò ciò nel libro: Namaz,
The Yoga of Islam, Bombay: D.B. Taraporevala, 1977. La radice della parola
salât significa "curvare la schiena più in basso", come nell'hatha yoga; i
persiani tradussero questo concetto col termine namâz, dalla radice verbale
"inchinarsi, inginocchiarsi", il quale è etimologicamente relazionato alla
parola sanscrita "namaste". Le migliaia di posture e variazioni conosciute
dall'hatha yoga possono essere classificate in poche posizioni di base:
posizioni erette, allungamenti della colonna vertebrale, posizioni
capovolte, posizioni sedute e torsioni vertebrali. La genialità della
preghiera islamica è di incorporare tutte quelle posture in una compatta
forma rudimentale, ma fluente sequenza, assicurando un complesso corso di
esercizi per la buona salute che è facilmente eseguibile da ciascuno.

a) Posizione eretta. La posizione della Montagna (Tâdâsana) è la principale
posizione in piedi. Si inizia sempre da questa e si ritorna ad essa dopo una
sequenza di posizioni erette. In questo è intravedibile non solamente la
posizione eretta della salât, detta qiyâm, ma anche il "Ritorno alla
Montagna" del T'ai Chi Ch'uan. La posizione della Montagna o qiyâm è un
tranquillo esercizio per l'intero corpo: piedi, gambe, e colonna vertebrale
lavorano insieme. Con i piedi fissati direttamente alla Terra e la testa
tesa al Cielo, questa posizione ha un significato metafisico eccellente per
la sacralità dello stato umano, e per la sua verticalità è l'essenza della
religione.

b) Allungamento spinale. Come dicono gli yogi, la giovinezza si misura dalla
colonna vertebrale di ciascuno. L'Hatha yoga concentra molta e profonda
attenzione sull'allungamento della spina dorsale, portando la testa in
avanti rispetto alle ginocchia. Dal momento che tutti i nervi del corpo sono
incanalati dal midollo spinale alle vertebre, una spina vertebrale sana è di
vitale importanza per il benessere dell'intero corpo umano e della mente.
Occorre molta pazienza, una persistente pratica per ottenere una spina
idealmente flessibile, e solo i più dedicati yogi vi riescono. Poiché l'Islam
è un sentiero per tutti, l'allungamento della colonna vertebrale è alla
portata di tutti i musulmani: la genuflessione denominata rukû richiede
solamente di curvarsi sufficientemente in avanti mettendo le mani sulle
ginocchia. Nondimeno, anche questo minimo stiramento aiuta la spina dorsale
a rimanere in buone condizioni. Quando ritornai allo yoga dopo aver
praticato per molti anni la salât, sperimentai che fare diciassette volte al
giorno il rukû aveva meravigliosamente preparato la mia colonna vertebrale a
stiramenti più profondi.

c) Posizioni capovolte. Il cuore migliora la circolazione del sangue
attraverso le vene e le arterie. Queste posture rafforzano la circolazione
ottenendo la massima efficienza. In particolare, le posizioni capovolte
portando sangue al cervello attraverso l'arteria della carotide,
trasferiscono una maggiore quantità di sangue dai piedi al cuore grazie alla
forza di gravità. Le due principali e benefiche âsanas sono quella sulle
spalle, detta "Sarvangâsana", e quella sulla testa, detta "Sirshâsana". La
preghiera islamica ha attinto l'aspetto più essenziale di queste posizioni
capovolte: l'abbassamento della testa sul cuore. La posizione denominata
sujûd è facile da compiere per chiunque ed aiuta ad ossigenare il sangue del
cervello mantenendolo sano e vigile. Ashraf F. Nizami scrisse: "Il sujûd può
essere definito una mezza SIRSHASANA? Esso aiuta il sangue a pompare
pienamente fino al cervello e nella metà superiore del corpo inclusi gli
occhi, le orecchie, il naso e i polmoni."

