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Evviva noi crepi il mondo

di Giovanni Sartori - 29/10/2008

Sono arrivate le vacche magre (magrissime) ed è purtroppo tempo di «tagli», di tagli al borsellino e alle spese. I tagli nessuno li vuole (quantomeno per sé). Ma siccome sono inevitabili, avrei giurato che i primi sarebbero stati a carico dell'ecologia. Vedete come è facile essere profeti? E' stato proprio così.
Sulla salute del pianeta Terra noi facciamo da sempre gli struzzi. L'Italia ha sottoscritto a suo tempo gli accordi di Kyoto che ci imponevano di ridurre le emissioni di C02 — tra il 1990 e il 2012 — del 6.5%. Noi invece le emissioni di gas serra le abbiamo tranquillamente aumentate accumulando così un debito di circa 1,5 miliardi. Dunque, fin qui niente tagli, o meglio, siamo morosi e ci proponiamo di non pagare.
Dopodiché abbiamo annunciato che l'accordo europeo per il 2012-2020 che abbiamo testé firmato in gennaio (che prevede una riduzione delle emissioni del 20%) non ci sta più bene. Ipse dixit (Berlusconi): «Non possiamo, in un momento di crisi, caricarci il costo di qualcosa di irragionevole».
Irragionevole? Intendiamoci: sin dall'inizio abbiamo tutti detto che le riduzioni di Kyoto erano insufficienti, insufficientissime. Ma bisognava pur cominciare, soprattutto a sensibilizzare l'opinione pubblica. Resta l'obiezione seria che senza Usa, Cina e India (che hanno rifiutato gli accordi di Kyoto) non si arriva a risolvere nulla. Vero. Ma gli Stati Uniti si sono già ravveduti, e a dispetto del «texano tossico» (il presidente Bush) fanno già più e meglio di noi. Quanto a India e Cina, saranno i primi a essere drammaticamente puniti per il loro «sacro egoismo» (visto che sono i Paesi di gran lunga più fragili e più esposti al collasso climatico).

Il discorso è, allora, che siamo arrivati a essere più di 6 miliardi e mezzo di abitanti su un pianetino che oramai è come una casa pericolante, in imminente pericolo di crollo. Per le singole abitazioni di solito intervengono i pompieri che le fanno sgomberare. Ma il pianeta Terra non può essere salvato così. Non abbiamo a disposizione un pianetone contiguo dove ci possiamo trasferire. Se c'è dunque una priorità assoluta, inderogabile, e non differibile è questa. Lo sottolinea con allarme quasi tutto il sapere scientifico. Ma la nostra ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha ricevuto i suoi ordini e va all' assalto. L'accordo post-Kyoto sulla futura politica ecologica europea non è più accettabile. Chiediamo la dilazione di un anno (per quanti anni?), la diminuzione del nostro onere (che la nostra ministro ha artificiosamente esagerato), e un ricalcolo dei costi-benefici (perché ora e non quando abbiamo firmato?). Insomma, siamo alle solite. Siamo sleali, infidi, e facciamo i furbacchioni.
Allora, la nostra prima decapitazione sarà sui costi che ci dovrebbero consentire — si spera — di sopravvivere come genere umano. Eppure il nostro Paese è tuttora sovraccarico di «grasso » parassitario. Intanto alleva e lascia prosperare una mafia che è davvero una micidiale sanguisuga. Inoltre abbiamo una pubblica amministrazione elefantiaca, e una scuola (mi dispiace ammetterlo) con troppi insegnanti. Anche sull'Università chi è senza peccato scagli la prima pietra. Sì, mancano i soldi per la ricerca: ma intanto abbiamo moltiplicato docenti di materie ridicole e anche una miriade di piccole università cartacee e scadenti. E che dire, infine, degli sperperi clientelari di moltissime amministrazioni locali? Presidente Berlusconi, di «grasso» in giro ce n'è tantissimo. Ma è più comodo non scontentare nessuno a danno del futuro dei ragazzi di oggi.