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Soglie di tolleranza OGM: tra fatti e utopia

di Antonio Felice - 03/11/2008

Dunque, contrariamente a quanto l'UE prevede, tolleranza zero OGM nel bio? Il nostro sondaggio del 5-19 ottobre si era concluso con un risultato che dava pochi margini ai dubbi su come il settore sia orientato in Italia.


eu-flagSu 249 partecipanti al sondaggio  217, ovvero oltre l'87 per cento, avevano risposto che l'incompatibilità era e resta totale e le opinioni espresse ai margini del voto rafforzavano l'impressione che il solo porre il dubbio di una pur minima convivenza (per cause di forza maggiore, da separati in casa: e in questo caso la casa è il pianeta) fosse ritenuto di per sè uno scandalo. Come è noto, il regolamento europeo sull'agricoltura biologica ha fissato allo 0,9 per cento la soglia di tolleranza di un prodotto che si defisce biologico a contaminazioni accidentali da OGM. Ora, almeno in Italia, quasi nove produttori bio su dieci ritengono che la soglia di contaminazione dello 0,9 sia troppo elevata e sono di fatto per la contaminazione zero. Un'utopia?

Come sempre, al di là delle opinioni, sono i fatti che contano. E di tempo per i fatti ce n'è davvero poco visto che il regolamento UE entrerà in vigore dal 1° gennaio 2009 ovvero tra meno di due mesi e che la posizione concreta del governo italiano è vincolata da compatibilità economiche piuttosto che da battaglie a favore dell'ambiente e dei prodotti naturali. Questo vuol dire che le battaglie se le dovrebbe fare il settore e che questo poco tempo che rimane potrebbe essere l'occasione per verificare se il settore possiede o no capacità di mobilitazione e fino a che punto. Siamo chiari: è un terreno scivoloso. Ma è altrettanto chiaro che chi produce seriamente prodotti biologici per il mercato e chi non si accontenta di ciò e intende anche far sentire una voce forte di tutela e quindi di rappresentanza "politica" del settore stesso, rappresentano le due facce della stessa medaglia, le due anime di una stesso fenomeno culturale, economico e politico, un certo modo di vedere le cose che si è trasformato anche in un certo modo di produrre.

Dunque una mobilitazione di per sé sarebbe "legittima", utile alla causa, rappresentando anche una indiretta forma di promozione della "diversità" di prodotti che vogliono essere davvero quello che dicono di essere perché chi li produce alla biodiversità crede fino in fondo. Ebbene, la prossima occasione per affrontare questo grande problema della contaminazione e delle risposte da dare, viene da un meeting che Assobio terrà a Bologna mercoledì 5 novembre, dopodomani per chi ci legge. In quella sede c'è chi vorrebbe lanciare l'idea di una campagna a favore di un referendum di inizativa popolare contro gli OGM. Dovrebbe cioè essere costituito in tutta velocità un comitato promotore ma poi ci vorrebbero tre mesi per la raccolta delle firme: insomma, tempi troppo lunghi se l'azione è contro il nuovo regolamento UE.
Restando con i piedi per terra, riteniamo che la mobilitazione a favore del biologico dovrebbe procedere per strade diverse, certamentre impegnative ma non proibitive. Servono iniziative culturali concrete, orientate soprattutto verso i giovani, verso la scuola, per alimentare una cultura del biologico e andrebbero individuati e sostenuti i capofila in grado di portarle avanti. In secondo luogo, il biologico deve battere con convinzione e risorse la strada dell'informazione.
Formare e informare per vincere la guerra e non solo una scaramuccia sulle soglie di tolleranza.