d) Posture sedute. La parola âsana significa "posto" e le posture principali
della meditazione sono sedute, come il Loto. La posizione del diamante
(vajrâsana) è praticamente identica alla posizione seduta della salât
denominata "jalsah". Naturalmente, questo non è sfuggito agli yogi e ai
musulmani indiani. Nizami scrisse: "Questa è una postura robusta o è la
VAJRASANA." Swami Sivananda nel suo libro, Yoga Asanas scrisse: "Questa
Asana rassomiglia più o meno al Namaz dei musulmani in preghiera." Inoltre,
entrambe Vajrâsana e jalsah sono identiche allo posizione zazen giapponese.
Avendo praticato un po' di yoga in gioventù, mi era facile sedere sul
pavimento delle moschee stirandomi per lungo tempo. Col passare degli anni,
mi fu più facile da seduto apprendere altre posture yoga, come il Loto,
poiché le mie gambe e le giunture delle mie anche si abituarono al
pavimento.

Nello yoga quando si sta nel Loto, un mudra (gesto delle mani) formato dal
dito indice e dal pollice a cerchio accompagna la meditazione. Nell'Islam
esiste un mudra mentre si è seduti nella posizione jalsah, esso consiste di
estendere il dito indice in linea retta (attestando l'unicità di Dio) mentre
il pollice e il dito medio formano un cerchio. La figura 1 e la figura 0
possono ricondurci al simbolismo Tantrico, e fatto curioso è riscontrabile
una similitudine col codice binario 1 e 0 adottato dai computer.
e) La torsione spinale. Una sessione di yoga pratico normalmente si conclude
prima del rilassamento con una accurata torsione dell'intera spina dorsale
(ardha matsyendrâsana) a destra e a sinistra. Essa aiuta ad appianare e a
livellare la colonna vertebrale dalle altre posture fatte bilanciandole.
Allo stesso modo, la salât conclude la preghiera colla recita del salâm
mentre ruota la testa a destra e a sinistra. Questo movimento è solamente
cervicale e coinvolge forse un po' le vertebre toraciche, ma è utile per un
collo flessibile e corrisponde ad una ridotta versione delle posture dello
yoga.

3. Respirazione.

Nello yoga la scienza e l'arte del respiro è sovrana. Il rilassamento e l'esercizio
di tutte le membra del corpo, la calma e la concentrazione della mente, la
stimolazione dell'intero essere e l'accesso alla dimensione spirituale
dipendono totalmente dal respiro. Nella maggior parte delle lingue del
mondo, i termini "respiro" e "spirito" hanno lo stesso significato prima di
qualsiasi descrizione. Il termine arabo di 'spirito' è rûh, il quale
proviene da una radice con parecchi significati interconnessi: 'rilassare',
'respirare', e 'avviare muovendosi, partire muovendosi'. Il significato
pieno di tutta questa serie di traduzioni, messa insieme, costituisce l'insieme
delle funzioni respiratorie dello Yoga. La parola sanscrita equivalente di
rûh è âtman, la quale deriva dalla radice Indo-Europea 'respiro, soffio'
(nel linguaggio del tedesco settentrionale Atem significa 'respiro'). L'importanza
spirituale del respiro è parte dell'insegnamento islamico. Hazrat Inayat
Khan scrisse riguardo alla purificazione islamica: "La salute dell'uomo e l'ispirazione
dipendono entrambi dalla purezza del respiro, la cui preservazione delle
narici e di tutti i canali respiratori deve essere tenuta in debita
considerazione. Questo risulta chiaro dall'appropriato respiro e dalle
corrette abluzioni. Se si puliscono le narici due o più volte non è ancora
molto, ad un musulmano gli è insegnato di fare le abluzioni cinque volte al
giorno prima di ogni preghiera." Hakim G. M. Chishti scrisse nel Libro della
guarigione sufi: "Vita, dall'inizio alla fine, è una continua scena di
pratiche respiratorie. Il Santo Corano, in aggiunta a tutto ciò che può
essere, è anche un esercizio di pratiche respiratorie. All'interno delle
prime sette righe sono racchiusi praticamente tutti i suoni che si
pronunciano nella lingua araba. Ciascuna lettera fa partire uno schema
vibratorio che percorre una direzione specifica. Le vibrazioni delle tre
vocali lunghe hanno effetti diversi. La vocale A viaggia verso il basso e
stimola il cuore. La vocale I viaggia verso l'alto e stimola la ghiandola
pineale. Il suono lungo U interagisce con l'idhn di Allah e si unisce col
nostro respiro inalato e esalato."

4. Meditazione e adorazione.

Nella 23 parte di "Yoga Sutra" di Patañjali si insegna che il conseguimento
della massima realizzazione spirituale avviene mediante la devozione a Dio.
(îsvara pranidhana). Il sutra è veramente conciso, è un compendio
letterario, cosicché una semplice breve menzione è sufficiente. Dato che
Patañjali non sviluppa ulteriormente questo soggetto, alcuni commentatori
hanno supposto che il suo Dio sia un prestanome o un'astrazione, per cui l'adorazione
non divenne una pratica importante dello yoga. Poiché nessuna considerazione
personale può aggiungersi alla verità; la caratteristica distintiva della
metafisica dello Yoga darsana dallo Sankhya darsana di Kapila (un'analisi
non-teista degli elementi del cosmo e della coscienza) è la presenza di Dio
nello Yoga. Ciò fa la differenza e armonizza lo Yoga con la religione.
Patañjali saggiamente scelse di nominare Dio come îsvara, che in Sanscrito
significa "Dio, il Supremo Essere", in quanto non designa divinità a nessuna
religione. Questa universalità libera lo Yoga dal conflitto con qualsiasi
dottrina religiosa, e il credente di qualsiasi fede può applicare le sue
tecniche. In India, lo Yoga è stato applicato da una varietà di religioni,
in quanto esso lavora per il bene di ognuna compreso l'Islam. Non c'è niente
di specificatamente Indù o islamico nelle sue tecniche, ma esso aiuta il
devoto in qualsiasi forma di adorazione. Yoga significa concentrare e
nondimeno la mente; quando questa concentrazione è diretta a Dio, lo yogi è
giunto al cuore della sua religione. Allo stesso modo della meditazione, il
trâtaka è una tecnica yogica di focalizzazione dell'attenzione per il
raggiungimento dell'Assoluta visione. Esso consiste nel fissare con sguardo
fisso un punto fisso (esso aiuta ad equilibrarsi altresì). Durante la
posizione eretta della preghiera Islamica, possiamo praticare il Trataka
fissando il punto fisso sul terreno sul quale appoggiamo la fronte per il
sujûd. Durante il rukû, il trâtaka è diretto ad un punto tra le dita grandi
del piede. Il proponimento è di focalizzare l'attenzione sulla preghiera
evitando di divagare. Questa strada aiuta a condurci ad uno stato
meditativo. Una parte importante della pratica spirituale Sufi è l'invocazione
del Nome Divino "Allâh" e la sua meditazione. Una volta appresi tramite lo
yoga come calmare la mente e focalizzare l'attenzione e scoprii che questa
stessa tecnica aguzzò e chiarì molto la mia meditazione sul Nome Divino.
Questa esperienza fu simile ad una persona miope la quale indossando gli
occhiali vede di colpo chiaramente. Alcuni ordini Sufi praticano la
meditazione e l'invocazione focalizzandosi all'interno di certi centri (latâ'if)
del corpo sottile; questa tecnica è uguale alla meditazione dello yoga sui
cakra.

5. Purificazione.

Inutile dire che l'Islam e lo yoga richiedono un fondamento fisico, una
morale pulizia e purezza (tahârah, sauca) prima dell'esecuzione delle loro
rispettive pratiche. I due differiscono in parecchi aspetti, ma la
caratteristica comune di entrambi è l'uso dell'acqua per sciacquare le
narici: il kriya yoga (pratica di pulizia) chiamata "jala neti" consiste di
versare l'acqua attraverso una narice in modo che scorra attraverso le
cavità fino alla sua fuoriuscita dall'altra narice. La pratica islamica del
wudû che introduce l'acqua nel naso e la espelle; è detta "istinshâ". Di
contro, la versione islamica non approfondisce, in quanto è resa accessibile
a chiunque.

6. Cibo.

I principi Ayurvedici della dieta yogica e gli hadith del Profeta Muhammad
(la pace sia su du Lui) concordano che il latte e il ghi sono salutari, e
che il manzo è dannoso per la salute. Similmente, entrambi scoraggiano di
cibarsi di aglio e cipolla. Zenzero (in arabo zanjabîl, in sanscrito
srngivera, in Proto-Dravidico ciñci vêr) è menzionato nel Corano (76:17)
come una spezia del Paradiso. L'Ayurveda considera lo zenzero sâttviko, una
qualità utile alla vita spirituale. Entrambi, Ayurveda e Corano, citano le
qualità spirituali del basilico, il sacro basilico (Ocimum sanctum) chiamato
tulasi in Sanscrito e il dolce basilico (Ocimum basilicum) chiamato rayhân
nel Corano (mentre gli italiani lo considerano solo per le sue qualità
culinarie!). Tulasi basilico è usato per elevare, chiarire e corroborante
della mente, assistendo la coscienza a focalizzarsi sui pensieri spirituali;
rayhân è menzionato nel Corano (55:12) come pianta del Paradiso, e il
Profeta raccomandò ai suoi Compagni come rinfrescante l'aromaterapia. La
parola araba rayhân deriva dalla stessa radice rûh "spirito".
Interazione storica.
Nella storia i musulmani prendevano consapevolmente in prestito dallo yoga e
ne ammettevano la fonte. Lo studioso viaggiatore Abu Rayhan al-Biruni (11 mo
secolo) tradusse lo Yoga Sutra di Patanjali in arabo. Shah Muhammad Ghaus of
Gwalior (16 mo secolo), un leader dell'ordine sufico Shattârîyah, incorporò
pratiche yoga nel suo insegnamento basate sul testo yogico Amrtakunda. Lo
Yoga raggiunse anche il lontano Nord Africa, dove al-Sanusi (19 mo secolo)
scrisse sullo yoga âsanas (jalsah); assegnò allo yoga il termine arabo di
"al-Jûjîyah". Comunque, le congruenze tra Yoga e Islam che ho notato sopra
non sono prestiti storici, ma derivano dal primordiale principio delle
tradizioni.
Una vasta organizzazione internazionale di yoga, 3HO, ha adottato il sujûd
dalla preghiera islamica chiamandolo il "Facile Yoga."

Conclusione:
Può essere legittimo e benefico per i musulmani imparare lo yoga, non come
propria via spirituale per se, ma come una preziosa aggiunta al cammino
spirituale dell'Islam. L'Islam è un completo, integrale percorso spirituale,
perciò lo yoga non sostituisce nessuna esigenza Islamica. Il Profeta disse
che la saggezza è il cammello disperso del credente: dovunque la trova la
riconoscerà (e ne rivendicherà diritto). Come si potrebbero spiegare le
numerose corrispondenze tra yoga e Islam? Questi antichi insegnamenti
viaggiano dall'India all'Arabia? No - non c'è bisogno di ritenere un simile
trasferimento orizzontale; le sacre verità sono rivelate verticalmente dai
Cieli a tutti i popoli. Ci sono forti somiglianze tra Islam e yoga non
perché prese a prestito o perché propagandate, ma perché entrambe traggono
origine dalla Tradizione Primordiale, sanâtana dharma, al-dîn al-hanîf, a
cui tutti i Profeti di Allah hanno attinto riaffermandola in tutte le ere,
tra le nazioni, rivelata direttamente dal Creatore.

a cura di Penkatali
(traduzione dall'inglese)